Atac, la voragine dei conti triplica: nel 2016 perdite per 220 milioni

Atac, la voragine dei conti triplica: nel 2016 perdite per 220 milioni
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 8 Settembre 2017, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 08:15

C'è un'Atac che ha chiuso il bilancio 2016 in attivo, ma ha sede a 264 chilometri da Roma, a Civitanova Marche. L'omonima - e ben più conosciuta - municipalizzata della Capitale, invece, continua a macinare bilanci in profondo rosso. L'ultimo consuntivo, inabissato da mesi nel quartier generale di via Prenestina, certifica che le perdite, nel corso del 2016, hanno registrato una vera e propria esplosione: la bozza del bilancio che l'azienda del Campidoglio non ha ancora approvato (la scadenza era il 30 giugno...) riporta un passivo che è quasi il triplo rispetto a quello dell'anno precedente. La «più grande partecipata dei trasporti d'Europa», come l'ha definita ieri la sindaca Virginia Raggi, nel 2016 ha accumulato perdite da 220 milioni di euro. Molto, molto di più di quanto preventivato solo fino a qualche mese fa, sia dai dirigenti della municipalizzata sia dal Comune a trazione grillina, che si aspettava di bissare i numeri del 2015, con un rosso intorno ai 70 milioni.

Invece no. Sarà tre volte tanto. A far deflagrare il passivo dell'azienda è una partita di crediti - in buona parte verso il suo azionista unico, cioè Roma Capitale - iscritti nel corso degli anni nei bilanci dalle vecchie governance, senza che fossero in realtà esigibili. E va ancora depennato almeno un altro centinaio di milioni, in vista del bilancio consolidato che il Comune deve approvare entro il 30 settembre. Ma è solo la punta dell'iceberg di un colosso da quasi 12mila dipendenti che non registra utili da dieci anni. Nel 2015 le perdite erano state di 70 milioni, nel 2014 di 141 milioni, nel 2013 il rosso era di 219 milioni, nel 2012 di 156 milioni, nel 2011 le perdite registrate ammontavano a 179 milioni. Ora l'ennesima voragine. Così si spiega il debito da quasi 1,4 miliardi che grava oggi sull'azienda dei trasporti di Roma, pressata da 1.200 creditori che aspettano di essere pagati. Tutto ciò, nonostante Atac riceva dal contratto di servizio col Comune la bellezza di 500 milioni di euro all'anno.

I DIPENDENTI
A pesare maggiormente sulle uscite messe a bilancio, anche nel 2016, sono i costi per il personale: 540.191.523 euro. Oltre 336 milioni solo tra addetti del servizio bus e della metropolitana; 8.158.734 per i 47 dirigenti in organico, 78.746.177 per gli operai. Una spesa ingente, che deve però fare i conti con un tasso di assenteismo che non ha eguali nelle altre aziende del settore di simili dimensioni. All'Atac ogni giorno diserta i turni il 12 per cento del personale, al netto delle ferie. All'Atm di Milano, per fare un raffronto, il livello medio di assenze è di poco superiore al 6 per cento. La metà. Considerando che Atac ha in organico 11.771 dipendenti, significa che quasi 1.400 danno forfait ogni giorno. Di questi, 750 sono autisti o macchinisti, oltre la metà dei quali non timbra il cartellino per presunte malattie. Una situazione insostenibile, considerando che i numeri dell'ultimo rendiconto pubblicato, quello del 2015, dicono che con la vendita dei biglietti Atac riesce a coprire appena il 23% dei suoi costi totali e meno del 50% dei soli costi del personale. Anche per questo la giunta M5S ora gioca la carta del concordato, sperando che il commissario del Tribunale riesca a ridurre l'assenteismo e fare pulizia nei bilanci. Del resto l'alternativa, come si legge nella relazione commissionata al super-consulente Carlo Felice Giampaolino, era solo una: l'amministrazione straordinaria, modello Alitalia. Ma a quel punto sarebbe stato difficile scongiurare gli esuberi.