Roma, nel trolley 600mila euro: denunciata una donna cinese. La scoperta dopo un tentativo di rapina

La 46enne è sospettata di riciclaggio. Si indaga sulla provenienza del denaro

Roma, nel trolley 600mila euro: denunciata donna cinese. La scoperta dopo un tentativo di rapina
di Camilla Mozzetti
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Martedì 19 Dicembre 2023, 22:36 - Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 14:24

Una valigia che pesa. E non perché dentro ci siano scarpe o borse. Qualcuno prova a rubarla a quella donna che si aggira su via Giliotti, lunedì pomeriggio, confondendosi fra la folla. È una donna come altre: nessun segno particolare. Minuta, dai tratti asiatici, avvolta in un cappotto. Cammina con un trolley al seguito. Non sta correndo, non mostra agitazione. Poi, d’improvviso, qualcuno la raggiunge alle spalle e prova ad afferrare quella valigia senza tuttavia riuscirci. La donna inizia a urlare, il rapinatore di turno si dà alla fuga. Fosse solo questo, l’ultimo episodio sarebbe facilmente ascrivibile all’ennesimo tentativo di rapina che avviene nelle immediate vicinanze della stazione Termini dove, nonostante i capillari controlli delle forze dell’ordine, la sicurezza ha la misura di un respiro corto. 

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LE VERIFICHE

Sul posto arrivano gli agenti della Polfer e da qui inizia un altro racconto ben diverso rispetto a quello finora prefigurato e del tutto inatteso. Perché la donna e il suo trolley vengono controllati seguendo una prassi consolidata. Lei mostra un po’ di reticenza ma non si oppone e quando la valigia - finalmente - viene aperta più di una persona sgrana gli occhi. Dentro quel trolley c’era un tesoro: 595mila euro.

Più di mezzo milione suddiviso in banconote di vario taglio. La donna è una cittadina cinese, classe 1977, ed è stata deferita in stato di libertà per riciclaggio poiché quell’ingente somma di denaro non era giustificabile in base ai controlli che naturalmente sono stati fatti sulle ultime dichiarazioni dei redditi. Le banconote sono state sequestrate e verranno ora analizzate per cercare di risalire alla provenienza, ma è chiaro che questo è solo il primo passo di un’operazione più ampia. 

L’INCHIESTA

Le cronache lo hanno raccontato solo qualche mese fa quello che era il sistema attivo all’Esquilino e nelle zone adiacenti, relativo alla pulizia del “denaro sporco” da parte della criminalità organizzata che grazie ad una consorteria asiatica - smantellata dalla Guardia di Finanza - riciclava e spediva all’estero i proventi illeciti. Da quell’inchiesta è emerso un sistema chiaro e consolidato: le operazioni di ripulitura del contante erano nascoste dietro delle attività commerciale cinesi, quattro in tutto: tre in via Turati e una in via Napoleone III, da dove era possibile trasferire milioni di euro dall’Italia in qualsiasi altro Paese. Tra i clienti più affezionati c’era anche Simone Capogna fratello del più noto Fabrizio. Un cognome questo, tornato da ultimo di “estrema” attualità. Le spedizioni del denaro avvenivano nei modi più vari: trasferimenti elettronici ma anche fisici con dei corrieri scelti ad hoc - in molti casi anche donne - che con valigie cariche di denaro appunto lasciavano il Paese da Fiumicino. Quanto accaduto lunedì a Termini, non fosse altro per l’entità economica del denaro trovato, lascia spazio a più di una ipotesi. Anche perché come accertato nell’inchiesta della Finanza all’Esquilino, i “corrieri” erano quasi tutti e quasi sempre insospettabili, stranieri ma incensurati. 

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