Raggi, sul processo si decide il 9 gennaio: la tegola sulla campagna elettorale M5S

Raggi (ansa)
di Valentina Errante
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Martedì 7 Novembre 2017, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 08:11

Il nuovo anno per Virginia Raggi comincerà con l'udienza preliminare nella quale dovrà difendersi dall'accusa di falso ideologico per la nomina di Renato Marra a numero uno del Turismo. Il prossimo 9 gennaio, nell'aula del Tribunale, per la prima volta dall'arresto, incontrerà di nuovo l'ex fedelissimo Raffaele Marra, da lei difeso allo stremo fino alla vigilia dell'ordinanza che lo ha portato in carcere con l'ipotesi di corruzione. Lui è accusato di abuso d'ufficio.

La data non è insignificante: La sindaca, in caso di rinvio a giudizio, potrebbe trovarsi a processo già a fine febbraio, in piena campagna elettorale per le politiche e le regionali. E di certo l'esito del processo sarà il refrain del dibattito nelle settimane che precederanno il voto. Tema: le dimissioni della sindaca in caso di condanna.

LE ACCUSE
Per il pm Francesco Dall'Olio, che per la Raggi ha chiesto il processo per falso e a Marra contesta l'abuso d'ufficio, la sindaca avrebbe mentito alla responsabile Anticorruzione del Comune, Maria Rosa Turchi, che si apprestava, quattro giorni prima dell'arresto dell'ex braccio destro, a rispondere ai rilievi mossi dall'Anac. L'authority di Raffaele Cantone contestava all'allora capo del personale la promozione del fratello, in violazione del regolamento che vieta ai funzionari di partecipare alle nomine dei parenti. Per le controdeduzioni la Raggi aveva chiarito «la sua autonoma ed esclusiva responsabilità di nomina, in base e criteri di merito, professionalità ed esperienza acquisita».

E aveva aggiunto: «Sono a conoscenza del rapporto di parentela tra il dottor Raffaele Marra e il dottor Renato Marra, sin dal giorno del mio insediamento quale sindaca di Roma Capitale. Posso però affermare che il ruolo del direttore del Personale Raffaele Marra è stato di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali. Il dottor Marra si è limitato a compiti di mero carattere compilativo». Circostanze smentite prima dal fatto che l'interpello era stato fatto quando la sindaca si trovava in Polonia, poi dalle decine di chat trovate sul telefonino di Marra. Secondo l'accusa, la sindaca, che inizialmente era stata indagata anche per abuso d'ufficio in concorso con Marra, ipotesi archiviata, avrebbe mentito per dimostrare la propria autonomia rispetto all'allora braccio destro.

LA CHAT
«Questa cosa dello stipendio me la dovevi dire, mi mette in difficoltà», scriveva la sindaca all'ex fedelissimo, quando lo scatto economico riservato a Renato aveva provocato l'ennesimo polverone politico. Del resto a ottobre 2016 era Andrea (presumibilmente Mazzillo, all'epoca assessore al Bilancio) a scrivere a Marra: «So che con Virginia hai già parlato, riguardo alla rettifica dell'interpello» e Marra rispondeva: «Ma la modifica all'interpello ho qualche difficoltà a poterla fare, però poi domani mattina, mi guardo con l'ufficio normativo, perché diventa un po' complicato, al momento togliere dall'interpello il ruolo di ragioniere. Però ci provo e ti faccio sapere».

In piena campagna elettorale, lo scenario potrebbe così diventare molto scivoloso per Grillo e Casaleggio e, a cascata, per Luigi Di Maio e Roberta Lombardi. I quali potrebbero trovarsi, questa volta a fronte di un rischio concreto, a rispondere alla fatidica domanda: in caso di condanna Raggi si dovrà dimettere? La risposta è sì. Nuove deroghe al codice etico, allargato a gennaio proprio per la storia di Marra, non ce ne saranno. Raggi si è detta sempre serena. Gli altri amici-nemici del Movimento forse lo sono un po' meno. A partire da Roberta Lombardi che difficilmente riuscirà a staccarsi dall'ombra di vicenda, nonostante la faraona sia stata la prima grande accusatrice di Marra.