Rifiuti, addio ai cassonetti: «Un chip per ridurre la Tari»

Rifiuti, addio ai cassonetti: «Un chip per ridurre la Tari»
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 19 Settembre 2016, 07:51 - Ultimo aggiornamento: 08:25
Porta a porta in tutte le case, da gennaio, in due municipi, in modo da dimostrare che anche a Roma una differenziata spinta è possibile. Sacchetti per l'indifferenziato con un chip, che corrisponde a una utenza, che consente di verificare chi differenzia meglio, premiandolo con uno sconto sulla Tari. E poi miglioramento della qualità complessiva del prodotto della differenziata, perché se è vero che la percentuale raggiunta non è malaccio per una metropoli - 43,6 per cento - c'è ancora molto da lavorare sulla purezza del prodotto, perché se si differenzia male, quando l'Ama (e dunque Roma) va a rivendere i vari tipi di materiale, incassa molti meno soldi.

PARTENZA
Eccole, in sintesi, le linee di lavoro del guru della differenziata, Roberto Cavallo, che sta collaborando con la sindaca Virginia Raggi e l'assessore all'Ambiente, Paola Muraro, per riorganizzare e migliorare il servizio. Anche se il contratto di consulenza non è ancora stato firmato, nei giorni scorsi Cavallo ha già incontrato i dirigenti dell'Ama, ha raccolta una montagna di dati e documenti che sta esaminando, per capire come si può intervenire e cosa si può migliorare. Entro la fine del mese scriverà una bozza del piano che ha in mente, ma il suo obiettivo è oggettivamente ambizioso: partire in due municipi - per un totale di 300-400mila abitanti - già all'inizio del 2017 con il nuovo sistema, in modo da dimostrare che la differenziata può essere fatta molto bene non solo a Parma o Milano, ma anche nei municipi di Roma. «Anche se oggettivamente - avverte Cavallo - il territorio di Milano, ad esempio, è più semplice, perché più omogeneo, i quartieri sono più simili tra loro. A Roma la ricetta che usi a Testaccio può non funzionare in un quartiere della periferia».

Sul fronte delle utenze domestiche nei due municipi che verranno scelti per partire l'idea è quella di un porta a porta al cento per cento (o quasi, perché comunque, come spiega Cavallo, serve sempre realismo). Oggi in media il porta a porta si fa solo nel 40 per cento delle abitazioni, dunque sarebbe un'operazione ad altissimo rischio. «Eppure io sono convinto che possiamo farcela, in sei mesi», dice Cavallo. Aggiunge: «Dobbiamo partire dalla definizione di regole chiare prima e dal rispetto poi, sia da parte di Ama, sia da parte del cittadino. Ad esempio, si può ricorrere alla raccolta a sacchi, che è molto più rapida ma che a Roma viene vista con diffidenza. In altre città funziona bene, a Bruxelles vengono tranquillamente lasciati vicino alla Grand Place. Se il cittadino sa che lascia il sacco con un determinato tipo di materiale davanti a casa nell'orario stabilito, poi puntualmente passa l'operatore dell'Ama a raccoglierlo, allora il sistema va bene. Se i passaggi non vengono rispettati e il sacchetto resta davanti a casa per tre giorni, è evidente che così non va». Comunque, che si ricorra ai contenitori - che rallentano però le operazioni - o che si scelga la strada dei sacchi, scompariranno i cassonetti. E sarà applicata la tariffa puntuale, chi meglio differenzia, meno paga. «Non scopriamo nulla - ricorda Cavallo - ci sono già altre città che lo fanno, come Milano e Treviso».

SACCHI
La formula più efficace sarebbe quella del sacchetto tracciabile, come succede con i prodotti che acquistiamo al supermercato. Inoltre, l'obiettivo è rivoluzionare anche la raccolta nelle utenze non domestiche (imprese e negozi): ad oggi su 150mila, in 31mila le differenti tipologie di materiale vengono raccolte sulla base di un appalto ai privati. Il resto passa da Ama, ma c'è una fetta di utenze non domestiche fantasma. Secondo Cavallo bisognerebbe fare una scelta omogenea: o si esternalizza il servizio per tutte le utenze non domestiche o fa tutto Ama. Altro tassello: i mercati rionali, dove si sta studiando di sostituire il sistema dei cassonetti, con la raccolta dei sacchi direttamente nelle postazioni. «Perché accetto questa sfida? Sono stanco di sentire dire a Roma non si può fare. No, se si fa a Milano, si può fare anche a Roma».