Il punto di partenza è che i 2 milioni di contribuenti di Roma partono da una situazione già piuttosto pesante. Nel 2012, ultimo anno con numeri certificati, la tassa sui rifiuti media è stata di 309 euro, con un aumento del 2,5% rispetto al 2011. E un incasso di circa 600 milioni per le casse del Campidoglio. Ma se davvero la giunta capitolina applicherà il principio «più inquini, più ti tasso», l’anno prossimo saranno gli esercenti a pagare il prezzo più alto alla riforma.
LA SIMULAZIONE
Secondo una simulazione di Confcommercio, appunto, il passaggio dalla vecchia Tarsu al regime introdotto dalla legge di stabilità, potrebbe voler dire un aumento medio dei versamenti del 290%. Secondo l’indagine la maggiorazione sarà di circa sei volte per i ristoranti, le trattorie e le pizzerie (+482%). Infatti per queste tipologie la spesa annua calcolata per un'attività con una superficie media di 200 mq passerà da 802 euro a 4.674. Ma la batosta maggiore sarà di quasi sette volte per un negozio di ortofrutta (+650%) o una discoteca (+680%). Dall'analisi di Confcommercio emerge, in particolare, che per ortofrutta, pescherie, fiori e pizza al taglio (con superficie media di 100 mq) la spesa annua complessiva determinata dall'applicazione della Tari, dal 2014, determinerà un passaggio da 401 euro a 3.008 euro. Per discoteche e night club (superficie media 200 mq) si passerà da 558 euro a 4.373. Invece per bar, caffè e pasticceria l'incremento si attesterà al 314%. Più fortuna per negozi di abbigliamento, calzature, librerie, cartolerie e ferramenta ai quali verrà applicato un aumento medio del 46%.
LA RICHIESTA
Secondo Confcommercio, il salasso è il frutto della costruzione sbagliata del tributo in quanto «gli incrementi derivano essenzialmente dall'adozione di criteri presuntivi e potenziali e non dalla reale quantità di rifiuti prodotta». Così la confederazione ha chiesto di rivedere al più presto la struttura del sistema di prelievo ridefinendo con maggiore puntualità coefficienti e voci di costo distinguendo, in particolare, «tra utenze domestiche e non domestiche e tenendo conto anche degli aspetti riguardanti la stagionalità delle attività economiche».
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