Cantone, in una risposta di due pagine inviata il 7 settembre ma protocollata dal gabinetto del sindaco soltanto il 29 settembre, rimarca la «necessità di previa disciplina» di un «Regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi» interni al Comune per regolare l'applicazione generica dell'articolo 90 del Tuel, ovvero la norma che disciplina gli uffici di supporto agli organi di direzione politica. Tale Regolamento dovrebbe fissare i 'palettì e normare i casi come, appunto, quello di Romeo, ma in Campidoglio una regola siffatta non esiste nel Regolamento vigente. Tanto che qualcuno in Campidoglio, ispirandosi a quanto fatto a Firenze dal sindaco renziano Dario Nardella, aveva pensato a una modifica ad hoc del Regolamento, modifica mai apportata per evitare che venisse letta come una legge ad personam. Nel Regolamento vigente, ad oggi, tale norma manca, e questo getta ombre sulla posizione di Romeo. Ma Cantone invita anche ad adottare, nella retribuzione di tali contratti a tempo determinato, «criteri di ragionevolezza e buon andamento». E in un Comune dove la casse piangono, uno stipendio prima triplicato, poi sforbiciato ma comunque aumentato di più del doppio, il contratto di Romeo sembra stridere con i criteri indicati dal capo dell'Anticorruzione.
Nello stesso parere, l'Anac riconosce «la possibilità, e non l'obbligo», di definire «la retribuzione di tali contratti a tempo determinato, parametrandola a quella dirigenziale, fermo restando che tale determinazione non vale, di per sé, a configurare l'incarico come dirigenziale e fermo restando che per il personale assunto con tali contratti vige il divieto di svolgimento di cariche gestionali».
Un appunto che probabilmente ha indotto lo stesso Romeo, il 4 ottobre scorso, a interpretare "positivamente" quanto sentenziato dall'Anticorruzione sulla sua nomina: "è legittima", aveva dichiarato il caposegreteria della sindaca. Ma a leggere per intero il parere dell' Anac, qualche dubbio, più d'uno, sorge.
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