Roma, caso rifiuti: tre mosse per sostituire l'assessore Muraro

Roma, caso rifiuti: tre mosse per sostituire l'assessore Muraro
di Simone Canettieri
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Giovedì 13 Ottobre 2016, 08:14 - Ultimo aggiornamento: 12:55

ROMA Provata ma sorridente. Uscendo dal Campidoglio Paola Muraro si è lasciata sfuggire un «ho bisogno di serenità». Il destino politico dell'assessora all'Ambiente va di pari passo con l'inchiesta che la riguarda. I vertici parlamentari del M5S, ormai osservatori attenti ma distanti (per scelta) dalle dinamiche del Campidoglio, ieri alla Camera hanno così commentato: «Vedremo come se la sbrigherà la Raggi». Di sicuro l'assessora sarà convocata per rispondere dello smaltimento di rifiuti senza autorizzazione, il reato ambientale che la Procura di Roma le contesta. E mentre l'accusa di abuso d'ufficio sembra destinata all'archiviazione, i tempi per la conclusione dell'indagine, che la porterebbero direttamente in Tribunale con una citazione diretta a giudizio, si stringono. La vicenda riguarda le certificazioni dei tmb degli impianti della municipalizzata di Salaria e Rocca Cencia, sottoscritte dall'ex consulente Ama, una violazione che prevede la pena dell'arresto da tre mesi a un anno o un'ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro nel caso di rifiuti non pericolosi. L'avvocato Alessio Palladino, uno dei difensori della Muraro, si dice certo che l'assessora incorrerebbe soltanto nella pena pecuniaria, l'interrogatorio sarebbe comunque uno snodo importante e una «discovery» delle accuse che la Procura le contesta. I pm, intanto, continuano a lavorare sull'enorme quantità di documenti raccolti in questi mesi: dalle denunce dell'ex presidente di Ama, Daniele Fortini, ai faldoni che Muraro ha consegnato il 4 settembre nel corso dell'audizione d Commissione parlamentare sulle Ecomafie.

IL NODO
Davanti a un avviso di garanzia e a una richiesta di rinvio a giudizio, i parlamentari grillini disegnano tre strade. Tutte portano però allo stesso risultato: l'uscita di scena della Muraro dalla Giunta. «Molti di noi staranno sul divano con i pop corn», commenta caustica una parlamentare molto influente del M5S.

LE IPOTESI
Il contratto ideato dalla deputata Roberta Lombardi, su input della Casaleggio, parla chiaro. Davanti all'avviso di garanzia, l'assessore deve rimettere il mandato nelle mani del M5S. Che poi sottoporrà la permanenza in giunta dell'indagata alla rete (con una votazione on line). Anche se si fa strada l'ipotesi di un referendum interno al gruppo dei 29 consiglieri comunali grillini. «Aspettiamo le carte...», continua a ripetere il vicesindaco Daniele Frongia. Anche se la prima ipotesi - e cioè la formalizzazione di un avviso di garanzia - sembra lasciare poco spazio alle alternative. Sempre che il contratto firmato dalla Raggi abbia ancora una valenza politica. Il secondo ragionamento che fanno un po' tutti i parlamentari grillini per arrivare all'uscita di scena della Muraro è fatto di politica pura: «Sarà Beppe, o al massimo Davide Casaleggio, a spiegare a Virginia che per le nostre regole dovrà lasciare». Il fronte più ortodosso, infatti, teme che la svolta garantista basata sull'opportunità politica di tenersi un indagato a seconda dei casi sfoci in un pericoloso processo di «normalizzazione» del M5S.

L'ultima ipotesi infine, è fatta di un accordo «tra gentil donne»: potrebbe essere la stessa Muraro a lasciare. La caccia ai possibili sostituti è in piedi da tempo, ma al momento Milano avrebbe trovato solo due profili maschili, un problema per la parità di genere. Ma questi sono particolari, almeno per il momento.

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