Atac, lo spettro del crac Piano di salvataggio entro la fine del mese

Atac, lo spettro del crac Piano di salvataggio entro la fine del mese
di Fabio Rossi
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Domenica 13 Agosto 2017, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 09:14

Diciotto giorni per varare un piano che salvi l'Atac dal possibile default e, in parallelo, per avviare un difficile rilancio di un servizio di trasporto pubblico a pezzi, tra mezzi guasti e corse a singhiozzo. L'agosto caldo di via Prenestina è entrato nel vivo proprio nei giorni meno affollati nella Capitale, a cavallo di Ferragosto. Ma non c'è tempo da perdere: la municipalizzata, sommersa da 1.385 milioni di debiti, potrebbe avere presto seri problemi di liquidità. Se ad agosto, quando l'azienda deve far fronte solo al pagamento degli stipendi, i problemi sono superabili, i veri nodi verranno al pettine a partire da settembre. Quando, peraltro, la fine della sospensione feriale rimetterà pericolosamente in moto tutte le procedure di riscossione forzosa e pignoramento che mettono a rischio la stessa sopravvivenza dell'azienda del trasporto pubblico romano.

LE PROCEDURE
Il nuovo consiglio di amministrazione dell'Atac, conscio della gravità della situazione, ha nominato già un advisor legale incaricato del tentativo di salvataggio della partecipata. La scelta è ricaduta Carlo Felice Giampaolino, designato come «esperto che supporterà la società nel complesso processo di ristrutturazione e rilancio aziendale». Il bando per la selezione era stato avviato a luglio dall'ex direttore generale Bruno Rota, poi costretto a lasciare la società per divergenze con l'amministrazione capitolina. Ma il percorso individuato dai nuovi vertici di via Prenestina è lo stesso tracciato da Rota: cercare la formula giuridica migliore per presentarsi al Tribunale e cercare la strada per uscire dalla crisi aziendale. Le ipotesi più plausibili un concordato in bianco, concordato preventivo in continuità aziendale o una semplice ristrutturazione del debito. Insomma, un piano che sia credibile per l'autorità giudiziaria, da mettere a punto in gran fretta (possibilmente entro il 1° settembre) per evitare guai peggiori.

LE IPOTESI
Se passerà l'opzione di concordato preventivo, che resta la più probabile, il servizio di trasporto pubblico locale della Capitale si svolgerà sotto stretta vigilanza del commissario giudiziale. In questa fase i creditori, però, non potranno iniziare o proseguire azioni esecutive sul patrimonio dell'azienda. Una volta omologato l'accordo, si procede al soddisfacimento dei creditori, non con criteri arbitrati ma sulla base di una graduatoria stilata tramite i requisiti fissati nella proposta di concordato.

IL RILANCIO
Contemporaneamente il Cda si dovrà occupare del nuovo piano industriale, che si prefigge il difficile compito di coniugare il risanamento dei conti con il rilancio del servizio di trasporto pubblico, sempre più deficitario. Da capire soprattutto come e quando si procederà all'acquisto di nuovi mezzi, in particolare autobus, indispensabili per rinnovare una flotta ormai troppo vetusta. Il Campidoglio ha lanciato la richiesta d'aiuto al Governo: servono 500 milioni, impossibili da trovare senza un intervento diretto di Palazzo Chigi. Intanto il Cda ha deciso, «anche per ragioni d'urgenza, di non individuare all'esterno il direttore generale, affidando tale carica al presidente e ad (Paolo Simioni, ndr) che ha rinunciato ai compensi previsti per l'incarico amministrativo, il tutto nel pieno rispetto delle normative vigenti». Ma Fabrizio Ghera (Fdi-An) annuncia «un'interrogazione in Campidoglio ed esposti alla Procura e all'Anac» perché, secondo l'esponente del centrodestra «il nuovo amministratore non sarà solo amministratore e presidente dell'azienda ma anche direttore generale con uno stipendio complessivo di circa 240 mila euro l'anno». Rinviata a settembre, infine, l'assemblea dei soci - l'Atac è al 100 per cento di proprietà del Campidoglio - che dovrà approvare il bilancio 2016.