Roma, la sanità riparte. Zingaretti: «Entro il 2016 in arrivo 493 medici e infermieri»

Roma, la sanità riparte. Zingaretti: «Entro il 2016 in arrivo 493 medici e infermieri»
di Simone Canettieri
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Mercoledì 18 Maggio 2016, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 11:50
Nicola Zingaretti spesso è accusato, dai suoi colleghi del Pd, di vivere in auto-esilio in quella torre d'avorio che è il palazzone della Regione sulla Cristoforo Colombo. «Ecco, quando mi dicono che sono assente dal confronto politico - dice il governatore democrat - mi viene da ridere: il buon governo è la concretizzazione della buona politica». Seduto nella sala riunioni del suo ufficio, il presidente ha da poco firmato il decreto per l'assunzione di 40 operatori all'Asl Roma 3. «Persone, non numeri, certo. Ma i numeri, nella sanità sono importanti».

D'altronde il Lazio è la regione del buco, del blocco del turnover, del commissariamento.
«Era, mi verrebbe da dire. Con oggi salgono a 493 le assunzioni del 2016. Nel 2013 furono 74. In tre anni siamo arrivati a 800».

Il blocco del turnover ha prodotto negli ultimi anni l'espulsione dal lavoro di 8mila unità. Vuole invertire il trend?
«Sì, è finita la distruzione, adesso inizia la ricostruzione della nostra sanità. Il turnover è passato dal 10 al 40%. E da qui alla fine della prima legislatura arriveremo al 60%. Già questo dato si può interpretare come la fine della gestione commissariale».

Il ministro Lorenzin parla di «biennio». Conferma?
«Spetta ai tavoli ministeriali prendere questa decisione. Di sicuro, se da una parte aumentano le assunzioni, dall'altra diminuisce il disavanzo. Nel 2013 era di 670 milioni, nel 2014 di 355, le previsioni del 2015 sono di 255 milioni. L'obiettivo in due anni è alla nostra portata».

C'è luce in fondo al tunnel della sanità laziale?
«Sì, perché c'è un terzo pilastro della svolta: sono aumentati gli indici di qualità del nostro sistema sanitario. Che è monitorato dallo Stato con i Lea (livelli essenziali di assistenza). Per la prima volta. Siamo a 168, lo standard è 160. Controllando i direttori generali le cose cambiano, con nuove regole d'ingaggio».

Non tutti gli ospedali sono delle strutture accoglienti (eufemismo). Ne conviene?
«Anche su questo registriamo una svolta. Grazie ai fondi della Legge 20 riusciremo a mettere in campo 270 milioni di euro per l'edilizia sanitaria».

In concreto?
«Rifaremo tutti i reparti di maternità del Lazio, parte operatoria e degenza».

Entro quando?
«La fine del mio mandato. E poi abbiamo un'altra sfida ai Castelli: un nuovo ospedale con 255 posti tra Ariccia e Albano».

Lei parla di velocità, ma la sua maggioranza la frena. E' così?
«La produzione del consiglio è ottima. Anche l'apporto dell'opposizione, penso alla riforma delle società, è importante. Ora bisognerà mantenere il ritmo».

Punta anche a lei a portare a casa la nuova legge elettorale?
«Gli attuali eletti nel listino sono persone validissime, però credo che nel futuro sia più giusto eliminarlo: meglio un consiglio eletto a suffragio universale».
 
Lei progetta al 2018, c'è chi dice che in caso di voto anticipato anche la Regione potrebbe accordarsi.
«Una particolarità della crisi della politica a Roma sono le chiacchiere a cui mi sono sempre sottratto: non è un caso che in tre anni abbiamo avuto tre sindaci e un presidente di Regione».

Come voterà al referendum costituzionale?
«Voterò sì».

Poi appoggerà Renzi al congresso del Pd?
«Noi sosteniamo già oggi lo sforzo che sta facendo il Governo per innovare l'Italia. E ora siamo impegnati a far vincere Roberto Giachetti, che sa come risollevare Roma».

Lei governa con Sel. Per il Campidoglio, invece, l'alleanza è saltata. Non è anche colpa del Pd?
«Non sono per drammatizzare queste decisioni. Ognuno gioca la propria partita. L'importante è arrivare al ballottaggio con la consapevolezza che poi si possa costruire un'alternativa al rischio delle destre e al populismo del M5S».

I circa 40mila votanti alle primarie è un campanello che suonerà il 5 giugno?
«E' stato un risultato eccezionale in un clima complicato e complesso. Siamo l'unica forza che si è rivolta ai cittadini per scegliere il candidato».

Ma nel Pd c'è stata una vera analisi di Mafia Capitale o siamo all'autoassoluzione?
«Il Pd ha messo al centro l'innovazione: i risultati premieranno Giachetti».