Quindici euro per un antipasto, 3 euro per un gelato piccolo, 1 euro e 60 per un caffè. Ma soprattutto 9 euro e 20 centesimi per una colazione. Anche lontano dal centro storico, in zone meno turistiche, mangiare al bar o al ristorante «non è certo economico», lamentano i romani.
Da Porta di Roma fino all’Eur, passando per il quartiere Prenestino il problema - notano in molti - è sempre lo stesso. «Spendere quasi 10 euro per fare colazione con dolcetto, un caffè e una bottiglietta d’acqua mi sembra davvero una follia», nota innervosito Antonio uscendo da un bar in zona Porta di Roma. E non è l’unico. A Tor di Quinto solo per un caffè e una bottiglietta d’acqua si superano i 3 euro. «Ogni giorno io e la mia compagna facciamo colazione al bar. Per due cappuccini senza lattosio e due paste, di cui una senza glutine, spendiamo 7 euro. Molti esercenti secondo me se ne approfittano. Possibile che per una merendina senza glutine da 20 grammi io debba pagare quasi due euro?», dice Fulvio, che vive in zona Trionfale.
IL CARO CAFFÈ
«Dipende molto dal locale che scegli», afferma Angelo Di Segni, ambulante romano che per lavoro frequenta diversi quartieri della Capitale. «Ogni giorno faccio colazione in un posto diverso a seconda di dove devo andare a lavorare.
LA “PAUSA PRANZO”
Prezzi che, però, inevitabilmente, diventano ancora più alti quando dalla colazione si passa alla “pausa pranzo”, sia che si mangi un panino “al volo” sia che ci si accomodi in un qualsiasi bar-ristorante. «Ho comprato un panino, una bibita e un mignon e ho pagato 12 euro», denuncia Chiara, che per lavoro è costretta a mangiare quasi tutti i giorni fuori casa. E come lei tanti altri lavoratori. Sempre in zona Trionfale per un tramezzino e un bottiglietta d’acqua si spendono circa 7 euro. Cifre simili si pagano anche vicino a piazza Re di Roma. Accomodandosi in un bar dell’Eur per mangiare un primo, una bottiglia d’acqua e caffè, invece, si pagano quasi 25 euro.
GLI STUDENTI
Cifre che se per i lavoratori sono eccessive, per gli studenti sono «inaccessibili», denuncia Virginia Fasan, studentessa veneziana arrivata a Roma sei mesi fa. «Quando mangio fuori casa spendo sempre 20 euro per insalata e acqua. Sono prezzi troppo alti per un fuori sede. Molte volte infatti preferisco portarmi il pranzo da casa e mangiarlo in ateneo». E come lei anche il suo “collega” Matteo Theodoli che per risparmiare sceglie «i locali c’è il menù fisso, almeno sai già quanto paghi e non hai sorprese quando arriva il conto. Sicuro - prosegue lo studente - non si rischia di spendere le cifre esorbitanti che si possono pagare in pieno centro, ma di certo non si risparmia». «È così un po’ ovunque - lamenta Davide, mentre è seduto in un ristorante del Pigneto. Per una semplice caprese e un mezzo litro d’acqua ho pagato più di 15 euro». Colazioni, pranzi veloci, ma anche semplici merende. «Un gelato piccolo costa 3 euro. Ogni anno vedo i listini dei prezzi delle gelaterie aumentare, è una cosa inaudita. Ormai è diventato proibitivo anche semplicemente andare in gelateria o al bar. È impossibile risparmiare con questi prezzi», osserva Aniello Oliva uscendo da una gelateria in zona Ostiense. «Ma la parte peggiore - notano in molti - è la cena al ristorante». «Ogni volta che esco con le mie amiche, non spendiamo mai meno di 40 euro a testa. Purtroppo infatti devo limitare le cene fuori altrimenti non arriverei a fine mese tra affitto di casa e bollette», racconta Francesca che vive a Testaccio.