Atac, nuova inchiesta sui biglietti venduti due volte

Atac, nuova inchiesta sui biglietti venduti due volte
di Riccardo Tagliapietra
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Venerdì 8 Novembre 2013, 10:13
Devono seguire i soldi. Il consiglio agli investigatori su come arrivare al bandolo della matassa, semplice. Qualche mese fa a un giornalaio romano sono stati trovati titoli falsi. «Si trovano spesso», spiegano dall’azienda. Lo stesso edicolante aveva denunciato la faccenda, raccontando di aver acquistato i titoli da uno dei distributori ufficiali di Atac. E proprio su questo distributore starebbero indagando gli uomini della Finanza. Un episodio non isolato, di cui i vertici dell’azienda sono informati. Alla notizia si aggiunge un’altra velina. Tre dirigenti, di cui uno non farebbe più parte dell’Atac, sono indagati da qualche mese in un’inchiesta bis in cui si ipotizza il reato di truffa. E ciò che traspare ancora una volta è un sistema profondamente colluso, anche con la politica.



I SISTEMI

Ci sono due sistemi di spaccio biglietti falsi. Biglietti venduti attraverso vendite dirette, come le biglietterie Atac e le macchinette. E in parte attraverso un distributore, quello denunciato, che per conto di Atac va in giro e mette i ticket nelle rivendite. Nel caso dell’edicolante, quindi, è stato l’intermediario a far entrare nel sistema i biglietti fasulli. Almeno secondo quando ha denunciato l’esercente che ha mostrato anche la bolla di consegna. Un business che secondo gli esperti è cominciato almeno dodici anni fa. Arrivando a sfiorare un fatturato occulto pari a circa il 25% dei 350 milioni derivanti dalla vendita dei biglietti, che fanno quasi 90 milioni l’anno.



IL NODO DA SCIOGLIERE

Quando un biglietto viene stampato, il suo codice viene associato a una lista bianca. Se ci fosse la timbratura del ticket con l’inserimento in una seconda lista, la black list, che dovrebbe servire a cancellare il codice del biglietto così da non poterlo più utilizzare, non si potrebbe perpetrare la truffa. Perché l’algoritmo a cui è associato il codice di ogni biglietto verrebbe eliminato, vanificando così la possibilità di fare un clone, un doppione. Ma a quanto pare nessuno ha fatto mai nulla, nonostante i reclami di molti funzionari Atac che spingevano per creare questa black list. Insomma, nessuno ci ha mai voluto mettere il naso. Una miniera d’oro che avrebbe consentito a molte persone, e partiti, di arricchirsi.



IL PROBLEMA

A partire dai primi anni del Duemila alcuni consiglieri avevano iniziato a raccontare la storia della doppia bigliettazione, perché qualcuno se n’era accorto e i riscontri avevano messo in allarme l’azienda. Ma il vero «problema» nasce nel 2010 quando arriva la Finanza e da gossip, la notizia si trasforma in una realtà oggettiva. Ci sono state molte inchieste negli ultimi anni, anche interne, però - raccontano dall’azienda - sono sempre state insabbiate. Ci sono anche manager di Atac con milioni di euro in conti bancari a San Marino, sui quali ci sono indagini ancora aperte. E c’è un interesse trasversale della politica a vari livelli, perché qualcuno della dirigenza (colluso con il sistema) è riuscito ad allargare il business, coinvolgendo destra e sinistra. Pecunia non olet, il denaro non ha odore.
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