Il debito di Roma è blindato Comune obbligato a pagare

Il debito di Roma è blindato Comune obbligato a pagare
di Andrea Bassi
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Martedì 14 Giugno 2016, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 17:46
ROMA Non ripagare i vecchi debiti del Comune di Roma, un fardello che oggi ammonta a circa 13,6 miliardi di euro. L'eventualità l'ha prospettata il candidato a sindaco di Roma Virginia Raggi durante la trasmissione televisiva «In mezz'ora» su Rai3. In realtà la Raggi aveva già adombrato questa possibilità in un'altra intervista, rilasciata alla rivista MicroMega, nella quale si era detta pronta a rovesciare il tavolo nel caso in cui le banche non avessero voluto rinegoziare i mutui. Ma davvero è possibile non ripagare il debito pregresso di Roma? Sul tema si fa molta confusione. Il vecchio debito del Campidoglio, quello accumulato fino all'aprile del 2008, è stato tolto dal bilancio del Comune e collocato sotto il cappello dello Stato, in una gestione commissariale. Per pagarlo il Tesoro versa ogni anno al commissario straordinario, che attualmente è Silvia Scozzese, 500 milioni di euro l'anno. Di questi 500 milioni, 300 milioni vengono pagati da tutti i cittadini italiani attraverso un versamento dello stesso Tesoro. Gli altri 200 milioni sono a carico dei romani con un'addizionale Irpef dello 0,4% che si somma all'aliquota base dello 0,5%, portando il prelievo Irpef a Roma al livello più alto in Italia.

I VINCOLI
Il primo problema è che l'addizionale dello 0,4% è decisa per legge. Il Comune se vuole, potrebbe in teoria ridurre la sua componente dell'aliquota Irpef, ma deve comunque assicurare il versamento al Tesoro dei 200 milioni di sua competenza per ripagare i vecchi debiti. Se non lo fa, il Tesoro può in teoria trattenere i soldi dai trasferimenti statali a Roma. Inoltre, qualsiasi misura volta a ridurre le addizionali, spiega la legge 78 del 2010 che ha commissariato il debito, deve essere comunque approvata dal ministero dell'Economia. La gestione commissariale, del resto, fa capo allo Stato, non al Comune, sulla quale quest'ultimo non ha nessuna competenza. Anche la Cassa Depositi e Prestiti che è titolare di 1.491 mutui, e gli istituti di credito, che hanno altri 195 mutui relativi al debito pregresso, hanno la certezza che i pagamenti non potranno essere sospesi in nessun caso.
Dispongono, infatti, di quella che in gergo tecnico si chiama una «delegazione di pagamento», un impegno che in caso di inadempienza permette di prelevare direttamente i fondi dalle giacenze di tesoreria. La delegazione di pagamento non può essere revocata nemmeno con una legge dello Stato.

LE ALTERNATIVE
Dunque, tolta dal tavolo la pistola del non ripagare il debito, con le banche private restano poche cartucce da poter usare per rinegoziare i vecchi mutui. Decisione che, comunque, spetterebbe sempre al commissario di governo e non al sindaco. È vero, comunque, che rispetto ai tassi che oggi ci sono sul mercato, quelli pagati dal commissario sono elevati.

 
La maggior parte del debito è a tasso fisso con un costo medio del 5%. Siccome molti dei contratti di finanziamento sono con la Cassa Depositi e Prestiti, che è controllata dal governo, un tentativo potrebbe essere quello di provare una rinegoziazione con la banca pubblica. Anche qui, però, la strada non è tutta in discesa. La Cassa non può rinegoziare solo con il Comune di Roma. È obbligata ad applicare le stesse condizioni a tutti i Municipi ai quali ha prestato i soldi e per farlo ha comunque bisogno di una norma di legge. L'idea di ricontrattare con la Cdp i mutui, l'ha avanzata anche l'altro candidato, Roberto Giachetti. Ed il governo, in effetti, starebbe pensando ad una norma per permettere un allungamento delle scadenze alle città che hanno in essere mutui per somme superiori ai 250 milioni con la Cassa, in modo da liberare soldi per i nuovi sindaci. La decisione potrebbe essere recepita nel cosiddetto «decreto salva-Città», quello in preparazione per condonare le sanzioni a chi ha sforato il patto di stabilità interno. Non è detto, però, che il provvedimento arrivi prima dei ballottaggi.