Note spese, Marino cambia versione: «A cena ero con altre persone»

Ignazio Marino
di Sara Menafra
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Lunedì 19 Ottobre 2015, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 08:18

E' una strada scivolosa, a rischio di ulteriori gaffe o inciampi, quella scelta dal quasi ex sindaco Marino: mantenere la linea iniziale, quella per la quale gli scontrini consegnati per giustificare le spese fatte, in particolare pranzi e cene, erano tutti a riscontro di iniziative istituzionali. Ma, per quelle contestate dai diretti interessati, darà una spiegazione alternativa che resti, comunque, negli stretti binari del lecito. Il tutto finirà in una memoria scritta da inviare alla procura di Roma.

LA COLLABORATRICE

Ieri pomeriggio, il quasi ex sindaco Ignazio Marino ha incontrato il suo avvocato, il professor Enzo Musco, per definire nel dettaglio la strategia difensiva.

Insieme hanno ripercorso tutte le cene, comprese le sette sospette di essere in realtà incontri personali che di istituzionale avevano poco o nulla. Per ognuna, ci sarebbe una spiegazione, è la tesi del sindaco. Persino per quella ormai arcinota del 27 luglio 2013. Quella a proposito della quale il proprietario del ristorante prescelto, la Taverna degli amici in piazza Margana, dice di ricordare con precisione millimetrica che a prenotare fosse passata nel pomeriggio la moglie del sindaco e che in ogni caso i due pasteggiarono con un Jermann vintage tunina, vino da 55 euro a bottiglia.

«Non posso entrare nei dettagli - spiega il professor Musco - ma posso dire fin d'ora che quel ristoratore si è sbagliato. La donna con cui era il sindaco era una sua collaboratrice e la cena serviva effettivamente a discutere una vicenda legata all'Organizzazione mondiale della sanità, i cui dettagli spiegheremo nella memoria». La somiglianza con la moglie dell'ex primo cittadino c'è, entrambe sono bionde, ma il sindaco si sarebbe detto in grado di documentare che quella sera la sua consorte aveva un altro impegno.

Il rischio scivolone resta dietro l'angolo: stando alla certificazione firmata da Marino o da qualcun altro al suo posto (che molto probabilmente era stato delegato a farlo) la cena di luglio doveva vedere al fianco del sindaco un rappresentante del World Healt Organization e non una collaboratrice di Marino con cui discutere del tema, anche se sia il sindaco sia il suo legale assicurano di essere in grado di chiarire anche questo aspetto.

SANTO STEFANO

Una spiegazione possibile ci sarebbe anche per la cena del 26 dicembre dello stesso anno, anche questa ampiamente discussa sui giornali. La sera di Santo Stefano, Marino va a cena all'«Antico Girarrosto Toscano» di via Campania, a Roma. Il ristorante è a due passi da via Veneto ma soprattutto a pochi metri dalla casa della madre di Marino, dove il sindaco va spesso. E i dipendenti del locale, interpellati, dichiarano ai giornali in più di un'occasione che quella col sindaco «Era una cena familiare» con «cinque o sei invitati». Il giustificativo di spesa parla invece di un incontro con la stampa per discutere di prossime iniziative istituzionali. Ora Marino sarebbe disposto a spiegare ai magistrati che sì, è vero, a quell'incontro la stampa non era presente. Ma c'erano comunque alcuni rappresentanti delle istituzioni, non era un incontro privato. La confusione tra i diversi incontri sarebbe stata fatta da chi, mesi e mesi dopo i fatti, ha preso gli scontrini consegnati dal chirurgo per accoppiarli con l'agenda istituzionale.

LE FIRME

La strada scelta, quella della nuova spiegazione sugli scontrini, è il secondo passo di una strategia che come punto di appoggio ha le firme sui giustificativi: «Non sono le mie» dirà l'ancora sindaco, rischiando di inguaiare i collaboratori che hanno lavorato con lui in questi anni e potrebbero essere coinvolti in un'inchiesta per falso ideologico. E in ogni caso, Marino dovrà superare la diffidenza della procura.

Davanti alla prima richiesta di incontro, inviata direttamente al procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, si è già sentito rispondere che prima andranno fatte le indagini e solo dopo gli inquirenti (il procuratore aggiunto Francesco Caporale e il pm Roberto Felici) sentiranno la sua versione dei fatti.

Questa settimana, nel frattempo, la Guardia di finanza consegnerà a piazzale Clodio la prima informativa sugli scontrini, comprensiva dei documenti provenienti da Unicredit che spiegano in quali circostanze, e per richiesta di chi, il plafond sia stato alzato da 10mila a 50mila euro mensili.