Ultimatum di Rettighieri «Troppe ingerenze in Atac o si cambia o me ne vado»

Ultimatum di Rettighieri «Troppe ingerenze in Atac o si cambia o me ne vado»
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 31 Agosto 2016, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 07:37

Lo scontro ormai è frontale. Il direttore generale di Atac, Marco Rettighieri, attacca la giunta Cinque stelle, in particolare l'assessore ai Trasporti, Linda Meleo e il responsabile del Bilancio, Marcello Minenna. Segnala possibili «ingerenze esterne» sulle nomine dell'azienda, che sarebbero «un commissariamento», sostiene che i 18 milioni di euro stanziati per la manutenzione «non siano mai arrivati» sul conto corrente di Atac e che, di conseguenza, pretendere che a metà settembre sarà attivo il 95% dei treni «non è possibile». E afferma di «non comprendere le stigmatizzazioni che emergono da una missiva dell'assessore alle Partecipate». Ma è nelle ultime righe che arriva l'accenno alle dimissioni.

Cosa ha scritto il diggì di Atac, nella lettera spedita ieri alla Meleo? Che «è nel diritto di questa amministrazione mutare la governance dell'azienda. E su questo non ho nulla da dire». Tradotto: se i fondi per la metro A non arrivano e si procede «per ultimatum», e soprattutto se il Comune vuole «agire su operazioni di personale», lui è pronto a farsi da parte.

Ma c'è una polemica nella polemica, perché la missiva, spedita per conoscenza anche alla Commissione Trasporti del Senato, è stata anticipata dal senatore Pd Stefano Esposito, che ha parlato di «un quadro scandaloso del modo di operare della Raggi su Atac». La Meleo ha risposto via Facebook: «È grave che uno scambio di comunicazioni interne tra Campidoglio ed Atac sia reso pubblico da un senatore Pd, che ne strumentalizza i contenuti. Giochini tipici della vecchia politica». E ancora: «Il dato del 95% dei treni ce lo ha detto il diggì. I fondi sono stati stanziati».

GLI INCARICHI
L'ultima puntata di un botta e risposta che ha avuto inizio quando l'assessore Meleo ha chiesto di avere una «visione preventiva sui cambiamenti della macrostruttura», vale a dire gli spostamenti dei dirigenti. Una mossa che negli uffici dell'assessora considerano «di buon senso, essendo il Comune azionista unico di Atac», ma che al diggì non è andata giù. E ieri ha espresso tutto il suo «disappunto», sostenendo che «lo spostamento di alcune persone all'interno di un'azienda non può essere influenzato da ingerenze esterne».

Il manager poi è entrato nei particolari, alludendo a una telefonata di lunedì proprio con la titolare dei Trasporti su uno spostamento specifico. «Ho parlato con la persona interessata - scrive Rettighieri - a cui ho dato motivazioni sufficienti e non vedo l'opportunità di esprimere riserve su questa azione, come da Lei sostenuto molto sui generis». Ma chi sarebbe il dirigente trasferito,che avrebbe originato la diatriba? A leggere il bollettino degli ordini di servizio, spunta il nome di Federico Chiovelli, rimosso dal vertice della ferrovia Roma-Viterbo. «È un simpatizzante Cinquestelle», maligna qualche collega.
 
LE RISORSE
Resta poi il nodo dei fondi per la metro A, i 18 milioni stanziati dalla giunta con la delibera del 12 agosto. «Non sono disponibili perché nessun bonifico è stato effettuato da Roma Capitale verso Atac», scrive Rettighieri. «E nessun appalto può essere iniziato senza avere assolto tutta la procedura». Dal Comune forniscono una versione diversa: i fondi ci sono e verranno liquidati alle ditte, ma solo dopo l'esecuzione dei lavori. A cantieri chiusi. Cantieri che nel frattempo procedono a rilento, anche se «Atac ha iniziato gli interventi» che però non termineranno «prima di fine settembre, al massimo i primi di ottobre». Ma va chiarito un aspetto non proprio secondario: le risorse sbloccate dal Campidoglio dovranno poi essere rimborsate dalla municipalizzata o no? «Il tipo di finanziamento pone alcuni dubbi», evidenziano i vertici dell'azienda.

BOICOTTAGGIO
Ma l'allerta manutenzione che lanciano da via Prenestina riguarda anche il servizio bus: «L'altro malato all'interno di Atac». Scrive il diggì: «Il trasporto di superficie vede quotidianamente numeri ragguardevoli di vetture che rientrano per guasti, anche per motivi noti ed esogeni rispetto ad Atac (sindacati)», vale a dire il presunto boicottaggio su cui stanno indagando alcune inchieste interne.