Roma, Salvini: «Pedaggio sul Gra». L'ira della meloni: «Così mi fai perdere»

Roma, Salvini: «Pedaggio sul Gra». L'ira della meloni: «Così mi fai perdere»
di Simone Canettieri e Fabio Rossi
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Martedì 24 Maggio 2016, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 09:54

ROMA - «Adesso basta, che gioco stai facendo? Così mi fai perdere voti». E’ sera quando GiorgiaMeloni chiama Matteo Salvini per una telefonata non proprio conciliante. La candidata sindaco di Fratelli d’Italia urla e si sfoga. Sulle agenzie tiene banco la frase del leader leghista sul Grande raccordo anulare «che va pagato modello Svizzero, una volta all’anno con il bollino». Dichiarazione che poi Salvini correggerà fino alla smentita, con la presa di posizione ufficiale della Meloni: «E’ stato frainteso». Ma dietro al caso si nasconde una tensione tra «Giorgia» e «Matteo» che va avanti ormai da settimane. Solo ieri oltre all’incidente sul Gra, c’è stato un altro frontale su via Almirante, la proposta della candidata sindaco, che è stata parzialmente bocciata a distanza sempre da Salvini con la classica «non è una priorità». Due indizi magari non faranno una prova ma dentro Fratelli d’Italia la tensione è salita alle stelle. Ecco perché la telefonata della Meloni all’alleato non si è fermata al pedaggio del Grande raccordo anulare. «Noi, al Nord, abbiamo sempre detto che le tasse vanno pagate», è stata la risposta gelida del capo del Carroccio. «Ma se non sa nemmeno dove inizia e dove finisce Roma», hanno commentato caustici i collaboratori più stretti dell’ex ministro della Gioventù.

GLI ALLEATI Di fatto la convivenza tra i due capi del nuovo centrodestra si sta facendo sempre più complicata. Continuano a esserci scelte totalmente discordanti o almeno poco in sintonia. Esempio lampante l’ultima uscita romana insieme. Meloni non voleva andare a farsi insultare dagli antagonisti fuori dal campo di rom della Magliana, dove invece Salvini ha tenuto banco per un’ora facendo dirette Facebook in continuo battibecco con nomadi e centri sociali. «Infatti Giorgia ha avuto un atteggiamento totalmente diverso - raccontano ancora dal suo staff - si è messa a parlare con uno dei capi della comunità rom, niente passerella, di problemi reali». Prima ancora c’era stato il mezzo endorsement di Salvini alla Raggi («Al ballottaggio con il Pd voterei lei») che era stato percepito come un autogol comunicativo, a non voler essere troppo maliziosi, niente male. Nel centrodestra romano dicono che sia stato proprio il leghista, affossando Bertolaso, a costringere «Giorgia» a candidarsi, nonostante l’iniziale via libera di Fratelli d’Italia all’ex capo della Protezione civile. Fu proprio il deputato di FdI Fabio Rampelli ad andare ai gazebo di Forza Italia a votare Bertolaso, mentre il leghista aveva già iniziato a bombardare sull’allora candidato di Silvio Berlusconi. Ma che gioco sta facendo la Lega? La domanda nel comitato della Meloni ricorre puntuale quasi tutti i giorni. «A Roma non contano nulla, sono inesistenti, basti pensare che non hanno nemmeno lasciato il materiale elettorale qui da noi», raccontano. In molti dicono: «Matteo l’ha usata per sfilare la leadership a Berlusconi, altro che Roma».

LA STRATEGIA Di fatto la convivenza è problematica, e Giorgia «è particolarmente sensibile in questi giorni per il progredire della gravidanza». Il resto lo fanno i retroscena che girano puntuali nel centrodestra multiforme di Roma. Dietro alla «strategia» quasi scientifica di Salvini di mettere in difficoltà a giorni alterni l’alleata ci sarebbe un ragionamento sull’Italicum. Per tenere a bada il voto di lista di Fratelli d’Italia rimanendo il leader della nuovo fronte lepenista. Lei di tanto in tanto risponde e va al contrattacco. Durante le riunioni per la presentazione delle liste gli scontri tra i due partner, e i rispettivi generali, si sono sprecati per la scelta dei candidati presidenti nei municipi. «Anzi, noi pensavamo che alla fine Salvini non presentasse nemmeno la lista e convergesse a sorpresa su Marchini», racconta un esponente di FdI.

Nei giorni di massimo scontro a chi le chiedeva dei leghisti in giunta Meloni è stata drastica: «Vediamo prima quanti voti prendono». Dichiarazioni che si perdono nei rulli delle agenzie che ma che di tanto in tanto affiorano. Come ieri sera con la bomba sul Gra. Seguita da una telefonata non proprio da alleati fraterni.

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