Roma, autista Atac in licenza per rapinare una banca: l'azienda chiede i danni

Roma, autista Atac in licenza per rapinare una banca: l'azienda chiede i danni
di Adelaide Pierucci
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Sabato 15 Ottobre 2016, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 12:43
Sulla carta si era assentato dal lavoro per prestare assistenza alla madre, invece era andato in trasferta per compiere una rapina. Aveva scelto un alibi, che credeva infallibile, un dipendente Atac per mettere a segno un colpo in banca a Perugia insieme a tre complici. Proprio quella scusa, invece, si è tradotta nella sua prima condanna. Giuseppe Doccioni, quarant'anni, meccanico specializzato dei bus della municipalizzata, ieri, è stato condannato a un anno e otto mesi di carcere dal giudice monocratico di Roma per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. Il pm Mario Palazzi che l'ha spedito a giudizio infatti gli aveva contestato di avere approfittato di un giorno di permesso retribuito previsto dalla legge 104 per i lavoratori con familiari disabili al doppio scopo di spuntare comunque la paga e soprattutto di avere una scusante per la rapina fuori porta. Un colpo, fallito, per cui l'assenteista sospetto rapinatore, deve essere ancora processato. A mandare in frantumi il piano del conducente fu lo zio fermato il 14 gennaio 2011 all'esterno dall'istituto Valdichiana Credito Cooperativo Tosco Umbro, con il malloppo tra le mani. Ad attenderlo, là fuori, secondo la ricostruzione degli inquirenti di Perugia, ci sarebbe stato in automobile proprio il conducente di autobus, di cui tuttavia non si accorsero subito gli agenti.

LE INTERCETTAZIONI
A mettere nei guai l'imputato fu una telecamera che lo avrebbe immortalato (anche se non in maniera chiara) all'interno della macchina guidata per andare fino a Perugia ed alcune intercettazioni telefoniche. Doccioni, infatti, fu bloccato soltanto un anno e mezzo dopo, nel giugno del 2012, quando scattò per lui e altri due fiancheggiatori la misura cautelare in carcere dei magistrati umbri che poi hanno girato il fascicolo ai colleghi della procura di Roma per il risvolto della truffa. Dal giorno dell'arresto l'uomo è sospeso dal servizio. E ora l'Atac, che si è costituita parte civile assistita dall'avvocato Salvatore Sciullo, chiede i danni. Il meccanico di Atac, però, difeso dall'avvocato Aldo Minghelli, ha sempre respinto le accuse. «Su di me solo una sfilza di imprecisioni che mi hanno distrutto la vita. Non ho mai commesso reati. Fuguriamoci fare il palo per una rapina in banca». Una versione che però non ha convinto i magistrati, tanto che ieri anche il pm di aula ha chiesto la condanna, un anno e mezzo di reclusione. Il capo di imputazione d'altra parte era lapidario. All'indagato si contesta la truffa riporta l'atto di citazione diretta a giudizio «perché in qualità di dipendente di Atac Spa comunicando all'amministrazione di appartenenza la fruizione di un permesso ex articolo legge 104 del 1992 (retribuito) nella giornata del 14 gennaio del 2011, dedicava invece il tempo richiesto alla consumazione del reato di rapina perpetrata lo stesso giorno in una banca di Città della Pieve, località Po' Bandino, Perugia».

IL PRECEDENTE
Di recente un altro dipendente assenteista di Atac, un autista, è finito sotto inchiesta con l'accusa di truffa. L'indagato, emulo di Franco Califano, mandava il certificato medico in azienda e poi la sera andava a cantare per piazze e pub. «L'attività canora è compatibile con la malattia», aveva stabilito il gip di Roma prima che la Cassazione, su richiesta del pm Erminio Amelio, disponesse la restituzione degli atti alla procura affinché procedesse comunque contro l'autista cantante.