Arbore, l'appello al sindaco: «In via Veneto un mercatino vintage per aiutare lo shopping»

Arbore, l'appello al sindaco: «In via Veneto un mercatino vintage per aiutare lo shopping»
di Elena Panarella
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Sabato 23 Luglio 2016, 12:11 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 15:16

«Un mercatino vintage per salvare via Veneto». È l'appello lanciato da Renzo Arbore ospite negli studi di Messaggero Tv, alla sindaca Virginia Raggi. «Quella strada mi dispiace molto vederla così triste. Era la via delle luci, dei colori, dei personaggi, delle macchine americane parcheggiate davanti ai locali. Spesso ci vado a fare una passeggiata». Ma era anche la strada della Dolce Vita: che quel geniale riminese di Federico Fellini raccontò con un film che di diritto è entrato a far parte della lista dorata della filmografia mondiale. «I tempi sono cambiati e bisogna andare avanti - continua Arbore - bisogna inventarsi cose nuove. Ho una proposta da fare alla Raggi: un mercatino vintage a Porta Pinciana. La domenica su quel tratto che si inoltra verso Villa Borghese, far arrivare anche la Roma radical chic a fare una passeggiata. Poi, come si faceva una volta, andare a comprare le pastarelle».

IL RILANCIO
Ad Arbore le idee non mancano mai. Cinquant'anni di una carriera straordinaria fatta di invenzioni, trovate geniali che hanno segnato la storia della radio e della tv. Insomma un innovatore prima di tutto. «Il mercatino vintage è un biglietto da visita per salvare via Veneto e i ricordi di una Dolce Vita che non c'è più. Fare una cosa nuova, rilanciarla come la via dello struscio: c'è a Milano, a Bergano (alta e bassa), a Palermo e a New York. Ma qui a Roma non c'è. In molte città del mondo i mercatini hanno lanciato intere strade, spesso abbandonate. Perché non potrebbe accadere anche qui?». E con il suo fare ironico, aggiunge: «È pure una strada a prova di anca. Si può passeggiare tranquillamente. Ho fatto le prove».
 
Da via Veneto a Piazza del Popolo. «Ricordo ancora quando sono arrivato a Roma per la prima volta con la mia Cinquecento targata Foggia a piazza del Popolo - racconta - sono passato inavvertitamente con il rosso, abitudine contratta a Napoli. Il vigile mi ha fermato e mi ha detto: ma non ha visto il semaforo? Ho risposto: Ma lei non ha visto la targa? E mi ha lasciato andare. Lo ringrazio ancora. All'epoca la piazza era vuota». «Mi sono fermato con la macchina piena di bagagli davanti a Rosati. C'era un mondo: Manfredi, Gassman, il mio amico regista Fernando Di Leo. Ho chiesto: ma c'è una festa? Mi hanno risposto: no qui è sempre così. C'erano anche due ragazze bellissime: le romanine, Luisa De Santis e Gabriella Ferri. Abbiamo fatto subito amicizia. Gabriella mi ha rimorchiato e mi ha detto: annamo a ballà. Ovviamente ci sono andato. E poi è nata una storia importante. Oggi a piazza del popolo ci vado perché non ti conosce nessuno, ci sono solo turisti. La Roma artistica si era trasferita da piazza del Popolo a piazza Navona, poi al Pantheon. Ora non si è trasferita da nessuna parte. Sono tutti chiusi in casa. Io esco, sono sempre in giro. È il contatto con la città».

elena.panarella@ilmessaggero.it

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