Romeo, la versione ai pm: «Alla Raggi volevo bene». Tutte le anomalie nella nomina

Romeo, la versione ai pm: «Alla Raggi volevo bene». Tutte le anomalie nella nomina
di Valentina Errante e Sara Menafra
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Venerdì 10 Febbraio 2017, 08:12 - Ultimo aggiornamento: 15:52

«Le volevo bene e la stimavo», così davanti al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al pm Francesco dall'Olio, Salvatore Romeo ha spiegato il suo legame con Virginia Raggi. Tanto forte da averlo spinto a intestarle quelle due polizze vita, finite al centro dell'interrogatorio. Affetto e stima ricambiati, al punto che la sindaca, appena insediata, ha sfidato tutti, dall'Avvocatura comunale all'allora capo di Gabinetto che le profilavano un abuso d'ufficio, nominando Romeo a capo della sua segreteria e ufficializzando nella delibera anche una delega alle Partecipate.

Un assessore ombra, secondo Carla Raineri, l'ex capo di Gabinetto che, dopo essersi opposta in tutti i modi, si rifiutò di vistare l'incarico e fu costretta alle dimissioni. Una decisione sulla quale la Raggi non volle fare un passo indietro neppure dopo il parere dell'Anac. Il dolo nell'abuso d'ufficio sta tutto in quel rapporto personale e nello scambio di favori che mette nei guai la sindaca. Intanto, Raffaele Marra, l'altro fedelissimo, finito sotto accusa insieme alla Raggi per l'incarico al fratello Renato e in carcere per corruzione, si rivolge alla Cassazione chiedendo di tornare il libertà. La prossima settimana sarà sentito dai pm, le sue parole potrebbero essere determinanti nell'inchiesta sulle nomine.

LO SCONTRO
La delibera arriva in giunta il 9 agosto, inserita in un atto che comprende anche altre nomine. Non c'è il visto del capo di Gabinetto, né del capo del personale, Laura Benenti, detestata da Marra e Romeo e alla fine sostituita dallo stesso Marra. L'atto, che non riportava il compenso per Romeo (passava da uno stipendio di 39mila euro a 110mila), aveva solo il visto di Gianluca Viggiano, vice del Personale. La prima a rendersi conto di quello che sta accadendo è il magistrato Carla Raineri, capo di Gabinetto della sindaca: «Illustrai al sindaco - ha scritto nell'esposto presentato in procura - che doveva ritenersi impossibile per un dipendente, assunto a tempo indeterminato, ricorrere all'istituto dell'aspettativa per poi essere assunto dal medesimo ente con contratto a tempo determinato e la invitai a revocare la delibera. Rappresentai anche che siffatto comportamento avrebbe potuto configurare un'ipotesi di abuso d'ufficio, laddove un siffatto meccanismo fosse stato posto in essere allo scopo di attribuire al dipendente un vantaggio economico altrimenti non conseguibile».

Romeo invece non viene revocato: «La sindaca non volle sentire ragioni», puntualizza Raineri. Davanti alle obiezioni chiede un parere orale al capo dell'Avvocatura, ma anche Rodolfo Murra la pensa allo stesso modo. Convocato in procura, il legale, poi declassato, ha confermato le pressioni pesantissime. La Raggi si rivolge quindi a uno studio esterno. L'avvocatessa, che trova un precedente simile al Comune di Firenze e uno a Roma, diventerà poco dopo una consulente. Marcello Minenna, intanto, invia una lettera a sindaco e assessori per revocare il suo voto agli incarichi, ma nulla accade. Quando la Raineri si dimette, protocolla il parere di un docente di Diritto amministrativo, che boccia la nomina. È a quel punto che la Raggi si rivolge all'Anac, che si esprime negli stessi termini: il Campidoglio deve dotarsi di un regolamento che preveda questo tipo di assunzioni, di fatto non sono contemplate. Cantone punta sulla ragionevolezza dello stipendio dei consulenti. Raggi conferma l'incarico a Romeo ma, anziché il triplo, decide di dargli solo il doppio dello stipendio.

LA DELEGA ALLE PARTECIPATE
La delibera prevede che Romeo curi «in particolare i rapporti con la giunta e con gli enti pubblici e i soggetti partecipati a vario titolo da Roma capitale». Una decisione che darà a Romeo un potere enorme, una presenza costate alle riunioni indette dall'assessore Minenna durante le quali «esercitava la singolare delega alle partecipate», anche Minenna, convocato dai pm, conferma. Il capo staff avrebbe pesantemente «interferito anche nella nomina del direttore generale Ama».

L'INTERROGATORIO
Dopo cinque ore di interrogatorio, Romeo ha ammesso che sul suo conto la procura «ha fatto indagini patrimoniali molto complesse», aggiungendo di avere chiarito tutto. Non fino in fondo, però, se ha annunciato, esattamente come la sindaca dopo otto ore davanti ai pm, di volere presentare una memoria scritta. In realtà, le indagini patrimoniali sono state il punto di partenza degli inquirenti, per stabilire da dove provenissero i 130 mila euro che l'ex capo della segreteria della sindaca ha distribuito in polizze. Mercoledì, invece, all'indagato sono stati contestati anche altri documenti acquisiti dalla Squadra mobile. Nuovi elementi che spiegherebbero l'ostinazione della Raggi. Anche iter delle polizze che Romeo ha sottoscritto più volte nel tempo è stato oggetto di parecchie domande: «Si è parlato diffusamente delle polizze, Romeo ne stipulava da almeno venti anni come forma di investimento a basso rischio e basso rendimento», ha detto l'avvocato Riccardo Luponio, secondo il quale il suo assistito sarebbe estraneo ai fatti: «Non è entrato nell'iter formativo della delibera sulla sua nomina. Non era affar suo».

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