Gli albergatori romani non ci stanno. Il tram Termini-Vaticano-Aurelio non piace perché è «un duro colpo soprattutto per gli hotel di via Nazionale». Alza gli scudi il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, che si aggiunge al coro di "no" del mondo delle attività produttive dopo Confcommercio, Confesercenti, Federmoda e gli imprenditori che hanno le loro vetrine sulla strada. La lotta è contro una certa lobby tranviaria promossa dalla sinistra che ha rilanciato l'opera ma che poi, proprio in questi giorni, si è trovata davanti a un primo intoppo, quello segnalato dal commissario straordinario per le opere infrastrutturali del Giubileo, Maria Lucia Conti, che ha preso atto dell'impossibilità di avere i cantieri aperti durante l'Anno Santo.
L'ALLARME
Roscioli rincara la dose: «Realizzare un cantiere del genere vuol dire dare nuove difficoltà ai commercianti su una via che ha già perso un po' del suo vecchio lustro - dice - il rischio è che ci siano meno prenotazioni proprio sugli hotel di via Nazionale.
Per il presidente di Federalberghi Roma un'opera come il Tva sarebbe «devastante», oltre che per i lavori anche per «il rumore e lo stridìo a cui sarebbero costretti tutti i turisti che prenderanno una camera d'albergo proprio su via Nazionale». Quindi, l'attenzione va agli allarmi che nel corso delle ultime settimane hanno lanciato i residenti delle linee già operative in città e che si trovano, sin dalle prime ore del mattino, con il gran trambusto proprio sotto le finestre. Un rumore continuo, fastidioso, che non permette di tenerle aperte. «Sicuramente se dovessi prenotare un albergo, davanti a un disagio del genere, ci penserei due volte anche io», aggiuinge Roscioli. «Il tram è un mezzo superato - prosegue - Fare un investimento del genere conviene a Roma? Forse servirebbero più mezzi di trasporto alternativi e più bus diretti».
I PRECEDENTI
La preoccupazione che hanno gli operatori del turismo è che si potrebbero ripetere i disagi che la zona ha già vissuto con la chiusura della vicinissima stazione metro Repubblica rimasta bloccata per otto mesi nel 2019 dopo il cedimento dei gradini delle scale mobili e il ferimento di alcuni tifosi del Cska Mosca. Il danno fu incalcolabile per diversi imprenditori, alcuni dei quali hanno chiuso per sempre la loro attività e non hanno mai più riaperto. Secondo i dati che allora vennero diffusi dal Comitato di cittadini che aveva sollevato la protesta, chiusero in sei, con un calo dei guadagni (per chi era rimasto) di circa il 50%. Una mazzata.La paura che ha Federalberghi è che tutto questo possa riproporsi. «Sia per il cantiere in piazza della Repubblica, sia per quello poi della sistemazione di via Nazionale ci sono state zone rimaste ferme per lungo tempo, con negozi letteralmente murati vivi - conclude Roscioli - Non vogliamo che tutto ciò si ripeta, soprattutto in un periodo così importante e particolare per la Capitale dopo la pandemia».
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