Rapina in via Veneto, colpo nella gioelleria De Pascali amata dai calciatori (da Milinkovic a Marusic)

Blitz di tre banditi sabato pomeriggio nella boutique De Pascalis frequentata da diversi personaggi dello sport

Rapina in via Veneto, colpo nella gioelleria De Pascali amata dai calciatori (da Milinkovic a Marusic)
di Marco De Risi e Alessia Marani
4 Minuti di Lettura
Domenica 19 Novembre 2023, 22:43 - Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 06:12

Tutto sembrava studiato nei minimi particolari, come d’abitudine dei “vecchi” professionisti delle rapine di una volta. A partire dall’orario in cui entrare in azione: all’una del pomeriggio quando le volanti della polizia fanno il cambio turno. Del resto avevano con tutta probabilità almeno un palo nelle vicinanze, in grado di avvisarli nell’immediato di qualsiasi “sirena” in arrivo, compresi i movimenti di una pattuglia che era posizionata sotto l’Hotel Flora proprio lì accanto a garantire la sicurezza della nazionale di calcio della Macedonia del Nord in procinto di lasciare Roma dopo il match con l’Italia. Via Veneto, la strada della Dolce Vita, dei grand hotel e del lusso. Sabato pomeriggio in una Roma piena di turisti.

In tre, baffi finti e parrucche indosso, ed elegantemente vestiti, spacciandosi per clienti si sono fatti aprire la porta della storica gioielleria “De Pascalis” all’angolo con via Sardegna.

Un negozio specializzato anche nella vendita di orologi preziosi e in cui sono stati avvistati nel tempo diversi vip e calciatori, da Milinkovic a Radu fino a Marusic e Casale atleti cari al tifo biancoceleste, ma anche Frattesi, romano doc ora all’Inter. Poteva essere la rapina dell’anno, ma qualcosa non è andata per il verso giusto fino all’ultimo. 

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L’IMPREVISTO DELLA PORTA

Il raid, stando al cronometro delle telecamere interne, dura un minuto e 36 secondi, quanto basta per scatenare il panico e terrorizzare soprattutto le due dipendenti che erano dietro al bancone e che se sono ritrovate di fronte i tre uomini. Un loro collega era più in disparte intento a servire un cliente, altri due erano nel magazzino, nel retro. Improvvisamente la pesante porta blindata della gioielleria si richiude alle spalle dei rapinatori. Un imprevisto forse. Forse uno dei tre avrebbe dovuto impedirlo. Probabilmente era una porta “a combinazione”. Chi è dentro, racconterà che i malviventi si sono innervositi, più del dovuto. Uno di loro, pistola in pugno, ha cinto alle spalle la commessa più giovane puntandole l’arma in faccia. La collega più grande ha cercato di riportare la calma e impedire il peggio: «Vi riapriamo, state tranquilli, vi lasciamo uscire, ma non fatele del male», ha detto alla banda. Poi un gesto fulmineo, con il calcio della pistola i rapinatori mandano in frantumi una vetrina, quella più vicina alla porta e arraffano tutto l’oro che era esposto: anelli, bracciali, orecchini. Quindi si dileguano. 


Scatta l’allarme. Le due dipendenti sono sotto choc, frastornate. La più giovane è in lacrime. Il proprietario del negozio e il direttore cercano di capire che cosa possa essere accaduto esattamente. «Mai subito una rapina prima d’ora», dicono agli investigatori. Sono increduli. Sul posto arrivano diverse pattuglie della polizia, con loro i colleghi della Scientifica a caccia di impronte e tracce utili che possano ricondurre agli autori del colpo. Lungo la strada pochi metri più avanti verrà rinvenuta una delle parrucche indossate dal commando. 


SCORRIBANDE ULTRAS
Stando alle testimoni, i tre parlavano italiano correttamente, ma non è escluso che possa trattarsi di una banda mista italiana e slava. Nel 2019 la polizia mise fine all’escalation di colpi di una “banda delle parrucche”, una gang di rapinatori che per nove mesi imperversò da Monteverde a Ponte Milvio, dall’Olgiata a Tivoli, tra loro anche alcuni componenti del tifo ultrà della Curva Nord. Ma in passato anche elementi vicini all’ultradestra e avvistati sugli spalti della Sud dell’Olimpico, finirono alla sbarra per rapine a mano armata. Le indagini sono solo all’inizio.
 

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