Roma, il quartier generale 5Stelle si trasferisce in Campidoglio

Roma, il quartier generale 5Stelle si trasferisce in Campidoglio
di Claudio Marincola
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Mercoledì 6 Luglio 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 10:12
Già da qualche giorno si era notato un consistente spostamento di truppe. Reparti scelti dell’ufficio comunicazione che salivano la Cordonata e traslocavano. Personale selezionato dalla Casaleggio per “affiancare” Virginia Raggi e fare del Campidoglio il nuovo quartier generale. Persone “affidabili” che rispondono direttamente a Rocco Casalino, il grillino di ferro che si è conquistato i galloni sul campo e il rispetto di tutti, in particolare di Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Da ex del Grande fratello a supervisore e portavoce occulto del primo cittadino capitolino. Una nuova identità.

LA PROFEZIA
Il concetto è chiaro. «Se Roma va bene, anche Luigi Di Maio va bene e si accredita come leader per vincere le elezioni e guidare il Paese. Ma se falliamo è la fine per noi, per il Movimento e per Luigi». Lo ripeteva anche ieri un parlamentare 5 Stelle. In fondo è la profezia di Gianroberto Casaleggio. L’idea che Roma sia una casamatta da difendere a tutti i costi, un passaggio obbligato per arrivare a Palazzo Chigi. E non è finendo sulla griglia come in questi giorni travagliatissimi in cui si decide la composizione della nuova giunta che la Raggi prolungherà la sua luna di miele con i romani. Ecco dunque che il mini direttorio appena nominato rischia di finire esautorato prima del tempo. Di Maio e Grillo non hanno apprezzato le baruffe chiozzotte di questi giorni. Gli alterchi tra Roberta Lombardi e Paola Taverna. Le impuntature su Daniele Frongia e Raffale Marra, i pugni battuti sul tavolo, le impennate e le lacrime della Raggi che ha cercato di bypassare i suoi consigliori.
Ed eccoci quindi ai pretoriani di cui si parlava all’inizio. Un corpo già collaudato alla Camera. Impermeabile, sensibile solo agli ordini dall’alto. Perché il concetto è chiaro: non ci sarà nessun cerchio magico. Gli unici referenti saranno quelli indicati dalla Casaleggio & e C. Senza nessun colpo di mano: lo prevede il contratto firmato dalla Raggi al momento della candidatura.
 
IL PIANO
Se la partita nazionale si gioca a Roma, se il Movimento punta tutte le sue fiches sul successo della giunta Raggi, un’informazione blindata può bastare. Tanto più che non ci saranno “eventi” da organizzare, nuove opere da inaugurare, tagli del nastro o iniziative mirabolanti. Il primo passo - prevedono i dirigenti degli uffici capitolini pronti a passare le consegne - sarà l’accettazione dell’eredità con il beneficio dell’inventario. Aprire i cassetti, denunciare i danni causati dai predecessori. Congelare i bilanci e ripartire da zero. Un déjà vu.
Ma per fare questo, per scrivere l’epitaffio della gestione Marino, serve un personale politico che il M5S per il momento non ha. Da qui la scelta - si sussurra dietro le quinte - di puntare su tecnici di provata e assoluta trasparenza e credibilità. Una scelta obbligata ,che spiegherebbe i tanti rifiuti ricevuti dalla Raggi impossibilitata a garantire ai suoi assessori quella totale e incondizionata autonomia che a lei stessa non viene concessa. 
Per metterla in guardia da errori qualcuno ha detto alla sindaca «attenta potresti fare la fine di Pizzarotti». 

PIZZAROTTI
E ieri il sindaco di Parma, un dissidente della prima ora, le ha scritto su Facebook ricordandole che «la squadra è fondamentale, soprattutto quando i disastri da riparare sono delle dimensioni che tu hai davanti». Un invito ad avere coraggio. Chissà se la Raggi avrà apprezzato. 
 
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