Roma, Varazzani: troppe bugie sul debito, a rischio risparmio postale e Cdp

Massimo Varazzani
di Massimo Varazzani*
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Lunedì 9 Maggio 2016, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 22:28
Gentile Direttore, sento e leggo una serie di fantasiose considerazioni sul debito pregresso di Roma Capitale con relative ipotesi di intervento. Le parlo quale ex Commissario straordinario al Debito di Roma. Mi corre l'obbligo di portare all'attenzione dei suoi lettori alcune argomentazioni che riportino la questione nei suoi precisi confini, senza voli pindarici con nessuna base di fattibilità.

Per il rimborso del vecchio debito di Roma, quello maturato prima del 28 aprile 2008, la gestione commissariale riceve un contributo perpetuo di 500 milioni di euro l'anno, 300 dei quali a carico dello Stato italiano e 200 a carico dei romani con un'addizionale Irpef aggiuntiva dello 0,4%. Fin dal 2011 era chiaro a tutti, e non è un segreto, che i 500 milioni di contributo annuo erano assolutamente insufficienti per ripagare integralmente i debiti pregressi che, il commissario straordinario Oriani, aveva determinato al 26/7/2010 in 22,4 miliardi di euro, importo poi confermato con decreto legge 225 del 2010. Basta considerare che le sole rate dei vecchi mutui del Comune di Roma ammontavano a 550 milioni di euro l'anno. E se anche tutto il contributo di 500 milioni, come qualcuno suggeriva, fosse stato utilizzato per chiedere un'anticipazione al sistema finanziario, si sarebbero incassati poco più di 10 miliardi, una somma che non sarebbe bastata nemmeno a coprire il solo debito finanziario che, allora, ammontava a 13 miliardi di euro.

La tecnica scelta, allora, fu quella di scontare una parte del contributo (180 milioni, a regime), a trent'anni, modalità che ha permesso di massimizzare gli introiti, ottenendo 3 miliardi nel triennio 2011/2013, ai quali si sono aggiunti 1,47 miliardi a fronte delle prime tre annualità di contributo. In totale, quindi, 4,5 miliardi che insieme all'incasso di una parte dei crediti della gestione commissariale, hanno reso possibile nei cinque anni del mio mandato di effettuare pagamenti cash per 5,6 miliardi di euro, dei quali 2,6 miliardi per debiti finanziari e 3 miliardi per debiti non finanziari, per ben oltre 30 mila mandati di pagamento. Questa operazione è stata replicata nel 2014, mettendo a gara per 24 anni i residui 320 milioni del contributo pubblico. La gara è stata vinta dalla Cassa Depositi e Prestiti. Grazie a questa operazione ci sono a disposizione 5,4 miliardi di euro che andrebbero utilizzati entro quest'anno, anche se sembra che il neo commissario non abbia intenzione di farlo.

Questo, in estrema sintesi, è ciò che è stato. Quel che sarà, credo, interessi maggiormente i suoi lettori. I candidati a sindaco che competono per la guida di Roma Capitale, si sono esercitati in ipotesi, in verità fin troppo semplicistiche, per trovare una via di uscita dal debito pregresso. Di fondo c'è un'idea comune, quella di poter rinegoziare i vecchi mutui del Comune di Roma. Questo piano, poi, ha diverse declinazioni: c'è chi dice che si potrebbero sostituire i vecchi mutui con un nuovo maxi mutuo concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti a tassi più bassi, e chi dice, addirittura, che il Tesoro potrebbe anticipare circa 9 miliardi di euro senza interessi per 30 anni. Estinguendo anticipatamente i vecchi mutui e quindi pagando meno interessi, è la tesi, si potrebbe ridurre il contributo di 200 milioni a carico dei romani in modo da abbassare, meritoriamente, l'aliquota Irpef. Per la chiarezza del dibattito e per evitare facili illusioni per i contribuenti, vorrei sottolineare alcune circostanze che rendono queste possibili azioni difficilmente realizzabili.

1 – Dei 1.686 contratti relativi ai vecchi mutui, 1.491 sono stipulati con la Cassa Depositi e Prestiti, e la loro estinzione anticipata prevede pesanti penali. Il mancato incasso delle penali da parte Cdp potrebbe configurare un danno erariale.

2 – La Cassa Depositi e Prestiti non può, per legge, rinegoziare i mutui senza un provvedimento di carattere generale, essendo tenuta a praticare tempo per tempo condizioni uniformi per tutti i prenditori della specie. Lo dico in modo più semplice. Se volesse dimezzare il tasso di interesse dei vecchi mutui del Comune di Roma, dovrebbe farlo anche per tutti gli altri Comuni che hanno analoghi mutui. Siccome si tratta di mutui di alcuni anni fa, quando i tassi erano più alti, lo stesso conto economico della Cdp ne risentirebbe, e ci potrebbero essere effetti negativi sul risparmio postale che alimenta la Cassa stessa.

Caro Direttore, di carne al fuoco ce ne sarebbe tanta e delle più varie qualità, molta più di quanta ne abbia potuto condensare in queste poche righe. Un dèbat publique sull'argomento è una sfida che accetterei volentieri. Con chiunque. Pronto ad accettare tutte quelle diverse ipotesi di soluzione che fossero però realmente praticabili e non prendessero per il naso i contribuenti tutti. Faccio presente tutto ciò per rispetto al ruolo che mi è stato per lungo tempo affidato. Il Commissario del debito è un'istituzione che rappresenta lo Stato, non Roma Capitale e, soprattutto, nessuna parte politica. E dello Stato, nel suo complesso, fa gli interessi.

* Ex commissario straordinario al Debito di Roma