IL CONTRATTO DI SERVIZIO
Ieri la giunta capitolina ha prorogato di un altro anno il contratto di servizio con l’Ama, in vigore ormai dal 2004. Una misura puramente tecnica, visto che l’accordo scade formalmente il 31 dicembre, e non c’è il tempo materiale per mettere in campo le dolorose misure necessarie. «Abbiamo, infatti, istituito un gruppo di lavoro per redigere il prossimo contratto - spiega l’assessore all’ambiente Estella Marino - che però non sarà pronto per il 31 dicembre». Peraltro, aggiunge l’assessore, «si tratta di un iter abbastanza articolato: stiamo lavorando anche per mettere all’interno dei servizi, che fa oggi Ama, anche un primo importante nucleo legato al decentramento». Ma le cifre, alla fine, rischiano di essere impietose: per effetto del decreto legge sulla finanza locale, emanato dal Governo lo scorso 31 agosto, il Campidoglio deve rivedere al ribasso tutti i contratti di servizio con le aziende, tagliando 300 milioni sui 1.400 complessivamente spesi nel 2013 per queste voci di bilancio. Per l’Ama il sacrificio, appunto, si aggira sui 160 milioni.
LA TARIFFA RIFIUTI
A meno di non voler ridurre all’osso servizi fondamentali come lo spazzamento delle strade o la manutenzione del verde, il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti dovrà essere finanziato con un nuovo aumento della tariffa rifiuti. L’assessore Marino avrebbe voluto incrementarla un po’ già quest’anno, per rendere graduale la stangata. Ma alla fine, nel 2014, ci si potrebbe trovare con bollette più alte del 10-20 per cento.
NOMINE E RIMPASTO
Dell’Ama, a partire dalla nomina dei nuovi vertici, si parlerà in una riunione di maggioranza, con sindaco e assessore, prevista tra domani e sabato. Ieri, invece, Marino e capigruppo del centrosinistra hanno parlato del bilancio 2014, fermo sulla questione dei fondi per il trasporto pubblico - «Noi dobbiamo avere le risorse per affrontare quello che il Paese chiede alla sua Capitale», sottolinea il sindaco - toccando anche la questione del possibile rimpasto di giunta, fortemente richiesto dal Pd. Nonostante le smentite di rito, l’inquilino del Campidoglio ha aperto all’ipotesi di qualche cambiamento nell’esecutivo, anche se non ci saranno rivoluzioni.
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