Roma, il no di Tutino per il Bilancio blocca la Raggi: allarme conti in Campidoglio

Roma, il no di Tutino per il Bilancio blocca la Raggi: allarme conti in Campidoglio
di Simone Canettieri e Mauro Evangelisti
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Mercoledì 28 Settembre 2016, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 14:13

Ha aspettato 20 giorni che partisse una mail dal Campidoglio alla Corte dei conti. Poi alla fine ha fatto un passo indietro. Salta anche Salvatore Tutino. Il giudice contabile che Virginia Raggi aveva di fatto scelto come assessore al Bilancio, tanto che altri componenti della giunta avevano azzardato «sì, è lui il prescelto», se ne va sbattendo la porta. Stanco di essere sulla graticola e di essere il bersaglio di critiche e polemiche del M5S romano, ieri ha spiegato: «Non posso accettare accuse totalmente infondate e prive di ogni elemento di verità.

Avevo dato la mia disponibilità consapevole delle difficoltà e dei rischi che l'impegno avrebbe comportato. Ma pensavo a difficoltà legate all'impegnativo lavoro che mi sarei trovato ad affrontare come assessore al bilancio». Invece... «Invece sono diventato oggetto di una contesa in cui, più che i curricula, contano le illazioni e le falsità. Gli attacchi, del tutto ingiustificati, da parte di esponenti della forza politica che dovrà sostenere le scelte della giunta, minano alla base ogni possibilità di un proficuo lavoro. Perciò, nel ringraziare la sindaca per la considerazione, ritiro la mia disponibilità».

LA RICOSTRUZIONE
Le dure parole di Tutino ora rendono ancora più complicato per la Raggi trovare un assessore al Bilancio, perché è come se il consigliere della Corte dei conti spiegasse agli altri candidati: occhio, perché la sindaca non ha copertura politica nel Movimento 5 Stelle, se accetterete finirete nel frullatore di critiche dei big pentastellati. Per questo motivo ieri Grillo, dopo avere ricevuto una telefonata dalla Raggi, ha scritto il tweet in cui chiede a tutti di non rilasciare interviste sul caso Roma. «Ma le parole di Tutino - raccontano dentro il Movimento - sono un avvertimento pesante, a questo punto ci si dovrà affidare a qualche Carneade».

Tutto questo avviene mentre il Campidoglio, come è ovvio senza assessore al Bilancio, è paralizzato e nessuno sta scrivendo la manovra 2017 che deve passare in giunta entro metà ottobre per approvarla entro il 31 dicembre in aula. Nessuno lavora al bilancio, i conti sono a rischio. Anche il ragioniere generale Stefano Fermante è dimissionario. Ma come è maturato questo passo falso? Va ricordato che i buchi nell'acqua sono stati numerosi, basti ricordare l'offerta iniziale poi ritirata a un'altra giudice della Corte dei conti, Daniela Morgante; la nomina finita malissimo di Marcello Minenna che il primo settembre se ne è andato sbattendo la porta; l'atto di nomina firmato dalla Raggi il 7 settembre del magistrato contabile in pensione Raffaele De Dominicis, licenziato il giorno dopo via Facebook dalla sindaca.

Ecco, proprio dall'8 settembre, dal post che affonda De Dominicis, bisogna partire. La Raggi ricomincia le audizioni e, anche grazie alla mediazione del suo capo segreteria Andrea Mazzillo, il cui padre è un giudice della Corte dei conti in pensione, telefona a Tutino. Lui si presenta dopo tre ore e già questa disponibilità fa un buona impressione, così come la preparazione di Tutino convince gli altri assessori che partecipano all'audizione.

COLLOQUI
La Raggi va avanti con i colloqui e incontra altri quattordici candidati. Ma la settimana scorsa c'è la scelta: Tutino è l'uomo giusto. Viene preparata la mail per chiedere alla Corte dei conti il distacco, ma poi escono dichiarazioni e interviste di parlamentari M5S, dalla Ruocco a Fico, fino all'invettivista Di Battista che definì Tutino «esponente della casta». Frenata, a Palermo la Raggi è prudente e non annuncia il nome del nuovo assessore dal palco. Tutino l'altro giorno rilascia un'intervista al Messaggero e fa capire di essere pronto, ma ieri dal Campidoglio gli dicono «c'è un problema». A quel punto anche la sua pazienza finisce e si chiama fuori. E così in Campidoglio ricominciano le audizioni che finiranno chissà quando. «Presto avrete il nome», continua a ripetere la sindaca da venti giorni.

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