Marra, pressing sulla Raggi: facci leggere le chat

Raggi
di Simone Canettieri
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Martedì 10 Gennaio 2017, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 08:16

«Virginia, fuori le chat: vogliamo leggerle». I consiglieri pentastellati non mollano e tornano all'attacco: «Se vuoi governare così lo farai da sola: noi non ci stiamo». Al centro ci sono sempre le conversazioni, per ora coperte dagli omissis, che il «Raggio magico» si scambiava nella celebre chat dei «quattro amici al bar» su WhatsApp. Quella di ieri sera non è la prima volta che la maggioranza chiede conto di queste conversazioni tra Raffaele Marra, Daniele Frongia, Salvatore Romeo e Virginia Raggi.

IL PROCESSO
La prima inquisizione avvenne all'indomani dell'arresto del fedelissimo della grillina per corruzione. Un intero pomeriggio passato nella sede della Città metropolitana a interrogare Raggi e l'allora vicesindaco Frongia sul «perché di così tanto feeling digitale con uno che definisce un dipendente comunale come gli altri 23mila». Poi, però, l'inchiesta ha compiuto dei passati avanti. E sul contenuto delle chat è iniziata una vera e propria letteratura, così come sugli omissis che si trovano nelle carte della procura. Romeo, da ieri ritornato dietro alla sua scrivania di funzionario al dipartimento delle Partecipate, si augura che questi particolari non vengano resi noti. («Faccio un esempio: se io le scrivo in una chat che sono innamorato di lei, e poi viene pubblicato, la gente penserà che io e lei siamo amanti anche se non è vero», ha detto l'ex segretario politico della sindaca).

Frongia, ora assessore allo Sport, ha spiegato che «non ho cancellato alcuna conversazione: sono pronto a farle leggere agli inquirenti quando vogliono». Il problema è che una sbirciatina, e forse di più, vogliono darla anche i consiglieri di maggioranza, gran parte dei 29 pentastellati che sostengono l'amministrazione. E ieri sera, durante il primo vertice post natalizio prima di parlare di stadio, il battage è ripartito di nuovo. Con maggiore intensità con toni ultimativi quasi di questo tipo: o le chat o il Campidoglio. Il tribunale del popolo grillino contro la regina? Di sicuro, le richieste sono state pressanti: «Se non avete nulla da nascondere, ti chiediamo di poterle leggere, queste conversazioni, non di pubblicarle su Facebook, ma di poterle vedere noi, sì».

IL PARERE
La sindaca ha «registrato» la richiesta. Senza dare risposte definitive, ma difficilmente svelerà le chiacchierate dei «quattro amici al bar» che tanto stanno mandando in fibrillazione il M5S, dai vertici della Casaleggio all'ultimo dei consiglieri comunali. Gli stessi che in queste ore chiedono una presa di posizione «netta» di Raggi sulla costituzione di parte civile quando inizierà il processo al fedelissimo finito nei guai per corruzione.

Di sicuro, da dentro la pancia del Campidoglio, è in atto un tentativo di virata della barca. Lo ha spiegato proprio Paolo Berdini, assessore all'Urbanistica: «Con Luca Bergamo vicesindaco (al posto di Frongia-ndr) abbiamo spezzato il cerchio magico, è più simile a me per storia e così c'è maggiore equilibrio all'interno della squadra».

LO STOP
Ma rimane sempre l'ombra dei Marra il vero problema del Campidoglio. Ieri altra puntata, mentre il tribunale del Riesame confermava la detenzione per Raffaele, la sindaca dava il benservito a Renato, il fratello maggiore del dirigente, promosso a capo del dipartimento Turismo. «Una persona molto competente, sono soddisfatto del suo lavoro», aveva detto giorni fa l'assessore al Commercio Adriano Meloni. Salvo cadere in imbarazzo: prima ha fatto capire che gli era stato imposto a novembre perché non lo conosceva, poi ha rettificato spiegando il contrario.

IL PERSONAGGIO
Tre lauree, un passato nella Guardia di Finanza come il fratello, Renato Marra è stato fino a novembre il capo del Gruppo sicurezza sociale urbana (Gssu), secondo il curriculum sul sito del Campidoglio, poi il salto (da 20mila euro in più all'anno) al Turismo. Raggi nella memoria all'Anac ha dichiarato di aver deciso di promuoverlo in autonomia e senza alcun intervento del fratello. Ma l'Authority presieduta da Raffaele Cantone ha ravvisato comunque un «conflitto di interessi» e girato tutto alla procura. Così è partito il reset dell'amministrazione in autotutela per provare a schivare un altro filone d'inchiesta.