Roma, pasticcio buoni pasto, impiegati comunali in allarme: «I nostri ticket non valgono più»

Roma, pasticcio buoni pasto, impiegati comunali in allarme: «I nostri ticket non valgono più»
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 31 Gennaio 2018, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 01:14
Lo psicodramma dei travet capitolini si è consumato nella caffetteria di via Luigi Petroselli, un angolo nel palazzone dell'Anagrafe generale destinato a pause pranzo e spuntini mai troppo fugaci. «Ma come, non li accettate neppure qui?», è il grido d'allarme che si propaga di corridoio in corridoio e poi sconfina in tutti gli uffici periferici del Campidoglio, dall'Eur a Tor Bella Monaca. Cos'è che al bar e nei supermercati, nei ristoranti, negli alimentari, insomma un po' ovunque non viene più accettato da qualche giorno a questa parte? I preziosi buoni pasto che l'amministrazione della Capitale distribuisce ai suoi 24mila dipendenti. Si chiamano qui ticket e li produce un'azienda di Genova, regolarmente iscritta alla piattaforma Consip, la centrale degli acquisti della pubblica amministrazione. Fino a qualche settimana fa, tutto filava liscio come al solito, poi, all'inizio del 2018, sono spuntati i primi intoppi: c'è chi si è ritrovato col supermercato di fiducia che ha cominciato a rifiutare i tagliandi (da 5 euro e 25 cent l'uno), poi è toccato alla norcineria sotto casa, poi ancora ai ristoranti a due passi da Palazzo Senatorio e così via, fino all'ultima, imbarazzante, tappa, proprio nel cuore della macchina impiegatizia del Campidoglio, il palazzo dell'Anagrafe, crocevia di funzionari e sportellisti del Comune e del I Municipio.

«COME LA SORA LELLA»
«Non vorremmo ritrovarci confida un dipendente di via Petroselli - come in quella scena di Verdone che dice alla sora Lella: Nonna, m'hanno fatto un buono, che vor dì?». Risposta (edulcorata): quel buono è carta straccia. L'allarme è tale che in molti sono andati a bussare alla porta dei sindacati interni. I quali hanno prontamente segnalato il pasticcio dei ticket ai vertici del Campidoglio e ai rappresentanti della giunta M5S, mettendoli a parte della «mole di segnalazioni che sono pervenute in questi giorni». La Cisl, la cui fazione comunale è capitanata da Giancarlo Cosentino, ha scritto che ormai «la quasi totalità degli esercizi commerciali rifiuta i buoni pasto rilasciati da Roma Capitale» e che per questo «si ritiene necessario un urgentissimo intervento» del Comune «presso la ditta aggiudicataria dell'appalto affinché sia ripristinata immediatamente la corretta accettazione dei buoni da parte degli esercizi commerciali». Le stesse difficoltà, va detto, si stanno registrando anche in altri comuni d'Italia. Per esempio a Torino, dove alcuni esercenti, per motivare il rifiuto dei buoni, hanno spiegato che la ditta che li produce ha preso a «pagare a singhiozzo, con tempi lunghi». Tempi che non tutti riescono a sopportare. Lo stesso ripetono in qualche supermercato romano. La protesta dei capitolini è montata al punto che l'argomento probabilmente sarà discusso già oggi in una riunione tra i delegati sindacali e i responsabili delle Risorse umane, convocata in origine per tutti altri motivi. Ma i buoni pasto, evidentemente, hanno priorità.
 
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