Raggi: «Roma è difficile. Commessi errori, ora pugno di ferro»

Raggi
di Simone Canettieri e Lorenzo De Cicco
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Martedì 25 Luglio 2017, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 00:14

«È ora di usare il pugno di ferro nei confronti di coloro che remano contro il cambiamento. Ci sono sacche di inefficienza in alcune partecipate che sono inaccettabili e che siamo seriamente intenzionati a spazzare via. Se sarà necessario, adotteremo anche provvedimenti esemplari. E' arrivata l'ora di invertire la rotta». Virginia Raggi, ospite del forum a Il Messaggero, parla di Ama e Atac, le municipalizzate di rifiuti e trasporti che con il loro servizio lasciano ancora molto a desiderare. La grillina, a più di un anno ormai dall'elezione in Campidoglio, prova a tracciare la direzione che Roma dovrebbe prendere. Tra «stiamo lavorando» e «ho ancora bisogno di tempo». Senza dimenticare la spada di Damocle dell'inchiesta che la riguarda (rischia il rinvio a giudizio per falso e abuso d'ufficio).

Sindaco Raggi, a fine giugno, con la lettera al Messaggero, ha fatto un bilancio di questo primo anno in Campidoglio. Oggi può dirci di cosa va fiera e cosa non rifarebbe?
«È stato un anno intenso, spero che tutto questo porterà a un miglior lavoro nei prossimi quattro anni. Sono orgogliosa che siamo riusciti ad approvare il bilancio nei termini, per primi tra le grandi città italiane, questo ci ha permesso di avere un premio da parte del governo, circa 15 milioni, e ci permette di poter fare le gare, cosa che si era un po' persa, in passato. Vado fiera di aver messo in strada 200 bus, di avere trovato spazzatrici in Ama che erano state abbandonate in un deposito al Gianicolo. Stiamo continuando a cercare sprechi».


Cosa non rifarebbe, invece?
«Ci sono stati sicuramente degli errori».

Sta parlando di Raffaele Marra?
«Mi sono fidata di una persona di cui certamente non avrei dovuto fidarmi. Ho chiesto scusa ampiamente e ormai siamo andati avanti».

Troppo furbo Marra o troppo sprovveduta lei?
«Ho un fatto errore che non ripeterò: d'altronde aveva un ottimo curriculum».
In caso di rinvio a giudizio non si dimetterà. In caso di condanna governerebbe Roma senza simbolo M5S?
«Non rispondo mai a ipotesi, mi attengo al codice etico».

Il codice etico è stato cambiato per lei: ne è consapevole?
«No, è stato messo nero su bianco ciò che si diceva a voce. A differenza di quanto avviene negli altri partiti dove sono tutte chiacchiere».

Parliamo dell'emergenza roghi che sta colpendo Roma da inizio luglio. Gli incendi sono aumentati del 400%. Sospetta che ci sia una regia?
«Questo lo accerterà la magistratura che sta indagando, sono state arrestate sei persone. Noi dobbiamo occuparci di presidiare il territorio, è necessario mettere in campo non solo le forze di Roma Capitale, dobbiamo chiedere l'aiuto del governo perché i controlli siano assicurati h24, soprattutto di notte. Lo smantellamento del corpo della Guardia forestale, ad opera di Renzi, è stato un errore, adesso ne vediamo gli effetti. Mi sono sentita con il ministro Galletti».


Su questo aumento esponenziale di roghi, non pesa anche l'incuria? Ci sono delle giungle amazzoniche, in certi parchi di Roma.
«Per quanto riguarda la cura del verde, noi abbiamo trovato una realtà devastata. Abbiamo solo 180 giardinieri per una città che ha 44 milioni di metri quadri di verde, fa rabbia. Abbiamo rimesso al lavoro tutti i dipendenti che erano indisponibili, abbiamo riparato i mezzi danneggiati, abbiamo sbloccato l'assunzione di 30 giardinieri e presto ne arriveranno altri. Non accadeva dal 2007».

Capitolo siccità. Lei ha fatto un appello alla Regione, chiedendo di sedervi intorno a un tavolo per risolvere la situazione. Da sindaco, la decisione di regolamentare l'acqua l'ha subita?
«Penso che sia inaccettabile che oltre un milione e mezzo di romani restino senza acqua. Ho deciso di chiamare la Regione e Acea per convocare un tavolo in Campidoglio per superare qualsiasi strumentalizzazione. Ci incontreremo domani (oggi, ndr). In Acea ci sono già stati investimenti sulle reti e questo ci ha permesso di risparmiare circa 700 litri al secondo di captazione».


