Caso nomine, la difesa della Raggi: «Chiederà di essere interrogata»

(Foto di Cecilia Fabiano/Ag.Toiati)
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Martedì 4 Luglio 2017, 17:02 - Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 22:35

Il primo confronto con i giudici, una difesa del suo operato e della «sua integrità» come «servitore dello Stato» nel giorno in cui ottiene la revoca degli arresti domiciliari e torna in libertà. Raffaele Marra, l'ex braccio destro del sindaco di Roma, Virginia Raggi, per oltre due ore ha affrontato i giudici della II sezione penale e le domande del pm Barbara Zuin, nel processo che lo vede imputato per corruzione in concorso con l'imprenditore Sergio Scarpellini. Anche per quest'ultimo sono stati revocati i domiciliari. Disposti per entrambi l'obbligo di firma quotidiano e l'interdizione per un anno dai pubblici uffici, oltre al divieto di espatrio.

Marra «per 127 giorni detenuto in carcere» non si è mai sottoposto ad interrogatorio da parte dei pm, tranne quello davanti al gip subito dopo l'arresto nel dicembre scorso. «L'essere arrestato mi ha distrutto - ha affermato - mi ha devastato perché io sono sempre stato un servitore dello Stato». Marra ha spiegato che nel 2016 non voleva rientrare dall'aspettativa in cui si trovava da alcuni mesi ma «la Raggi mi chiedeva di darle una mano, mi hanno scongiurato di rientrare». Proprio il sindaco, nominato come testimone dai difensori di Marra, potrebbe essere ascoltato il prossimo 19 settembre e, come ha annunciato il suo legale, «risponderà a tutte le domande». Marra, parlando della vicenda giudiziaria, del presunto prestito di 367 mila euro fatto da Scarpellini, ha aggiunto: «quei soldi erano un prestito per mia moglie con gli assegni a me materialmente incassati. Il denaro sarebbe stato restituito, io ho fatto solo da mediatore e mi sono rivolto a un amico per avere quella cifra. Io sono una persona perbene, non sono un corrotto e spero che ciò emerga dal processo, non ho nulla da nascondere».

Prima di Marra era stata la volta dello stesso Scarpellini a rispondere alle domande del pm. «Per me Marra non avrebbe potuto fare nulla quando era al Comune di Roma - ha spiegato -. Non sapeva nulla dei miei rapporti professionali con il Campidoglio. Con lui c'era solo un rapporto di simpatia. Non sapevo che stava dalla Raggi l'ho appreso dai giornali». E ancora: «sono un imprenditore all'antica, mi è piaciuto sempre aiutare la gente, ho fatto prestiti a tanti, anche a Marra. Io non mi merito di stare qui, quando ho letto l'ordinanza cautelare sono diventato pazzo». Infine, per quanto riguarda le inchieste sulle nomine fatte in Campidoglio, il difensore del sindaco Raggi, l'avvocato Alessandro Mancori, ha annunciato che è intenzione del primo cittadino farsi interrogare dai pm proprio nei prossimi giorni. «È sua intenzione - ha detto il penalista - chiarire al meglio la nomina a capo della segreteria politica di Salvatore Romeo e quella a capo del dipartimento Turismo del Campidoglio, di Renato Marra fratello del suo ex braccio destro Raffaele».

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