Roma, stop licenze a fine anno. Il Consiglio di Stato "boccia" gli ambulanti

Il 31 dicembre le autorizzazioni vanno rimesse a bando

Roma, stop licenze a fine anno. Il Consiglio di Stato "boccia" gli ambulanti
di Francesco Pacifico e Federica Pozzi
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Domenica 22 Ottobre 2023, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 23 Ottobre, 09:19

«Le concessioni hanno efficacia fino al 31 dicembre 2023». Dopo quella data, infatti, vanno considerate decadute e andranno messe a gara. Quindi potranno essere assegnate ad altri operatori. Dal Consiglio di Stato arrivano sia un'accelerazione verso la liberalizzazione delle attività di commercio su strada sia, soprattutto, una nuova (e forse definitiva) doccia fredda per gli 11mila commercianti ambulanti romani, che sperano ancora di vedersi prorogate le loro autorizzazioni, a dispetto di quanto impone la direttiva europea Bolkestein. A maggior ragione - si legge in una sentenza emessa il 26 settembre dalla Settima sezione presieduta da Roberto Chieppa che respinge un ricorso della categoria - se sono al centro «del giudizio le aree pubbliche da destinare al commercio di Roma capitale, per le quali è dato notorio che il numero delle concessioni sia limitato per via della scarsità del suolo pubblico di Roma da destinare a tali attività, ed altrettanto notoria è l'appetibilità commerciale rivestita dalle aree pubbliche a ciò destinate». Almeno dal punto di vista amministrativo, infatti, si chiude nel peggiore dei modi la battaglia - iniziata nel 2021 - a colpi di carta bollata e ricorsi da parte di un gruppo di banchisti dei mercati rionali, operatori a rotazione, fiorai o edicolanti contro Roma Capitale, che già durante la gestione di Virginia Raggi aveva deciso di seguire la strada della liberalizzazione. Mentre, di converso, il Comune - e dovrebbe farlo già all'inizio del 2024 - ottiene un'arma in più per mettere a bando le postazioni. Il braccio di ferro tra il Comune di Roma e la categoria degli ambulanti raggiunge il picco massimo dello scontro nel 2020, quando l'ex sindaca grillina - anche andando contro quello che ha previsto il governo guidato dal pentastellato Giuseppe Conte - decide di voler mettere al bando tutte le concessioni che deve rilasciare il Comune di Roma: quelle dei balneari sul Litorale come quelle degli ambulanti del commercio. Di più, sfida platealmente l'esecutivo chiedendo un parere all'Antitrust se può non applicare il decreto Rilancio di fine novembre 2020: quello che fissava per le concessioni una proroga di 12 anni, fino al 31 dicembre 2032.

LA SFIDA

L'ex inquilina di Palazzo Senatorio si muove in contrasto anche con la finanziaria del 2018 (e con la delibera della Regione Lazio che l'aveva recepita) che escludeva il commercio al dettaglio su area pubblica dall'applicazione della direttiva Bolkestein. Una volta ricevuto parere favorevole dall'autorità alla Concorrenza, nel febbraio del 2021, lancia il guanto di sfida: con una nota comunica alla direzione Mercati e commercio su aree pubbliche e ai Municipi di congelare la normativa statale relativa al rinnovo delle concessioni di revocare tutte le procedure già avviate. Proprio contro questa nota, nel 2021, fanno ricorso gli ambulanti romani. Che però soccombono già in primo grado, alla fine dello stesso anno, quando il Tar del Lazio sentenzia che «le concessioni cui si riferiscono i provvedimenti impugnati mantengono efficacia fino al 31 dicembre 2023 (...) fermo restando che, oltre tale data, anche in assenza di una disciplina legislativa, esse cesseranno di produrre effetti, nonostante qualsiasi eventuale ulteriore proroga legislativa che dovesse nel frattempo intervenire».

Concetto ribadito due anni dopo dal Consiglio di Stato. Che nella sentenza di fine settembre sottolinea che «le attività di commercio su aree pubbliche», contrariamente a quanto sostenuto dagli ambulanti, «esibiscono il connotato dalla scarsità», che a sua volta «giustifica la selezione "per il mercato", in cui l'accesso al settore economico avvenga mediante procedure ad evidenza pubblica». In poche parole, serve la gara. I giudici amministrativi del Consiglio di Stato poi mandano anche un messaggio molto forte a governo e Parlamento che stanno decidendo su eventuali proroghe alla Bolkestein: intanto ricordano che la normativa nazionale è sovraordinata al diritto europeo in questa materia.

Quindi, proprio partendo «dall'evidente scarsità delle aree pubbliche da destinare al commercio in Roma capitale, «occorre prima rimuovere gli ostacoli che a livello normativo consentano il perpetuarsi dello status quo». In quest'ottica possono muoversi con maggiore libertà i Comuni, «che sono i livelli di governo cui fa capo la gestione della risorsa pubblica di interesse del settore economico in cui operano i ricorrenti».

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