Oggi alla Regione Lazio c'è Nicola Zingaretti, del Pd. Un governatore a Cinquestelle le faciliterebbe il compito?
«Noi siamo qui per cambiare le cose. Il Movimento può dare molto anche alla Regione».

Roberta Lombardi non nasconde più l'ipotesi di candidarsi. In passato i rapporti tra voi non sono stati ottimi. Dica la verità: la voterebbe alle primarie online?
«Intanto arriviamoci alle primarie, io al momento resto concentrata su questa settimana, che è già abbastanza impegnativa».

Sulla gestione dei rifiuti Roma è in grande sofferenza. La sensazione diffusa è che la situazione, già critica, sia ulteriormente peggiorata. Quali sono le mosse per uscire dall'angolo?
«Non ho la bacchetta magica ma mi rendo conto che in alcune aree siamo intervenuti con efficacia, altre invece sono ancora molto sporche. Qualcosa è stato fatto. Un esempio: abbiamo scovato oltre 37mila utenze commerciali fantasma, che inquinavano molto. Per queste utenze la differenziata in un anno è aumentata del 16 percento. Bisogna capire però che i tempi sono lunghi. Dei miglioramenti ci sono, anche se i risultati sono al di sotto delle aspettative».


E le soluzioni dopo un anno: quali sono? Non se ne vede traccia.
«Dobbiamo ridurre la produzione dei rifiuti, come ci chiede anche l'Europa. Poi dobbiamo aumentare gli impianti».

Quanti impianti e dove? Il ministro Galletti ha detto che Roma ha bisogno di una discarica.
«No, non apriremo né inceneritori né discariche. Pensiamo agli impianti di compostaggio, che oggi Roma non ha perché si appoggia a Maccarese. Abbiamo individuato le zone e incontrato i cittadini. Poi servono fabbriche di riutilizzo dei materiali, che in altre città europee funzionano. E servono impianti di raccolta multimateriale, fondamentali in questa fase perché possono partire anche dalla spazzatura indifferenziata. Il punto è che tutto il processo di raccolta dell'immondizia va riorganizzato. Ama deve rispondere a una situazione che è cambiata, bisogna puntare sulla differenziata».

A dirla tutta Ama avrebbe dovuto puntare sulla differenziata già dieci anni fa, stiamo parlando di un modello che in Europa viene considerato ormai superato. Qui a Roma invece siamo ancora con i cassonetti stradali, dove si butta di tutto...
«Sono la prima a dire che questo modello non funziona più. Abbiamo aumentato i dipendenti col patentino da verificatori, per controllare i lavoratori dell'Ama ma anche per far sì che i cittadini differenzino correttamente, perché altrimenti viene messa a repentaglio l'intera raccolta. Non ha senso differenziare la carta, se nei bidoni ci trovo anche la plastica».

Nel frattempo si torna alle strutture di Cerroni e si parla di nuovi impianti. Il piano iniziale del M5S non era troppo da libro dei sogni rispetto alle esigenze della città?
«Come abbiamo detto in campagna elettorale, più l'aumento della differenziata sarà rapido, più saremo in grado di chiudere i Tmb, come Salaria. Dipende anche dai cittadini, la collaborazione dei romani è fondamentale. Dobbiamo migliorare l'informazione per far capire quanto gli effetti di una buona differenziata facciano bene alla città. Per il Movimento Cinquestelle non basta la crocetta sulla scheda. Serve un'alleanza anche dopo. Solo così si raggiungono gli obiettivi».

Lei in un anno ha cambiato due assessori all'Ambiente la prima è stata la Muraro e tre amministratori dell'Ama. I ritardi nella raccolta non sono dovuti anche alla confusione che avrete creato nei posti di comando, di chi cioè dovrebbe gestire i rifiuti?
«Ritardi non ce ne sono, anche altre giunte hanno cambiato gli assessori e non c'è stato tutto questo clamore».

I cambi non hanno influito?
«A nostro avviso il programma sta procedendo abbastanza bene».

