Raggi, vertice con il ministro Trenta: «Esercito per i campi nomadi»

Raggi, vertice con il ministro Trenta: «Esercito per i campi nomadi»
di Fabio Rossi
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Giovedì 2 Agosto 2018, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 13:41
SICUREZZA
Militari di guardia ai campi nomadi, per limitare episodi di illegalità in attesa che si completi il piano del Campidoglio per chiudere gli insediamenti e reinserire nella società chi accetta di farlo. Sarà questo il tema saliente dell'incontro di oggi tra Virginia Raggi e il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, con la sindaca che cercherà una nuova importante sponda nel Governo nazionale.

Raggi, che sul tema dei nomadi e della sicurezza aveva già incontrato il titolare del Viminale, Matteo Salvini, chiederà l'utilizzo di uomini delle Forze armate per presidiare i campi, sulla falsariga di ciò che già avviene per tanti obiettivi sensibili della città, dalle stazioni ferroviarie alle ambasciate.

LA STRATEGIA
L'inquilina di Palazzo Senatorio conferma quindi il giro di vite in direzione della legalità, per cui ha trovato già la collaborazione di Salvini, dopo le operazioni dei giorni scorsi: lo sgombero del Camping River, i blitz a via di Salone e a Castel Romano. Giusto una settimana fa è finita la storia di quello che era diventato il più grande campo abusivo di Roma: al River vivevano in 420, praticamente un rom su dieci di quelli alloggiati nelle grandi baraccopoli della Capitale. I primi nomadi, della Bosnia e della Romania, arrivati nel 2005. Tutti gli altri si sono aggiunti quattro anni dopo, nel 2009, quando è stato smantellato il Casilino 900, fino a quel momento il villaggio nomadi più popoloso d'Europa. Le due comunità, quella di chi veniva da Bucarest e dintorni e quella degli ex jugoslavi, erano riuscite a trovare un equilibrio per convivere senza gli sgarri che altri accampamenti hanno conosciuto, con tanto di coltellate e sparatorie tra le roulotte. Un equilibrio che, secondo gli investigatori, si è innestato anche sul giro di affari sporchi dei vari clan famigliari: furti, spaccio, traffico e incendio di rifiuti.

L'ALLARME
Ma i problemi restano sul tappeto. I rom allontanati dal River alla fine sono stati 220, di cui meno di 50 hanno trovato una sistemazione, sparpagliati in qualche casa famiglia gestita dal Comune, oppure spediti in una tendopoli a via Ramazzini, a Monteverde, una zona molto più centrale della città. Un aspetto che ha creato allarme e proteste tra gli abitanti del quartiere interessato.

Alla fine la «terza via» ipotizzata da Virginia Raggi (legalità e inclusione) sarà usata per chiudere i campi rom riconosciuti, a partire dalla Barbuta e dalla Monachina, mentre la «ruspa» del ministro dell'Interno sarà invece indirizzata verso i tanti insediamenti abusivi che puntellano la Capitale. Da Ponte Mammolo a via Collatina, dal parco della Caffarella a via Laurentina, da Monte Ciocci a via Flaminia: piccoli villaggi di lamiere che resistono a ogni tentativo sgombero, li sbaraccano e dopo qualche giorno sono di nuovo lì.

 
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