Atac, mossa anti default: debito con Comune spalmato in venti anni

Atac, mossa anti default: debito con Comune spalmato in venti anni
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Mercoledì 4 Ottobre 2017, 07:49
IL RETROSCENA
Spalmare il debito miliardario di Atac su un piano ultra-ventennale, con le ultime rate da pagare, quelle a beneficio di Roma Capitale, quando probabilmente saremo entrati nel 2040. È questa l'ipotesi che circola in Campidoglio e nel quartier generale dell'azienda in via Prenestina, dove sta cominciando a prendere forma il piano di rientro da presentare al Tribunale fallimentare. I giudici, accogliendo la domanda di concordato, hanno imposto alla municipalizzata ritmi serrati e vogliono iniziare a vedere una bozza della strategia industriale già entro fine mese. Serve insomma un'accelerazione nella mappatura dei quasi 1.200 creditori, con tanto di percentuali di rimborso.
Nel documento di 40 pagine consegnato ai magistrati dal presidente e ad Paolo Simioni per ora si dice solo che la società comunale è orientata a «proporre ai creditori una significativa soddisfazione parziale del proprio credito». Un numero ancora non c'è, ma è presumibile che Atac si renda disponibile a saldare circa il 70 per cento dei debiti accumulati (a Livorno il piano del M5S per l'azienda dei rifiuti locale sotto concordato prevedeva addirittura l'80 per cento). Si darà priorità ai 22,3 milioni di debito col Fisco, poi toccherà alla Previdenza (29 milioni), banche (134 milioni a giugno 2017) e fornitori (253 milioni). In coda, come prevede la legge fallimentare, c'è l'ente controllante, cioè il Campidoglio. La cui esposizione nei confronti di Atac è ulteriormente lievitata negli ultimi mesi. A fine 2016 infatti il debito della partecipata verso il Comune era di 469 milioni, mentre al 30 giugno 2017 è salito a quota 490 milioni (+4,4%).
Proprio nel paragrafo del documento che riguarda i debiti verso Roma Capitale, Simioni accenna al vecchio piano di rientro stipulato da Atac e Campidoglio. Un piano che prevedeva la bellezza di 240 rate mensili a partire dal 1 gennaio 2019 per rimborsare il Comune di 429 milioni di euro. Ora in sede di concordato, scrive Simioni, la scadenza potrebbe essere ulteriormente posticipata: «Si prevederà l'applicazione del rinvio del rimborso - si legge - rispetto al restante debito oppure della dilazione». Per il resto la relazione dell'ad di Atac dice che l'azienda comunale oggi ha un urgente bisogno di investimenti, «necessari per evitare un calo della produttività»; che la spesa per il personale continua a crescere nonostante le cessazioni e che andranno ceduti diversi depositi per fare cassa (almeno 95,5 milioni di euro), ma servirà una «trasformazione urbanistica» che può votare solo il Comune.
IL CALO
Rispetto ai numeri del bilancio 2016, nel primo semestre 2017 Atac ha leggermente diminuito i suoi debiti verso fornitori e banche, ma ha anche registrato «una flessione nella vendita dei titoli di viaggio e dei ricavi dal contratto di servizio, dovuti alla riduzione della percorrenza chilometrica». Perché meno km macinano bus e treni, meno soldi arrivano dal Campidoglio. E così il valore della produzione ha subito una riduzione rispetto ai primi sei mesi del 2016, attestandosi a quota 458 milioni. Anche il margine operativo lordo è positivo ma per appena 39 milioni.
L. De Cic.
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