Roma, la crisi in Campidoglio paralizza il consiglio: «Zero delibere da approvare»

Roma, la crisi in Campidoglio paralizza il consiglio: «Zero delibere da approvare»
di Fabio Rossi
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Martedì 6 Settembre 2016, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 13:48
In tutto questo caos, per l'assemblea capitolina è meglio ripassare. Oggi, secondo la normale scansione dei lavori nell'aula Giulio Cesare, sarebbe stato un giorno buono per il consiglio comunale. Invece è stato convocato soltanto l'ufficio di Presidenza, che dovrà fissare la prossima conferenza dei capigruppo, che convocherà l'assemblea appena possibile. Insomma, se ne parla verso fine settimana, se tutto va bene. Il motivo? Tra nomine a ostacoli, dimissioni a catena e polemiche interne al Movimento 5 stelle, in Aula c'è ben poco da fare. Basti pensare che l'ultima seduta, giovedì scorso, è stata caratterizzata semplicemente da tre mozioni, atti senza valore deliberativo, che si sono aggiunti alla nomina del presidente della commissione Roma Capitale. Insomma, niente di rilevante, sotto il profilo dell'amministrazione della Capitale. L'ultimo consiglio prima della pausa estiva, il 10 agosto, etra stato proprio incentrato sul caso rifiuti, ritornato prepotentemente agli onori della cronaca in questi giorni. Anche qui, però, si trattava di una seduta straordinaria, senza conseguenze pratiche per la vita dei cittadini romani.

GLI ATTI
A fine agosto si parlava addirittura di un rientro anticipato dalle vacanze, «per dare il senso di un'aria nuova a Palazzo Senatorio», che sarebbe stato giustificato dall'esigenza di dare una corsia preferenziale alla riforma delle aziende partecipate, sulla quale era al lavoro l'ex assessore al bilancio Marcello Minenna. Ma le dimissioni del responsabile dei conti capitolini, in aperta polemica con i vertici capitolini, hanno lasciato il lavoro senza conclusione: e adesso è a rischio anche la chiusura del piano di rientro, a cui manca proprio il taglio di una trentina di società capitoline di secondo livello, che comporterebbe tra l'altro la rinuncia ai 110 milioni annui di extra costi garantiti dal Governo a Roma Capitale. Per non parlare dell'assestamento di bilancio, che sarebbe dovuto transitare in Aula entro la fine di settembre, per dare alla città le prime risposte su temi urgenti, dai trasporti alla manutenzione stradale: balla un centinaio di milioni, che però adesso hanno necessità di essere ricondotti in una manovra fatta con tutti i crismi, ma con un nuovo assessore che deve ancora prendere in mano la situazione. L'idea era di chiudere tutto entro la metà del mese. Adesso, chissà quando se ne parlerà. Senza contare che, per la fine di novembre, il consiglio dovrebbe cominciare a lavorare anche sulla manovra vera, quella di previsione del 2017. Ma servirebbe un deciso cambio di passo.

L'ORDINARIO
«La verità è che qui non abbiamo nulla su cui dibattere, manca anche l'ordinaria amministrazione», sbottano alcuni consiglieri comunali. Insomma, in aula Giulio Cesare non lavorano perché non ci sono atti su cui lavorare. Della questione si è discusso anche nella riunione di ieri sera del gruppo M5S, da cui emerge la richiesta alla sindaca di un «confronto aperto», per stabilire un «cronoprogramma di provvedimenti da rispettare» e quindi «l'assegnazione a tutti i componenti dell'amministrazione delle rispettive competenze, per produrre atti concreti».

Al momento, l'assemblea capitolina è al record negativo storico di produttività dall'introduzione dell'elezione diretta dei sindaci, nel lontano 1993. Superata, come atti approvati, persino dalla consiliatura di Ignazio Marino che, proprio per la partenza a rilento aveva creato forti frizioni tra la giunta e l'aula Giulio Cesare.