LE DIMISSIONI
A palazzo Senatorio c'è anche un altro problema che rende più complicata la partita. Vale a dire le dimissioni del capo del personale Laura Benente. «E' una situazione molto grave», chiosa il responsabile del settore educativo della Cgil Funzione Pubblica, Fabio Moscovini. «Il piano c'è ed è stato varato, anche volendo comprendere tutte le ragioni di un'amministrazione insediata da poco - prosegue - riteniamo necessario denunciare la disorganizzazione e il pressappochismo che non sarebbe possibile concedersi nel governare un servizio così delicato e importante per i cittadini e le famiglie romane».
I RINFORZI
Alcuni municipi, dal centro alla periferia, si stanno attivando per chiamare le supplenti necessarie a coprire i vuoti. Supplenti che - è bene ricordarlo - con un piano in essere, avvierebbero soltanto la prima delicata fase dell'inserimento dei nuovi bambini iscritti per poi lasciare il posto a coloro che dovrebbero essere assunte a tempo indeterminato. L'ex prima circoscrizione fa caso a sé: «Quest'anno non abbiamo problemi con le educatrici quanto con i bambini - spiega la presidente Sabrina Alfonsi - più di cento le rinunce pervenute finora».
Fino al 2015 le educatrici in ruolo nei nidi pubblici di Roma erano 2.200 a cui si aggiungevano le circa 450 maestre chiamate a tempo determinato. Lo stipendio viaggia intorno ai 1.300 euro al mese. Da intendersi al netto delle tasse. Con il piano d'assunzioni, dunque, si sarebbe finalmente chiusa la partita annuale delle supplenze. Dall'opposizione in Campidoglio, la capogruppo piddina, Michela Di Biase lancia il monito: «Gli asili nido di Roma torneranno aperti e migliaia di famiglie potrebbero trovarsi di fronte agli ennesimi disagi dovuti alla mancanza di maestre, il Comune proceda al più presto alla regolarizzazione di tutte le educatrici in attesa d'assunzione».