Rifiuti Roma, le 4 inchieste. La Procura accelera su Muraro

Paola Muraro
di Michela Allegri e Cristiana Mangani
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Lunedì 8 Agosto 2016, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 08:41

Un poker d'inchieste, tutte sui rifiuti. Ed è solo l'inizio, perché la procura della Capitale potrebbe anche decidere di allargare le indagini. Al centro Manlio Cerroni, ras incontrastato delle discariche nel Lazio, insieme con molti altri personaggi e interpreti di questa calda estate romana. Uno fra tutti: Paola Muraro, neo assessore all'ambiente della giunta Raggi, finita tra informative e brogliacci dell'inchiesta Mafia Capitale, e anche di quelle che riguardano il Supremo e la sua tentacolare attività.

A tirarla dentro, anche se non direttamente, sono stati gli esposti presentati a piazzale Clodio dall'ex ad della municipalizzata, Daniele Fortini. Ben 14 che hanno aperto tutti i fronti investigativi possibili. Così ora la signora dell'ambiente, sebbene al momento blindata dai pentastellati, rischia di trovarsi in grande difficoltà quando la Procura, alla riapertura dell'attività giudiziaria, vorrà chiederle conto. E allora non è escluso che le verrà inviato un avviso di garanzia, proprio per permetterle (così generalmente si orienta la procura) di difendersi meglio.

A gestire l'attività investigativa è il pm Alberto Galanti che ha in carico almeno quattro inchieste sull'argomento. Mentre di perquisizioni e controlli si occupano i carabinieri del Noe e il comando provinciale della Guardia di finanza. Ognuno per le proprie competenze: traffico illecito di rifiuti i primi, consulenze e stipendi i secondi.
 
GLI INDAGATI
Nel decreto di sequestro notificato alle parti in queste ultime settimane, compare, per l'ennesima volta, il nome di Manlio Cerroni, 90 anni, già finito in manette (e ora sotto processo) per associazione a delinquere, rinviato a giudizio per accuse che vanno dall'inquinamento ambientale, all'abuso d'ufficio, al falso. Il ras dei rifiuti è stato indagato, di nuovo, per traffico illecito, truffa e frode nelle pubbliche forniture, insieme a funzionari della Regione Lazio e ai suoi più stretti collaboratori.

Tutto ruota intorno al tritovagliatore di Rocca Cencia, l'impianto della discordia: di proprietà della Colari - azienda del gruppo Cerroni -, ora affittato alla Porcarelli Gino srl e inutilizzato dallo scorso marzo. L'impianto è stato al centro di un acceso dibattito politico tra Muraro e Fortini. La prima vorrebbe fare funzionare lo stabilimento a pieno regime, il secondo, invece, vota per la chiusura in pianta stabile. E' stato proprio Fortini a segnalare che l'impianto era al centro di un'inchiesta penale. Inchiesta che, oltretutto, rischia di coinvolgere ulteriormente Muraro, visto che la procura indaga pure sui possibili rapporti che avrebbe avuto con Cerroni quando lavorava come consulente per l'Ama.

C'è poi una seconda inchiesta, legata a doppio filo con la precedente e che, ancora di più, potrebbe riguardare l'assessore. Nel mirino degli inquirenti, gli impianti di Trattamento meccanico biologico della Capitale: Malagrotta 1 e Malagrotta 2, sono della Colari. Altri due, di proprietà dell'Ama, sono situati a Rocca Cencia e in via Salaria. E' qui che Muraro lavorava come consulente: il suo compito era verificare che i macchinari rispettassero le normative internazionali in materia di smaltimento. Il sospetto è che, al contrario, negli stabilimenti sia stata trattata immondizia in quantità inferiore rispetto a quanto stabilito nel contratto di servizio.

E di qualità più scadente di quella dichiarata. Stabilire quale materiale sia stato prodotto negli impianti è, dunque, d'importanza cruciale. Per anni, Cerroni avrebbe utilizzato il prodotto ricavato per la copertura della discarica di Malagrotta, chiusa nel 2013. E ora, i pm ritengono che potesse trattarsi di materiale nocivo. I Tmb della Colari avrebbero infatti emesso Fod, ossia frazione organica digerita, non utilizzabile per le opere di bonifica. E la stessa irregolarità potrebbe essere stata commessa anche negli impianti in cui Muraro era consulente.

LE CARTE
Ed è proprio sul lavoro dell'assessore che si concentrano altri accertamenti degli inquirenti. Gli incarichi assegnati alla donna, in Ama dal 2004 fino allo scorso giugno, si sarebbero moltiplicati quando Franco Panzironi era amministratore delegato e Giovanni Fiscon direttore generale dell'azienda. Entrambi sono imputati nel processo Mafia Capitale. Dalle carte di quell'inchiesta spuntano contatti tra l'esperta e Salvatore Buzzi, al quale avrebbe dato un aiuto per partecipare a una gara, su richiesta di Fiscon. E qui si arriva all'ultimo filone su cui indaga il pm Galanti: gli appalti viziati dell'Ama. Commesse fuorilegge, si sospetta, per più di 100 milioni di euro. Su questo fronte sta facendo accertamenti anche l'Anticorruzione.

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