Roma, bufera Ama, Bina resiste: «Ma le nomine le faccio io»

Roma, bufera Ama, Bina resiste: «Ma le nomine le faccio io»
di Ernesto Menicucci
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Domenica 20 Novembre 2016, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 12:03

Stefano Bina, il dg di Ama arrivato in estate ma che fin dall'inizio ha avuto dei contrasti con la maggioranza a Cinque Stelle, non molla. Anzi, dopo le voci raccontate ieri dal Messaggero su un suo possibile addio anticipato dall'azienda romana dei rifiuti, rilancia. E, intorno all'ora di pranzo, invia il suo guanto con una nota ufficiale che contiene un chiaro messaggio ai naviganti, in primis all'assessore all'Ambiente Paola Muraro: «Io e il nuovo amministratore unico, Antonella Giglio, con il quale si è instaurata da subito una proficua intesa, siamo impegnati a ridefinire la governance di Ama».

LA SFIDA
Traduzione, fuori dal politichese. Quando Bina parla di sé stesso e della Giglio come unici soggetti titolati a ridefinire la struttura di Ama, sta parlando a nuora perché suocera intenda. In particolare, il messaggio è per la Muraro: il dg non è disposto a farsi dettare le nomine della macrostruttura dalla politica. Di conseguenza, d'accordo con la Giglio, appena arrivata in azienda, Bina è intenzionato a respingere al mittente la macrostruttura che la stessa Muraro gli aveva prospettato giovedì scorso. Un organigramma societario stilato da Emiliano Limiti, dirigente di fiducia dell'assessore (già indagato per Mafia Capitale, poi archiviato dai giudici), del quale proprio Bina non sapeva niente. In quel modello di governance, lo stesso Limiti aveva riservato per sé la carica più importante, cioè la direzione amministrazione (gare d'appalto e personale) e affidato gli impianti ad Alessandro Muzi, braccio destro di Muraro e Raggi, che in teoria avrebbe un accordo con l'azienda per la sua uscita anticipata il 31 dicembre.
Bina proprio degli impianti parla: «Bisogna rendere spiega nel suo comunicato l'azienda più efficiente e in grado di affrontare le difficili sfide che l'attendono nei mesi a venire, a cominciare dalla ridefinizione dell'assetto impiantistico e dalla riorganizzazione del sistema di raccolta differenziata». Lì, infatti, si giocherà una partita delicata, fra chi dentro Ama spinge per un ritorno ad una stretta collaborazione col consorzio Colari di Manlio Cerroni, per oltre un trentennio il Re di Malagrotta, padrone assoluto della monnezza romana e chi invece punta in altre direzioni, come ad esempio lo sviluppo degli ecodistretti.

L'INCONTRO
Bina conferma l'incontro di giovedì scorso, ma ne smentisce la ricostruzione che è stata fatta e ribadisce di non volersi dimettere. Precisazione alla quale il manager, però, arriva dopo una mattinata piuttosto agitata e anche nervosa, e dopo una telefonata abbastanza infuocata da parte della stessa Giglio, che gli chiedeva di pronunciarsi sulla questione. Di certo anche il neo amministratore unico di Ama, entrata in azienda per la prima proprio qualche giorno fa, sta cominciando a capire quanto sarà difficile il suo compito. Il primo dossier che le è piovuto sul tavolo, infatti, è stato quello del trasferimento di otto operai della sede di via Leofreni, dove in passato ci sono stati diversi problemi (arresti per spaccio di droga, alcolismo, risse tra operai, vandalismo contro mezzi e beni aziendali). L'Ama aveva deciso il trasferimento di otto persone, il sindacato Usb aveva protestato parlando di deportazioni e ora la patata bollente è toccata alla Giglio. Che, seppure sottoposta a diverse pressioni, avrebbe deciso di andare avanti con i trasferimenti. Almeno per ora.