L'altro servizio pubblico in crisi nera, a Roma, è quello dei trasporti: un calvario. Bus che prendono fuoco, attese infinite alle fermate, circola solo un mezzo su due. Poi c'è l'assenteismo dei dipendenti: perché in Atac si assenta il 12% degli addetti, ferie escluse, e all'Atm di Milano solo il 6%?
«E' ora di mettere la parola fine al caso di quei dipendenti che non lavorano e agli stipendi d'oro di quei dirigenti che non fanno il proprio dovere. Non voglio generalizzare: chi si impegna non ha nulla da temere; ma chi non lavora deve capire che il clima è cambiato. A chiedercelo sono proprio quei dipendenti che si impegnano quotidianamente e vedono la loro immagine offuscata dal comportamento di chi non lo fa».

In Atac va di moda il doppio lavoro.
«Abbiamo avviato un controllo serrato sulle autorizzazioni per chi ha un secondo lavoro. Ci siamo impegnati con i cittadini per eliminare dall'Amministrazione tutte le incrostazioni lasciate da chi ha malgovernato Roma in questi decenni. Prendo spunto dall'intervista che il presidente dell'Anac ha rilasciato al vostro giornale: Cantone ha perfettamente ragione quando dice che serve un segnale chiaro di inversione di rotta. Non siamo più disposti a tollerare comportamenti ed atteggiamenti che ledono l'immagine di tutti quei dipendenti che lavorano per il bene della nostra città. E sono la maggioranza. Noi siamo dalla loro parte».

Che idea si è fatta del macchinista che mangiava mentre il treno che guidava trascinava una passeggera sulla banchina? Va licenziato?
«Ci saranno misure esemplari. Atac si è attivata immediatamente con la sospensione e con le procedure di legge. Come dicevo, stiamo intervenendo anche sul fenomeno del doppio lavoro dei dipendenti. Vorremmo anche capire come mai finora nessuno si era mosso».

Poi c'è il tema dell'evasione tariffaria, a Roma il 25 per cento dei passeggeri non paga il biglietto. Come si argina?
«Atac ha chiesto l'autorizzazione per aumentare i patentini dei controllori. I dati del primo semestre del 2017 dicono che c'è stato un aumento della vendita di biglietti e abbonamenti, segno che i controlli funzionano. È ancora poco, faremo di più. Ma va anche detto che siamo riusciti a trovare 430 milioni da destinare al potenziamento del trasporto pubblico, soprattutto sulle metro».

Da qualche settimana i nuovi vertici di Atac vi hanno presentato un piano industriale per rilanciare l'azienda dei trasporti. Quando verrà reso noto?
«Tra la fine di luglio e i primi di agosto. Ci stiamo lavorando».

Sta dicendo che come azionisti interverrete sul piano industriale?
«L'assessore sta vagliando e verificando che quanto scritto nel piano corrisponda alle esigenze che questa amministrazione si aspetta da un'azienda così importante».

Al di là delle valutazioni personali, i parametri internazionali dicono che in Atac c'è almeno un 20 per cento di personale in più. Come pensate di intervenire?
«Ci sarà un utilizzo migliore delle risorse».

Sono possibili tagli al personale?
«Questo lo vedremo. Prima di affrontare temi che poi determinano situazioni molto gravi, dobbiamo capire su cosa può contare Atac oggi. Dobbiamo capire se i dipendenti sono proporzionati e se sono utilizzati al meglio, cosa che oggi non avviene. Noi stiamo lavorando per riorganizzare tutte le partecipate, che sono state utilizzate come bancomat senza erogare i servizi che avrebbero dovuto. Noi le vogliamo efficientare. Un repulisti c'è stato in alcune aziende, dopo le sentenze su Parentopoli, per cacciare i dipendenti coinvolti dalle decisioni della magistratura».

Cantone, che citava prima, dice che Roma è ancora bloccata dalla burocrazia, lamenta una scarsa un'interlocuzione con il Campidoglio.
«Abbiamo sottoscritto un protocollo per rafforzare il controllo sugli appalti e ampliarli».

Ma alcuni appalti del Giubileo, a distanza di due anni, sono ancora bloccati. Lo ripetiamo: a distanza di due anni.
«Stanno ripartendo: c'è stato un nuovo codice degli appalti, dunque la normativa è cambiata e questo ha portato agli slittamenti».

