Sciopero, la beffa dei dipendenti comunali: «Duemila in ferie all'ultimo minuto»

Il girotondo dei dipendenti comunali durante lo sciopero
di Simone Canettieri
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Domenica 8 Giugno 2014, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 19:45
S, buongiorno. Solo per avvisarvi che oggi mi metto in ferie. Venerdì mattina di buon’ora, mentre il Grande sciopero stava per mordere la Capitale, i centralini comunali sono stati subissati da questo tipo di telefonate. Tante, tantissime. L’ufficio risorse umane del Campidoglio le calcola in una «forchetta spannometrica» superiore alle duemila unità. Possibile dunque che tutti questi dipendenti municipali - vigili, maestre, bibliotecari, impiegati e così via - abbiano deciso come per magia, tutti insieme, nello stesso momento di andare al mare?

Difficile pensarlo: avrebbero occupato, prendendosi per mano, la striscia di battigia che va da Fregene a Ostia.



La scelta. La faccenda è più complessa e potrebbe essere riassunta così: in molti non sono voluti passare per ”crumiri”, lavorando mentre gli altri incrociavano le braccia, ma allo stesso tempo hanno preferito avere in tasca gli 80 euro netti di media della giornata, che altrimenti sarebbero stati loro decurtati (anche se è vero che hanno rinunciato a un giorno di ferie che ha un valore economico). E magari alla fine si sono anche affacciati alla protesta, senza pensare alle conseguenze sul bilancio del prossimo mese. O al massimo domani rientrando al lavoro potranno dire al vicino di scrivania: io c’ero, almeno con il pensiero.

Insomma, nel Comune di Roma dopo il salario anche le ferie sono accessorie? Pare di sì. Anche perché, a differenza di altri posti, da queste parti un impiegato può decidere di mettersi in ferie anche su due piedi. Senza preavviso.



Il calcolo. Per capire meglio cosa sia successo occorre partire ancora dai numeri, dalla solita guerra di cifre che accompagna tutte le manifestazioni, compresa quella di venerdì, il giorno nero di Roma città chiusa.



Secondo i sindacati Cgil-Cisl-Uil l’adesione è stata «intorno all’80 per cento» su un totale di 24 mila dipendenti capitolini. Un successo per i confederali con «oltre diecimila persone a manifestare per non farsi tagliare la busta paga». Dal Campidoglio invece danno altri numeri e dalle sfumature diverse. Sono stime approssimative ma garantite al limone che verranno sgrezzate, settore per settore, solo a partire da domani quando gli uffici riapriranno. La calcolatrice di Palazzo Senatorio dice che il giorno dello sciopero «il 73 per cento» dei municipali è risultato assente al lavoro. Attenzione: assente. Perché a questo dato va sottratta appunto la quota dei vacanzieri del venerdì, quelli delle “ferie accessorie”, stimati tra le 2.000 e le 2.400 unità. L’8-10%, appunto.



Numeri. Ecco così che l’adesione reale allo sciopero scende al 65%: un dipendente su tre ne pagherà le spese del punto di vista remunerativo nella prossima busta paga. Poi c’è chi invece aveva già ferie programmate incastrate con il ponte del 2 giugno (o malattie) per un totale di un altro 10 per cento. A conti fatti, dunque, i dipendenti che venerdì hanno timbrato il cartellino sono stati il 16% del totale: oltre 3.000 persone.



La routine. In una fase così accesa per il Campidoglio in cui merito e diritti sembrano fare a cazzotti, la storia dei vacanzieri last minute non fa strappare i capelli a nessuno. Pare sia la prassi. Molti dipendenti, quando arriva la bella stagione, per avere un week-end lungo lavorano fino al giovedì, poi entrano nello scivolo: venerdì ferie, sabato e domenica festa. Nulla di male, ma senza un adeguato raccordo, la macchina comunale rischia di ingolfarsi proprio il venerdì.



L’altra vertenza. Ma la protesta sotto le finestre del Campidoglio non si è placata nemmeno ieri con il lungo sit-in, da mattina a sera, dei lavoratori della Roma Multiservizi, controllata Ama. Per i manifestanti «3.000 posti sono a rischio». In serata sono arrivate le rassicurazioni del sindaco Marino: «I posti di lavoro non saranno toccati. Capisco l'ansia delle persone che temono questo ma controlleremo, attraverso le assessore di riferimento, Cattoi e Marino, che il consorzio nazionale servizi a cui sarà affidato parte del personale e dei servizi della società, faccia quanto prescritto dalla legge».
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