Roma, la paura quotidiana delle lavoratrici di Termini. «Unite in chat per difenderci, non usciamo mai sole»

Nella zona della stazione sono frequenti le aggressioni

Roma, la paura quotidiana delle lavoratrici di Termini. «Unite in chat per difenderci»
di Alessia Marani
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Martedì 18 Luglio 2023, 06:29 - Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 14:33

ROMA Sotto il bancone le bariste del bar Nori tengono una mazza da baseball: «Non si sa mai, siamo pronte a tutto, qui è pieno di sbandati e tossici». Nei dintorni della stazione Termini, la più grande e, in questi giorni di ferie estive, la più affollata d'Italia, anche le donne fanno lo slalom tra accampamenti di fortuna, giovani e meno che si fanno di crack o che come fantasmi girano a caccia di spacciatori di psicofarmaci. Persino quei pochi metri tra quando le commesse del terminal chiudono le porte dei loro negozi a quando girano l'angolo per rientrare dall'androne principale per prendere le ultime corse di treni e metro e tornare a casa, la paura le assale: «Non usciamo mai da sole, cerchiamo di essere sempre in gruppo. Ormai qui è come una piccola città - racconta Daniela, al lavoro nel reparto di dermocosmesi della grande farmacia che affaccia su via Marsala - per cui carabinieri e polizia girano sempre quando cominciano ad avvicinarsi le nove di sera». Un mese fa una turista terrorizzata, in pieno pomeriggio, è entrata di corsa nella rivendita.

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«Diceva che un uomo la stava inseguendo, ci ha chiesto di potersi rifugiare qui dentro in attesa di riunirsi al suo gruppo - prosegue la farmacista - per fortuna non ci sono stati altri casi».

Fino a non molto tempo fa i negozi di Termini chiudevano alle ventidue. Poi la decisione di dare le mandate alle porte con un'ora d'anticipo. «Si correvano troppi rischi a fare più tardi - dicono Alessia ed Elisabeth del punto vendita Camomilla al piano inferiore - il nuovo orario e altre accortezze messe in piedi dalla nuova direzione di stazione sono venute incontro alle nostre esigenze. Per quanto possiamo facciamo rete tra noi. Abbiamo una chat di cui fanno parte più o meno tutti i negozi in cui ci avvisiamo se e quando si avvicinano malintenzionati. Anche così ci difendiamo. All'interno del terminal la situazione è sotto controllo ma è appena fuori che lo scenario, specie di sera, è da brivido».

 


La mappa dei pericoli è presto tracciata: «Su via Giolitti imperano giovani nordafricani e slavi, dediti alla prostituzione maschile - dice Carla, che serve panini in un fast food - e alcuni di loro, specie i tunisini, sono molto violenti perché fatti di crack. Mentre i barboni, di solito, non ci danno fastidio. Molti sono come "di casa", sempre gli stessi da anni». In via Marsala alle quattro del pomeriggio è già pieno di ubriachi. Bottiglie di birra ovunque, persone ciondolanti. «Passo svelto e telefonino ben stretto in mano per chiamare subito aiuto se ce ne fosse bisogno - racconta Maura Ferri, banconista di ventitré anni - così percorro veloce i pochi metri fino a piazza Indipendenza dove divido casa con una coinquilina. Col fiato in gola perché nel dedalo di vie, a ogni angolo, temo che sbuchi qualcuno pronto a darmi fastidio. Quando mi hanno offerto questo lavoro, in regola e con un buon trattamento, non ci ho pensato un attimo e l'ho accettato. Ma è pur sempre una grande stazione e come tutte le grandi stazioni è un polo d'attrazione per sbandati d'ogni tipo».

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«SOLE NEI TUNNEL»

In piazzale dei Cinquecento, nei pressi del tunnel che porta alla metro l'olezzo di urina è nauseabondo. «Di notte qui è terra di nessuno - dice una autista dell'Atac, la municipalizzata dei trasporti - le liti sono continue, gente fuori di testa si prende a bottigliate. È un continuo correre di sirene. Io mi chiudo dentro la cabina di guida per sentirmi più sicura». Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha rafforzato il piano di presidio e controllo nelle grandi stazioni, così anche a Termini. «Ma è un problema di leggi e certezza delle pene - dice una dipendente help desk di Italo - vediamo sempre le stesse facce: abusivi, ladri seriali; a molti viene applicato il daspo urbano ma poi eccoli che ritornano». La paura corre nei metrò di Roma. «Tutte le sere una corsa per agguantare l'ultimo convoglio della Metro A al termine del lavoro - spiega Laura, che lavora in un ufficio stampa - nei tunnel e negli atri ti senti terribilmente sola. Gli operatori di stazione diventano una chimera, molti li vedi chiusi nei gabbiotti, disinteressati a quel che accade. Ogni volta quando rientro a casa, mi sento fortunata».
 

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