Caso Roma, staffetta M5S per controllare Raggi

Caso Roma, staffetta M5S per controllare Raggi
di Claudio Marincola e Stefania Piras
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Lunedì 12 Settembre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 08:18
È a Milano, e non a Roma, che la linea politica del M5S prende ancora una volta forma. Non è servito a Davide Casaleggio fare tappa nella Capitale per capire che l’esperienza amministrativa di Virginia Raggi sta facendo cambiare pelle al Movimento. Basta osservare le convulsioni da cui è attraversato il direttorio pentastellato: le accuse a Di Maio e Di Battista, i primi sponsor della sindaca, la delusione di Carla Ruocco, romana che ha preso le distanze dall’amministrazione capitolina, e poi i campani Roberto Fico e Carlo Sibilia che hanno fatto sapientemente rimbombare i loro silenzi.

Quando a Milano, città dove ha sede la Casaleggio Associati, hanno avvertito i primi rumori sinistri, la volontà di Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto fondatore insieme a Grillo del M5S, è stata subito quella di rinfrescare la memoria di principi del padre per ristabilire un contatto tra eletti ed elettori. Poi ha prevalso la lucidità politica, la necessità di fermarsi e riflettere. E infatti da Milano confermano. C’è in corso un ampio ragionamento a 360 gradi, l’esperienza Roma ci ha insegnato molto in poco tempo e in campo ora ci sono tante opzioni. Opzioni che naturalmente lambiscono il cuore politico e organizzativo del Movimento e quindi: direttorio, delegati, e la piattaforma informatica Rousseau ancora troppo a digiuno di clic, ovvero di condivisione. Si sono stancati a Milano delle dichiarazioni politiche offerte in pasto ai media questi giorni.

CHE FARE?
Smettiamo i panni dei supereroi – fanno trapelare fonti vicine a Davide Casaleggio - abbiamo troppi colonnelli senza capo e ormai è evidente: a Roma stiamo dimostrando impreparazione e improvvisazione. Ora basta dare la colpa alle Olimpiadi». Considerazioni dure a cui non si è sottratto il bolognese Massimo Bugani, fedelissimo di Grillo e Casaleggio e testa d’ariete dell’associazione Rousseau (dentro alla quale siedono lui, Davide Casaleggio e l’eurodeputato David Borrelli). «Non stiamo dando una grande immagine del movimento, c’è poco da dire», osserva. E ancora: «In questi momenti ci vogliono serietà e umiltà. Se io avessi visto Virginio Merola (sindaco Pd di Bologna, ndr) togliere deleghe e nomine a dieci o 12 persone nel giro di 40 giorni sarei molto preoccupato per la mia città quindi sono legittimamente preoccupato per quello che sta succedendo a Roma e spero che prima di tutto Virginia trovi tutte le contromisure per rialzarsi da una situazione complicata». Quella che si apre oggi sarà una settimana decisiva. Il Movimento 5 stelle è davanti a uno snodo politico rilevantissimo, al “che fare” di leniniana memoria.

INVERSIONE DI RUOLI
La strategia di medio periodo è congelare la situazione romana lasciando lavorare Virginia Raggi. Vuol dire disinnescare le tensioni che ancora ci sono nel direttorio. L’incontro dell’altra sera tra Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio è servito per fare il punto della situazione e perimetrare i rispettivi raggi d’azione. I due invertiranno in pratica i loro ruoli. “Dibba” che si era auto-lanciato nella campagna referendaria in sella al suo scooter nel suo “coast to coast” continuerà a marcare stretto il Pd e Renzi, ma cercherà di allacciare un rapporto più stretto con il Campidoglio. Al tempo stesso avrà il compito di riavvicinare la base furente e delusa con l’obiettivo di ridare credibilità alla giunta romana e non disperdere quella spinta popolare che ha portato il M5S al governo della città con un plebiscito elettorale.

Domanda: riuscirà Dibba dove hanno già fallito Roberta Lombardi e Paola Taverna? Suggerire senza condizionare, consigliare ma non imporre, collaborare dietro le quinte senza nessun mandato ufficiale, attento a non bruciarsi e a non finire come il mini direttorio.

Luigi Di Maio, liberato dalla questione romana, farà (a tempo pieno) il candidato premier in pectore. Sì, ma quanto reggerà l’accordo? E se alla fine si scoprirà che dietro gli abbracci e i sorrisi si celano solo due “falsos” amigos in lizza per la leadership?
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