LE MULTE
Non è un consiglio. Chi sgarra, d'ora in poi, rischia di essere sanzionato. La direttiva delle Risorse umane è piuttosto chiara: «Si ricorda che l'uso del vestiario uniforme è un obbligo in capo al personale, la cui violazione potrebbe comportare l'avvio di appositi iter disciplinari». I responsabili delle varie strutture sono già stati «richiamati» per «vigilare» sul rispetto del dress code.
Niente più jeans quindi. Le scarpe? Solo nere, come vuole la prassi. Appena ricevuta la circolare, qualche conducente ha cominciato a lamentarsi, ricordando che la fornitura delle divise è rimasta congelata per un anno, perché l'azienda, ora sotto concordato, aveva smesso di pagare la ditta che le produceva. Ma ora l'appalto è stato sbloccato e per Natale dovrebbero arrivare anche le uniformi nuove di zecca. Qualche sindacalista polemizza lo stesso. Claudio De Francesco, battagliero leader della Faisa Sicel, ieri sosteneva che «gli spogliatoi non sono a norma» e che per qualcuno «è troppo alto il rischio di essere aggredito» dai passeggeri per andare in giro con giacca e camicia dell'Atac. Viene in mente una scenetta del Federale, quella in cui Tognazzi protestava quando gli dicevano «non hanno picchiato te, ma la tua divisa!». La replica: «Sí, ma nella divisa c'ero io».
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