L'inchiesta Mafia Capitale ha rappresentato per il M5S un volano elettorale. La sentenza nega l'associazione mafiosa, lei cosa ne pensa?
«Ho letto le dichiarazioni del Pd, sembrano quelle dei tifosi, nonostante nel loro partito ci siano esponenti di peso indagati e condannati. Da parte del Pd registro un atteggiamento omertoso. Su Mafia Capitale occorre tenere la guardia alta».


Ma, come sindaco di Roma, di una sentenza che esclude la mafia in Campidoglio non dovrebbe essere sollevata?
«Il dibattito non mi appassiona. Non c'è nulla di cui esultare: ci sono state condanne pesantissime».

C'è ancora corruzione in Comune?
«Per combattere la corruzione servono appalti in regola e procedure di legge chiare».

A dicembre ha avuto un lungo colloquio con il cardinale Parolin affinché il Vaticano paghi le tasse al Comune. A che punto è la trattativa?
«Stiamo lavorando in maniera congiunta. Le aree indicate sono quelle in cui gli immobili della Santa Sede svolgono una funzione commerciale».

Quando sarà pronto?
«Non lo so. Stiamo lavorando».

Migranti, lei ha chiesto una moratoria sulle quote: sono troppi. E' una mossa elettorale?
«Lo denunciamo dallo scorso inverno. Il Comune ha circa 100 immobili occupati, dove spesso vivono i migranti fantasma. In prefettura c'è un tavolo: il problema è nazionale. Ho molta fiducia nel prefetto Basilone. Noi abbiamo il dovere di accogliere le fragilità, ma nel rispetto delle norme e non dell'emergenza».

Può darci dei numeri su quanti sono gli irregolari a Roma?
«Ci sono stime diverse. Qualche migliaia».

Userà il decreto Minniti che consente il daspo contro chi delinque?
«E' un tema di cui parleremo nel tavolo in Prefettura».

Conferma la chiusura dei primi due campi rom entro due anni?
«Sì, inizieremo con quelli della Monachina e della Barbuta, siamo partiti da subito con protocolli per verifiche fiscali e patrimoniali. E' la base per il recupero dei campi. Prima ancora partiremo con il Camping River».

Qui partirete subito con il contributo per l'affitto ai rom a basso reddito?
«Sì, da dicembre. Ma chiariamo: non diamo alcuna casa ai rom».

C'è stato un cambio di strategia su rom e migranti a seconda delle esigenze politiche?
«Per i rom abbiamo predisposto un piano di superamento dei campi. Lo prevede l'Europa. Realizziamo quanto dicevamo in campagna elettorale».

A settembre l'assessore Massimo Colomban lascerà le Partecipate: sarà sostituito?
«Era un assessore a termine, a settembre presenteremo il nuovo piano delle società».

Quindi non lo sostituirà?
«Potrei non sostituirlo».

I due nuovi assessori, Lavori pubblici e Politiche abitative, ci saranno ?
«Arriveranno a breve, entro la fine dell'estate».

Entreranno consiglieri comunali in giunta, come è successo a Torino?
«No, i consiglieri stanno facendo un grande lavoro e continueranno a farlo».

A settembre andrà alla festa del M5S a Rimini, trampolino per la volata verso le politiche. Parlerà di quanto sia complicato governare e della paralisi di Roma?
«Tutto si può fare. Di sicuro, non abbiamo la bacchetta magica. Per fare le cose per bene ho ancora bisogno di tempo, i problemi delle città non si risolvono con uno schiocco di dita».

Finora si è sentita un peso o un'opportunità per il M5S?
«Dove siamo al governo abbiamo ereditato città allo sbando che non stavano bene. Ce la mettiamo tutta».

Dopo un anno i romani non hanno la percezione del cambiamento. Anzi, nei servizi strategici si registra un peggioramento.
«Abbiamo investito sulla manutenzione stradale con 85 milioni di euro per la grande viabilità, ma per le gare e quindi i cantieri serve tempo. Sulle altre strade abbiamo stanziato i fondi per municipi. Idem per il verde: abbiamo stanziato 12 milioni, siamo partiti con la manutenzione delle prime 80mila alberature».

Sindaca, dalle sue parole è tutto un lavoro in corso. Quando andrà in ferie?
«Non posso dirlo: non lo so ancora».

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