Salari accessori a Roma, altolà del Mef: «Raggi non paghi l'arretrato»

Salari accessori a Roma, altolà del Mef: «Raggi non paghi l'arretrato»
di Fabio Rossi
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Lunedì 12 Settembre 2016, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 15:42
Il salario accessorio rischia di creare un nuovo corto circuito in Campidoglio, proprio mentre Virginia Raggi cerca di rimettere in sesto la giunta e ripartire. La sindaca, che ha mantenuto per sé la pesante delega al personale, vorrebbe sbloccare i pagamenti arretrati per i 23 mila dipendenti comunali, dopo che il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca il 17 giugno scorso ha sospeso «in via cautelativa» l'erogazione del saldo della produttività per l'anno 2015.

Un chiaro tentativo di uscire dall'angolo, con una mossa che le faccia guadagnare nuovi consensi nella vasta platea dei lavoratori dell'amministrazione capitolina. Ma dal ministero dell'Economia le hanno fatto già sapere, per le vie brevi, che una decisione di questo tipo può essere presa solo dopo la soluzione complessiva della questione dei bonus sugli stipendi, ancora in bilico da quando gli ispettori del Mef hanno bocciato il vecchio sistema degli extra pagati a pioggia, che a Palazzo Senatorio era in vigore da decenni.

LA RESTITUZIONE
Tutto ciò mentre i sindacati di categoria sono sul piede di guerra, e preparano una clamorosa class action dei dipendenti contro il Campidoglio. Il problema principale è quello della restituzione degli arretrati del salario accessorio: quei 340 milioni di euro che il Campidoglio ha distribuito ai suoi dipendenti tra il 2008 e il 2012 in maniera «illegittima», secondo l'Ispettorato generale di Finanza del dicastero di via XX Settembre. E che, di conseguenza, ora devono essere rimborsati al Governo. Tronca, prima dell'estate ha avviato ufficialmente la procedura per la restituzione. Ma i tempi e le modalità del maxi-indennizzo sono ancora tutti da valutare.

Decurtazioni dirette nei cedolini dei dipendenti, in ogni caso, non ci saranno, considerato che questa misura viene esclusa espressamente dal decreto legge 16 del 2014. Ma i lavoratori potrebbero comunque ritrovarsi con i salari decurtati delle indennità del contratto decentrato, anche in futuro dato che è possibile un taglio del fondo per i bonus. Il ministero, in una nota del giugno 2015, aveva precisato di non aver mai chiesto indietro quei soldi, sottolineando semmai che all'erogazione del salario accessorio non era corrisposto un «ampliamento dei servizi esistenti che richiedano un aumento delle prestazioni del personale». Insomma, la riforma varata due anni fa da Ignazio Marino non sarebbe sufficiente a rendere effettivo il legame tra extra salariali e aumenti di produttività, ossia maggiori servizi ai cittadini.

LA LETTERA
In questo contesto, sbloccare unilateralmente le risorse per il salario accessorio esporrebbe l'amministrazione comunale a una possibile azione della Corte dei conti, per l'ipotesi di danno erariale. Per questo motivo la Raggi ha deciso di chiamare in causa il ministro Pier Carlo Padoan con la lettera inviata martedì scorso, in cui la sindaca chiede «un incontro e l'immediata apertura di un tavolo interistituzionale, ove presentare le soluzioni individuate da questa amministrazione per risolvere l'annosa questione del salario accessorio del personale non dirigente capitolino».

Insomma, la sindaca cerca una sponda nel Mef per dare il via ai pagamenti arretrati e placare l'ira dei sindacati. «Serve un intervento normativo che liberi la contrattazione decentrata, sennò si rischia la paralisi e l'impoverimento dei lavoratori - è il ragionamento di Natale Di Cola (Fp-Cgil) - Senza passi in avanti la mobilitazione è inevitabile». A questo punto «sia chiaro che chi sta violando le norme non sono certo i lavoratori che mandano avanti questo Ente - sottolinea Giancarlo Cosentino (Cisl-Fp) - ma certamente chi, non erogando il giusto salario, imposto con l'atto unilaterale, sta violando principi contrattuali e costituzionali». La temperatura è destinata ulteriormente a salire, nella settimana della riapertura di scuole e asili.
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