Atac, lo spettro dei tagli dopo il piano soft: stretta sui turni di guida

Atac, lo spettro dei tagli dopo il piano soft: stretta sui turni di guida
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 12 Gennaio 2018, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 10:08

La partita è in salita e il Campidoglio non esclude che possa finire ai tempi supplementari. Sul cronometro di questa gara per salvare Atac dalla bancarotta, il 90' minuto coincide con il 26 gennaio, quando la più grande partecipata dei trasporti d'Italia dovrà presentare ai giudici fallimentari il nuovo piano industriale, corredato da una strategia di rilancio e di uno scadenzario per ripagare quasi 1.200 creditori. Ma perfino a Palazzo Senatorio non escludono che, a fine mese, possa essere chiamato l'extra time, cioè che i commissari e il Tribunale non ritengano adeguate le proposte ricevute. Più che una bocciatura, è possibile che i giudici chiedano di modificare - tradotto: inasprire - le misure che presenterà l'azienda nella prima versione del piano, con la prospettiva di orari di lavoro davvero rafforzati, per aumentare l'efficienza, più tagli a sprechi e privilegi, più immobili da dismettere per fare cassa.

Ora che la deadline si avvicina, anche tra i grillini trapelano i primi dubbi. Per esempio sull'accordo sottoscritto con i sindacati a novembre, quello che aumenta la produttività, ma molto lievemente. La misura principale di questo pacchetto è l'aver portato il carico di lavoro settimanale da 37 a 39 ore, cioè quanto prevede già da anni il contratto nazionale della categoria. Di fatto, è stato semplicemente abolito un privilegio che ha permesso finora ad autisti e macchinisti romani di lavorare meno rispetto ai colleghi delle altre città italiane; va capito se questo basterà ai magistrati o se verrà chiesto uno sforzo ulteriore a una società che perde oltre un milione di corse l'anno tra bus, tram e metropolitana.
Per ora dal Campidoglio la linea è: l'accordo sulla produttività non si tocca, anche per non mettere in pericolo la fragile pax sindacale conquistata negli ultimi mesi. Se poi i giudici dovessero chiedere un aumento più massiccio dei turni di lavoro e soprattutto di guida, si interverrà, ma solo su richiesta del Tribunale.

L'ALIENAZIONE
Un altro nodo è la vendita degli immobili. Finora il Campidoglio ha concesso l'alienazione di sette stabili e terreni: le ex rimesse Vittoria di piazza Bainsizza, San Paolo di via Alessandro Severo, piazza Ragusa, l'area Garbatella di via Libetta, il Centro Carni di via Severini, e le rimesse di via di Portonaccio e Trastevere. Già nella relazione allegata all'ultimo bilancio si parlava invece della dismissione di almeno 18 immobili. Insomma, per aumentare i profitti, le strutture da mettere sul mercato potrebbero aumentare. Sul fronte della lotta all'evasione, altra grande piaga dei trasporti romani, per ora il Comune pensa di convertire al ruolo di verificatori appena 100 dipendenti. Ma potrebbero servirne di più.

Di sicuro un passaggio decisivo per dare forza al piano industriale è la proroga del contratto dell'Atac fino al 2021, cioè due anni oltre la scadenza dell'accordo attuale. Una mossa già votata dalla giunta Raggi, che scavalcherebbe la messa a gara dei trasporti imposta dalla legge, e che non ha convinto neanche gli esperti della Ragioneria capitolina.

Il M5S però tira dritto: dopo il rinvio dell'altro ieri, lunedì torneranno a riunirsi le commissioni congiunte Mobilità e Bilancio; la maggioranza spera di portare a casa il primo via libera dei consiglieri. Poi la delibera dovrà passare al vaglio dell'Assemblea capitolina, la discussione inizierà martedì.

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