Roma, caso rifiuti: alla Muraro consulenza pagata per un incarico inesistente

Roma, caso rifiuti: alla Muraro consulenza pagata per un incarico inesistente
di Michela Allegri e Valentina Errante
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Sabato 1 Ottobre 2016, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 12:26


ROMA Incarichi retrodatati o frazionati e parcelle d'oro per attività irrisorie. Emergono altri dettagli sui trucchi utilizzati dall'ex direttore generale Ama Giovanni Fiscon per favorire l'allora consulente Paola Muraro. Il reato di abuso di ufficio, ipotizzato in concorso, dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Paolo Ielo e dal pm Alberto Galanti, per l'attuale assessore all'Ambiente e l'ex manager, oggi imputato nel processo a Mafia capitale, si basa sullo stretto legame privato tra i due, che avrebbe spinto Fiscon ad agevolare la Muraro. Ma il dg non era l'unico, anche l'ex amministratore delegato della municipalizzata, Franco Panzironi, un altro imputato eccellente nel maxi processo alla cupola romana e già condannato a 5 anni e tre mesi per le assunzioni di parenti e amici in Ama, avrebbe favorito l'assessore.

LA RETRODATAZIONE
Le strane pratiche, all'interno dell'Ama, prevedevano anche gli incarichi a posteriori, cioè a cose fatte. È quanto, secondo i pm, sarebbe avvenuto nel 2013, quando Giovanni Fiscon finisce sotto processo insieme a Manlio Cerroni per avere utilizzato come deposito per l'indifferenziata l'impianto abusivo di Rocca Cencia e la Muraro si trova a incassare i soldi di una consulenza che non le era stata affidata. È la municipalizzata a riconoscere una parcella all'attuale assessore nell'ambito di quel procedimento. Sebbene non ci fosse un incarico ufficiale, l'a municipalizzata ammette il debito a posteriori.

È il successore di Fiscon, Alessandro Filippi, che arriva in Ama dopo l'arresto del direttore generale per Mafia capitale, a rivedere i contratti della Muraro e a negarle il pagamento di alcune fatture. Come quella che la consulente aveva emesso per un accesso agli atti, per conto di Fiscon, nel corso di un accertamento della Regione Lazio su Ama. Quella semplice attività, per la Muraro, valeva 25mila euro, Filippi non era d'accordo.
Perché a un contratto d'oro per il controllo dei tmb, nell'era Fiscon, l'esperta incassava decine di parcelle per altre attività collaterali che non erano specificate nell'incarico. È questa la ragione per cui Filippi cambia l'ingaggio, cercando di includere più voci possibile nel contratto principale e rifiutandosi di liquidare alcune fatture.
Non solo Fiscon, la procura indaga anche sui vantaggi che la Muraro avrebbe ottenuto grazie all'intervento di Franco Panzironi, ex ad Ama. Perché da presidente di Roma Multiservizi (controllata al 51 per cento da Ama) Panzironi avrebbe affidato proprio alla Muraro l'apertura di un impianto a Trento. I documenti, acquisiti dal Noe dei carabinieri, confermano il contenuto delle intercettazioni agli atti del processo a Mafia capitale e l'incarico dato da Panzironi alla Muraro per lo stabilimento. Conversazioni come quella del 24 ottobre del 2013, quando Panzironi contatta la Muraro e le chiede se ha incontrato il commissario che dovrebbe dare l'autorizzazione al sito, affidando all'imprenditore Alessandro Falez della Gemma i lavori. La Muraro conferma. Il 6 novembre 2013 un'altra intercettazione, scrivono i carabinieri del Ros: «Paola Muraro e Franco Panzironi parlano del progetto sull'impianto di trattamento rifiuti, Panzironi riferisce che sarà l'amministratore delegato della società che gestirà l'impianto e prospetta alla donna la possibilità di assumerla in qualità di tecnico all'interno della nascitura società».

LA REAZIONE
«Io vado avanti», commenta sicura Paola Muraro alle agenzie. Ma intanto la procura accelera e, prima di essere convocata nell'aula bunker a deporre per la difesa di Giovanni Fiscon, l'assessore all'Ambiente potrebbe essere chiamata in procura dai pm di Roma, per spiegare quali fossero i suoi rapporti con l'ex direttore generale Ama che le affidava le consulenze.