Roma e i Fori pedonali, ascesa e caduta di un'idea sbagliata

Roma e i Fori pedonali, ascesa e caduta di un'idea sbagliata
di Mario Ajello
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Mercoledì 3 Agosto 2016, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 13:22

C'è chi è impaziente ed esagera: «Quando arrivano le macchine?». E c'è chi, a due passi dal Colosseo, esprime la gioia per la riapertura di via dei Fori Imperiali al traffico di bus e taxi e non lo fa in versi come capitava a Giuseppe Gioacchino Belli ma lo fa con la stessa motivazione in slang del grande poeta: «Chi va a piedi ha sempre torto». Pedonalizzazione adieu e ciaone al mito marziano - e si sta parlando di Marino - che avrebbe voluto fare di questa fetta pregiata di città, isolandola da tutte le altre, «il parco archeologico più grande del mondo». E la più grande bellezza della Grande Bellezza, come se lo splendore di Roma avesse bisogno di Ignazio per emanare nuova luce, e come se bastasse una trovata estetica per cambiare il corso della storia e per facilitare i percorsi quotidiani che invece senza via dei Fori Imperiali si sono complicati assai.

NAPOLEONE III E IL DUCE
I romani, dal 2013 a queste ultime ore in cui è esploso il grido popolare «aridatece l'auti» (cioè il bus, appena è scattata la pedonalizzazione integrale che sta per essere cancellata dalla nuova giunta), hanno assistito con i propri occhi e sulla propria pelle alla genesi, evoluzione e morte di un'idea sbagliata. Senza mai affezionarsi ad essa. La connessione sentimentale tra i cittadini e i Fori «liberati» non è mai scattata. Sostituita viceversa dal sentore diffuso che l'ideona del tutti a piedi fosse soltanto uno spot slegato e perfino nemico rispetto alle esigenze collettive di vivibilità.

Sarebbe mai venuto in mente, al sindaco di Parigi, di disfarsi dei grandi boulevard che furono fatti costruire da Napoleone III? Ma figuriamoci. E allora come mai la via dei Fori Imperiali, voluta da Mussolini e mai amata da certa cultura goscista, poteva essere invece oggetto di tanto discredito da volerla staccare dal contesto della vita vera per mummificarla in un souvenir? L'azzardo marziano, non a caso, ha trovato tanti critici e basti ricordare ciò che non si stancava di ripetere uno dei grandi della storiografia italiana, Luciano Canfora: «Scelta demenziale la pedonalizzazione dei Fori». E ancora: «Siccome l'Altare della Patria è brutto lo abbatterà? E porterà il Campidoglio alla forma che aveva prima, ai tempi di Romolo e Remo?».
 
Questa storia nata male ha prodotto cattiva gestione della cosa (la giunta non s'è preoccupata della viabilità in tilt, dell'Esquilino senza sbocchi e degli ambulanti che tuttora affollano la zona con la loro paccottiglia); proteste dei cittadini; comitati referendari inferociti («Aboliamo l'abolizione di via dei Fori»); rivolte dei commercianti; sarcasmi dei romani (Renato Zero: «A Ignazie' e pensa alle cose serie, ricordati deee bucheee»); più traffico e più smog; e persino velleità di decollo del tipo molto pop: «Pe' annà dal centro a San Giovanni - ha imbruttito un ragazzo rivolto al cartello di divieto di transito - che devo fa'? Me tocca vola'?».

L'ULTIMA SMART
Il finale paradosso dei paradossi, in questa vicenda che ha fatto sorridere il mondo invece di rilanciare Roma agli occhi del mondo («Così restituiamo il Colosseo non solo ai romani ma a tutto il Pianeta», diceva l'improbabile slogan), è che a cassare la pedonalizzazione siano stati propri i grillini che in campagna elettorale avevano sostenuto l'opposto. E che nella palingenesi anti-automobilistica parevano più integralisti dell'integralista Ignazio. Il quale alle ultime elezioni ha tifato Raggi e ora guida il fronte che si oppone alla scelta pentastellata. Del resto, in questa tragicommedia non fa specie l'assurdo per cui, a puntare sulla presunta esaltazione della romanità tramite i Fori «liberati» dalle quattro ruote, sia stato proprio il sindaco Gnazio che ha abolito la dicitura SPQR - in favore di un inglesismo deteriore come Rome&You - e che voleva togliere i numeri romani alle strade (non più via XX settembre ma 20 settembre) cancellando non solo l'identità ma anche la dignità di una antica capitale immeritevole di tutto ciò.

L'ultima auto privata a passare per i Fori Imperiali, alle 5,30 del 3 agosto 2013, poco prima che scattasse la prima pedonalizzazione, fu una Smart.

Da largo Corrado Ricci doveva raggiungere Tor Marancia. La guidava un tizio che disse ai pizzardoni di chiamarsi (ma probabilmente scherzava) Silvio Bersani. Cominciò il pasticcio. Ora s'è cercato di mettere una toppa di realismo. La speranza è che non venga strappata e che Roma non sia più considerata un giocattolo.

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