Raggi: «Su profughi taglio del 30%». Ma il governo replica: niente sconti

Grillo e Raggi (Ansa)
di Simone Canettieri
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Venerdì 16 Giugno 2017, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 10:57

ROMA Virginia Raggi chiede una moratoria sui migranti in arrivo nella Capitale, ma il Viminale boccia l’ipotesi. A pochi giorni dall’incontro tra la sindaca e il ministro Marco Minniti, il sottosegretario con delega all’immigrazione Domenico Manzione chiude la porta a qualsiasi trattativa sui numeri con il Campidoglio.

In queste ore la giunta grillina sta elaborando un piano per dimostrare, cifre alla mano, che il vero problema sono gli stranieri irregolari, un esercito invisibile ai censimenti stimato intorno alle 15mila unità, che si aggiunge ai profughi richiedenti asilo (8.609) ospitati nelle strutture del Comune e della Prefettura. Ecco perché la proposta della grillina ruota intorno a uno «sconto» del 30% (pari a 2.400 persone) sulle quote di migranti che spettano a Roma (circa il 4,5% della distribuzione nazionale). Un modo per bilanciare l’enorme zona grigia fuori controllo. «Una moratoria rispetto a singole parti del territorio è impensabile - dice il sottosegretario Manzione a Il Messaggero - perché gli sbarchi continuano. Attualmente siamo a 65mila dall’inizio dell’anno. Non ci saranno sconti sulle quote, non apriremo simili trattative. Diversamente, se ci saranno esigenze del Comune di Roma sulla locazione dei centri, noi e la prefettura saremo pronti a trovare una soluzione».

IL COMUNE
Raggi, dopo aver diffuso la lettera alla prefettura, ha iniziato a compulsare tabelle e dossier che le arrivano dal mondo dell’associazionismo e dalla Croce Rossa. La sindaca continua a puntare il dito sui numeri che sfuggono ai controlli, vite spesso ai margini che si possono incrociare alla stazione Termini e nei pressi della metropolitana. La notte sui cartoni o nei parchi. Basti pensare che al Campidoglio risultano al momento 97 palazzi occupati irregolarmente dagli immigrati. Situazioni al limite e non gestite. «Questa è la vera fotografia percepita dai romani - è il ragionamento della pentastellata che ha fatto della svolta legalitaria la cifra di questi ultimi giorni che la dividono dal primo anno di governo - ma non bene inquadrata dai radar ufficiali. Su questo punto vogliamo farci sentire». 
Fin qui i ragionamenti che trapelano dal Campidoglio, dall’altra parte però se ne ascoltano ben altri. Continua ancora il sottosegretario Manzione: «Roma, come gran parte della città metropolitane e penso a Milano e Napoli, ha sicuramente una forza attrattiva maggiore di migranti. Ma - continua il delegato di Minniti per l’immigrazione - l’accordo sottoscritto dall’Anci ne tiene conto. C’è una franchigia rispetto alle grandezze dei centri, per cui la percentuale di arrivi già tiene conto del le città metropolitane». L’unico punto di contatto al momento tra Viminale e Campidoglio è sul fenomeno degli invisibili. Molto difficile da calcolare. Se si pensa al fenomeno dei “transitanti”: uomini, donne e bambini che si fermano nella Capitale per tot giorni e poi ripartono in cerca di fortuna o delle proprie famiglie, magari verso il Nord Europa. E ogni partenza è equilibrata da nuovi arrivi.

IL MODELLO 
Cosa deve aspettarsi Roma da una situazione così complicata e ormai sempre più percepita dai romani? Ancora Manzione a Il Messaggero: «I migranti continueranno ad arrivare anche a Roma, che usufruirà come tutto il territorio degli accordi sottoscritti con la Libia sulla gestione degli sbarchi». Per Virginia Raggi, però, si apre anche un altro fronte. La grillina non è solo l’inquilina del Campidoglio ma è anche la sindaca della città metropolitana (l’ex Provincia). «L’esempio da seguire - continua ancora il sottosegretario - deve essere quello di Milano: Sala e i sindaci dell’hinterland hanno sottoscritto un accordo per gestire e spalmare i numeri dei nuovi arrivi nei paesi limitrofi». Lo scontro dunque tra Governo e Comune, quindi tra maggioranza a trazione Pd e l’amministrazione pentastellata, è destinato a continuare. Tra uscite mediatiche e tattica politica. «Sui migranti - conclude Manzione - spesso si cambia opinione a seconda del momento: il nostro è un approccio oggettivo al fenomeno, il resto sono argomenti che vanno bene per la campagna elettorale e per i ballottaggi».
 

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