Roma, la faida interna dei 5 Stelle: spunta il dossier anti-De Vito

Roma, la faida interna dei 5 Stelle: spunta il dossier anti-De Vito
di Simone Canettieri
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Venerdì 1 Luglio 2016, 13:07 - Ultimo aggiornamento: 21:00
Veleni, accuse di dossier, pettegolezzi: è il clima che si respira nel M5S a pochi giorni dalla storica «presa» del Campidoglio. C'è già chi le chiama «bande». Da una parte quella di Marcello De Vito (candidato nel 2013 alla carica di sindaco e ora mister preferenze) espressione di Roberta Lombardi, fino a prima delle elezioni «regina grillina di Roma», e della senatrice Paola Taverna; dall'altra il «Raggio magico» e cioè «Virginia» e Daniele Frongia, con Alessandro Di Battista più defilato rispetto alla campagna elettorale. Come nelle migliori correnti della Dc la guerra è totale e senza esclusioni di colpi e mischia pubblico a personale. Gira, per esempio, un report (c'è chi lo chiama «dossier» nel M5S) contro Marcello De Vito. Una serie di documenti sull'attività professionale dell'avvocato che sarebbe dovuta uscire prima del voto per togliere a «Marcello» qualsiasi velleità di fare il vicesindaco.

LE CARTE
Queste carte sarebbero chiuse in un cassetto. Pronte a spuntare fuori. Un ricatto? «Può darsi», dicono alcuni grillini. E comunque potrebbe già essere pubblico oggi. E sarebbe un altro detonatore in un gruppo che non è ancora entrato come si deve in Comune ma già sembra essere pronto a esplodere. Altro aneddoto che gira in Campidoglio: questo dossier contro De Vito sarebbe la risposta a una mossa che le solite malelingue gli addebitano, aver spifferato a un giornale on-line il praticantato con lo studio Previti che la Raggi non aveva dichiarato nel curriculum. Un peccato non secondario, soprattutto per gli ortodossi del M5S, uscito guarda caso, il pomeriggio della votazione in rete per scegliere chi sarebbe stato il candidato del M5S in Campidoglio. Una mossa che mandò in ansia colei che sarebbe diventata «sindaca» al punto che fece chiamare le redazioni dei siti per mettere meglio la sua posizione, minacciando querele.

Lei lo chiamò «fango». Chi le stava e le sta tuttora molto vicino lo bollò come «fuoco amico». E questo clima di divisione si è respirato nonostante la cavalcata trionfale anche in campagna elettorale. Più volta la Raggi si è lamentata con i suoi di non aver un quartier generale, quello di Ostiense è arrivato solo all'ultimo tratto della corsa, e di non essere aiutata (dalla Lombardi) nella raccolta fondi.

Fin qui le voci dei dossier e i veleni. Poi c'è il gossip. Con reciproche attribuzione di relazioni sentimentali a questo e a quel candidato. Una roba da correnti della Prima repubblica, ma in formato molto molto mignon.