Roma, sì alla funivia, ma non all'Atac: dai rifiuti alle potature il Comune ricorre ai privati

Roma, sì alla funivia, ma non all'Atac: dai rifiuti alle potature il Comune ricorre ai privati
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 13 Dicembre 2017, 07:39 - Ultimo aggiornamento: 10:15

E se i dipendenti dell'Atac improvvisassero uno sciopero bianco lasciando i passeggeri per aria nelle cabinette sospese tra Casalotti e Boccea? No, non succederà. La nuova funivia che il Campidoglio a trazione grillina promette di costruire a Roma Nord - e lo stesso discorso vale per le altre due funivie inserite dalla giunta nel Piano urbano della mobilità sostenibile - dovrebbero essere affidate a società private, abituate a gestire piloni e funi metalliche. Di questo almeno sono convinti gli ingegneri che stanno lavorando al progetto, ormai alle battute finali per rispettare l'impegno preso dalla sindaca Virginia Raggi dopo le elezioni dell'anno scorso: la funivia, almeno quella di Casalotti, aprirà entro la fine della consiliatura, cioè nell'estate del 2021.

LA COMMESSA PUBBLICA
Per trasformare elaborati, planimetrie e grafici vari in realtà, i tecnici delle società del Comune interessate al progetto (Risorse per Roma, Agenzia della Mobilità, Roma metropolitane) stanno ragionando su un appalto di «concessione, realizzazione e gestione». Significa che le ditte che si aggiudicheranno la commessa, dopo avere costruito materialmente la cabinovia, saranno anche i gestori dei nuovi impianti, almeno per un lungo periodo iniziale (minimo 5 anni, in genere). Questo dovrebbe valere per la Casalotti-Boccea, che incrocerebbe la metro A a via Battistini, ma anche per la Magliana-piazza Civiltà del lavoro a Sud e per la Ionio-Bufalotta sempre nel quadrante nord. Insomma, pur promettendo ostinatamente di voler tenere la malandata Atac al 100% in mani pubbliche, il Comune sembra disposto a cedere ai privati la più importante infrastruttura di trasporto che i Cinquestelle sognano di lasciare in eredità alla Città eterna. Una scelta quasi obbligata, in realtà, considerata la complessità dell'appalto.

GIARDINIERI ESTERNI
Non è certo l'unico settore dove in questi anni l'amministrazione cittadina, prima e dopo la scalata dei grillini al Campidoglio, ha dovuto far entrare in campo ditte esterne, per sopperire ai bug strutturali della macchina amministrativa. Per esempio il verde pubblico: col Servizio giardini sempre più povero di mezzi e uomini - anche se, va riconosciuto, la giunta Raggi ha provato a invertire la tendenza cominciando a riassumere un po' di giardinieri - si è dovuti ricorrere ai privati. Dopo l'appalto per il «monitoraggio» e il pronto intervento per i casi più urgenti, il Comune nel 2018 dovrebbe finalmente assegnare altre due commesse milionarie: l'appalto per le grandi alberature (4 lotti, circa 5 milioni di euro) e quello per il cosiddetto verde orizzontale, quindi cespugli e aiuole, spacchettato in 5 lotti per 4 milioni complessivi. Per la prima volta, le imprese verranno ingaggiate con una procedura sistematica (e trasparente), dopo la bad practice dei mini-affidamenti diretti tanto in voga negli anni passati.

SPAZZATURA E BUSINESS
Per la gestione dei rifiuti, considerati gli affanni di Ama, l'apporto dei privati è fondamentale e da molto prima che i Cinquestelle arrivassero al governo di Roma: dalla raccolta differenziata agli impianti di smaltimento della spazzatura, senza gli esterni la Capitale non sarebbe minimamente in grado di chiudere il ciclo dei rifiuti.
Anche nel comparto trasporti, al di là della funivia, l'amministrazione grillina ha bussato alla porta delle ditte esterne. È successo per le linee bus in periferia, oggi affidate alla Roma Tpl con un contratto che scadrà nel maggio 2018. Quest'estate la giunta ha deciso di rimetterle a gara, approvando un avviso di pre-informazione che prevede un aumento del servizio da 30 a 45 milioni di vetture-chilometro all'anno e un affidamento che consentirà a un privato di gestire per nove anni oltre il 20% del trasporto di superficie di Roma.
 

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