Forza Italia a pezzi, Guido e la notte del sacrificio: «Decidi tu se devo lasciare»

Forza Italia a pezzi, Guido e la notte del sacrificio: «Decidi tu se devo lasciare»
di Simone Canettieri
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Giovedì 21 Aprile 2016, 10:29
ROMA - «Scusate, ora devo andare: mi ha chiamato Berlusconi». A metà pomeriggio Guido Bertolaso saluta tutti e lascia l'iniziativa organizzata ai Parioli da Annagrazia Calabria, responsabile delle donne di Forza Italia. Direzione Palazzo Grazioli. Insieme a lui Marcello Fiori, responsabile dei club «Forza Silvio» e soprattutto ombra motivatrice di «super Guido» in questa campagna elettorale nata male e forse finita come doveva finire. Tempo passato a schivare gaffe e sondaggi non proprio lusinghieri, gli affondi di Salvini e le cattiverie sibilline confidate ai cronisti dai forzisti critici: «E' il nostro Ignazio Marino». Una campagna elettorale comunque sia arrivata a un punto di svolta.
Ai Parioli, l'ex capo della Protezione civile ha condotto l'ennesimo comizietto (cento persone ad ascoltarlo) della giornata. Parole chiave: «Non mollo, vado avanti». E ancora: «Volete sapere come ho risolto la buca di viale Romania?». Una giornata surreale, passata da «Guido muro di gomma» - come lo chiamano con cattiveria dentro Forza Italia per sottolineare una certa resistenza agli attacchi - a cercare voti e stringere mani. La mattina a San Giovanni, al mercato via Sannio con i commercianti della zona, poi i giovani imprenditori azzurri e infine le donne del partito. Il tutto come se niente fosse, o quasi. Nonostante l'andazzo del borsino e le indiscrezioni fatte filtrare dai colonnelli azzurri. Gli stessi che in queste settimane sull'otto volante «non si sono mai fatti vedere al mio fianco», come si è sfogato Bertolaso a più riprese con l'ex Cavaliere.

LA TELEFONATA
Poteva essere l'ennesima giornata di indiscrezioni sul suo ritiro, smentite in serata dalla nota ufficiale di Berlusconi. Ma la telefonata delle 18 ha avuto un'altra suoneria. Subito capita dall'ex capo della Protezione civile: «Sono nella mani di Berlusconi, mi ha chiesto lui di candidarmi, ed è stato l'unico a difendermi, risponderò solo a lui. Io non sono un politico. E me ne vanto, sono diverso da tutti quanti». In questo sfogo del «dottor Guido» c'è un'altra considerazione lasciata cadere mentre guidava la sua smart direzione Palazzo Grazioli. «Contro di me c'è stato un accanimento incredibile, che non si riserva nemmeno ai peggior nemici». Un astio, leghista e melonista, ma anche in maniera strisciante molto forzista che il quasi ex candidato si è spiegato così: «E' la dimostrazione che davo e do tuttora veramente fastidio a questi. Sono l'unico in grado di risollevare la Capitale». Concetti ripetuti anche durante la giornata più lunga del manager esperto in calamità naturali: «Sono tranquillo, ho visto di peggio nella mia vita».

Chi gli ha parlato prima che varcasse il cancello della residenza romana di Berlusconi ha raccolto concetti di questo tipo: voglio bene a Silvio, non mi importa di cosa scriveranno i giornali domani, vediamo come va a finire. «Sono nelle tue mani». Un'immagine che fa molto il paio con quella dell'agnello sacrificale. A Bertolaso è stato comunque garantito che se vorrà e soprattutto se l'esperimento vedrà la luce avrà comunque un posto nel listone del centrodestra, «il nuovo Pdl alla romana». D'altronde per blandirlo e convincerlo a fare un passo indietro nei giorni scorsi gli sono stati offerti posti da «prosindaco», cioè vice, ma anche da city manager, cioè da super tecnico a cui affidare la complicata macchina amministrativa del Campidoglio. «Guido non è sul mercato», ha sempre ripetuto il sodale Marcello Fiori, angelo custode di questa campagna. Nella quale il candidato sindaco ha dato il meglio di sé: prima «i rom vessati» (ira di Salvini), poi «i complimenti al sindaco Rutelli» (rabbia generale) e infine il consiglio ostetrico non richiesto alla Meloni («E' meglio che faccia la mamma»). Un trend che non si è mai interrotto culminato con «mia moglie voterebbe Giachetti». Chissà se voterà Meloni.