«Via dei Fori non si tocca, racchiude storia e futuro». Il convegno sulla Capitale

Il ministro Sangiuliano: «Quella è l’area più preziosa del Pianeta, c’è un progetto di rilancio». Gasparri: «Si voleva farne una Gardaland, va salvaguardata»

«Via dei Fori non si tocca, racchiude storia e futuro». Il convegno sulla Capitale
di Mario Ajello
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 7 Febbraio 2024, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:10

Sala strapiena. A riprova che Roma - nonostante certa indifferenza irresponsabile e addirittura la tendenza a svalutarla - e il suo passato e il suo futuro sono al centro dell’interesse pubblico. Rappresentano il cuore della questione nazionale che è anzitutto un fatto storico e culturale. Al circolo del ministero degli Esteri, con il ministro Sangiuliano, Maurizio Gasparri il decano dei parlamentari romani, Alfonsina Russo direttore del Parco archeologico del Colosseo, il giornalista Roberto Giacobbo e Renato Manzini presidente della fondazione Italia Protagonista, si parla del progetto del Foro Romano su cui si sono avute nei mesi scorsi forzature in senso iper-ambientalista - e favorevoli al turismo discount delle patatine, dei chioschi e di improbabili archeo-tram - e si respira un clima di soddisfazione perché il progetto capitolino di una Disneyland al centro di Roma, in cui il gioco della storia diventava passatempo per smemorati di passaggio e non fulcro di un’operazione di divulgazione seria e di conoscenza profondo della nostra identità, ha avuto le sue giuste correzioni. E adesso il protocollo d’intesa tra Comune e ministero della Cultura ha rimesso nei giusti binari la riqualificazione di questo tesoro dell’umanità, patrimonio Unesco, rappresentato dal Colosseo e da tutta l’area circostante. Altro che cedernismo. Altro che ideologia della venerazione stantia e in fondo sminuente della storia a scapito delle esigenze di movimento dei romani, dell’attivismo della città contemporanea, della crescita consapevole e non dottrinaria della Capitale. Finalmente si è capito che la storia di Roma deve interagire in maniera pragmatica e virtuosa con lo sviluppo della Capitale proiettata in avanti e certo iper-conservatorismo avulso dalla realtà non fa l’interesse di una metropoli proiettata in avanti ma consapevolissima delle sue radici. Il dibattito al circolo del ministero degli Esteri racconta insomma un senso di sollievo.

E la soddisfazione che la battaglia delle associazioni civiche, delle forze sociali e politiche, della cittadinanza e del giornale di Roma - che è il nostro, Il Messaggero - in favore della dignità di una Capitale che non può arrendersi a una deriva di turismo discount e di ideologismo d’antan, ha colto nel segno. 

Spiega Sangiuliano: «I Fori Romani, l’area archeologica più preziosa del pianeta in competizione forse solo con Pompei e su cui abbiamo un interesse strategico, non solo di Roma ma della nazione intera, è al centro di un progetto equilibrato di rilancio.

A cui collaborano tutti. Abbiamo avuto un tavolo intenso con il Comune su questa area che è vincolata: si può riqualificare ma non può esser toccato il suo assetto prospettico, risultante di una lunga e intensa storia». Ovvero: sbagliatissima, ma ormai finalmente archiviata, l’idea di smantellare via dei Forti Imperiali soltanto perché richiama il passato del Ventennio. Il ministro della Cultura, premesso che quell’arteria che appartiene alla storia di Roma e i apre alla prospettiva universalistica che l’Urbe ha avuto nell’antichità ma ha conservato anche nei secoli dell’età moderna e contemporanea, racconta - revisionismo storico? Evviva! - come la via identificata con l’idea imperiale di Mussolini in realtà preceda gli anni 20, 30 e 40 del secolo scorso. Insomma, se certa sinistra vuole smantellarla - cancel culture - perché collegata al Duce, si sbaglia di grosso, argomenta Sangiuliano. «I Fori Imperiali - così spiega - costituiscono uno dei luoghi più straordinari al mondo, un luogo denso di storia e valori archeologici. Noi stiamo lavorando con l’amministrazione comunale per la riqualificazione di questo luogo, sia ben inteso che va mantenuta la visione prospettica di via dei Fori Imperiali, quella che consente di guardare il Colosseo che rappresenta una delle specificità». 

I PROGETTI

Non fu per primo Mussolini a pensare a questa arteria di congiunzione tra passato e futuro. Dice il ministro: «Al tempo napoleonico, e poi nell’Ottocento dopo l’Unità d’Italia e all’epoca del grande sindaco Nathan, si progettò la strada tra piazza Venezia e il Colosseo e il suo progressivo allargamento». Rientrava, nel secolo XIX, questa idea modernizzante dello spazio monumentale nell’urbanistica che da Parigi a Bruxelles, da Londra a Berlino, le grandi capitali si stavano dando. E Roma si sentiva partecipe di questa visione ambiziosa delle metropoli. «Quella via - conferma il direttore Alfonsina Russo - venne ideata agli inizi del’800, non nasce all’improvviso con Mussolini. E comunque quella via è storicizzata, fa parte del nostro tessuto urbano e non può essere cancellata con leggerezza». E’ su questa lunghezza d’onda Gasparri. Abituato a una città che si divide su tutto, sottolinea come la coincidenza virtuosa tra forze politiche e imprenditoriali, tra opinione pubblica e associazioni civiche, stavolta ha funzionato per il bene di Roma. «Si voleva fare dei Fori una Gardaland e invece quell’area va salvaguardata, non per fare la retorica fascista della parata dell’impero, ma perché è patrimonio dell’umanità e uno tra i luoghi più belli del pianeta». Evviva, verrebbe da dire, ma guai a distrarsi.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA