Colomban: «Roma, servono anni per farla ripartire. Dialogo col governo»

Colomban: «Roma, servono anni per farla ripartire. Dialogo col governo»
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 28 Dicembre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 15:14

Per migliorare Roma serviranno anni, non mesi. E al Comune di Roma serve subito un codice etico». Massimo Colomban, 67 anni, imprenditore di successo apprezzato anche da Grillo e Casaleggio che gli hanno chiesto un impegno per aiutare la Raggi sul fronte della riorganizzazione delle partecipate, ripete: «Apprezzo e amo sempre di più Roma come Capitale della nostra storia e cultura: un po’ meno come rispetto dell’ordine e delle regole che, tutti insieme, dovremmo iniziare ad applicare se vogliamo che migliorino i servizi e la pulizia». Avverte: «Manterrò sempre aperto il dialogo con il governo del Paese ed i suoi ministri o referenti; lo sfascio della Capitale sarebbe lo sfascio del Paese e di chi lo governa».

Tutti attendono risultati dal suo lavoro. Come vuole riformare la galassia delle partecipate?
«Marchionne non ha impiegato poco a risanare ed a rilanciare la Fiat. La task force che abbiamo istituito, guidata dall’ingegner Simioni e composta dagli uomini del mio staff, si sta rafforzando settimana dopo settimana, ma abbiamo bisogno ancora di tempo. Si tratta di esperti di monitoraggio, controllo e verifica amministrativa e dei bilanci, nonché di riorganizzazione aziendale».

Il piano di rientro impone l’alienazione delle partecipate di secondo livello.
«Sei società sono in fase di liquidazione nei prossimi mesi, stiamo analizzando accorpamenti e riorganizzazioni nelle quali valorizzeremo le professionalità e ricollocheremo il personale in eccesso all’interno delle società del gruppo».

Atac è a un passo dal default. Le prime tre mosse per salvarla? Sono possibili collaborazioni con i privati o con Ferrovie?
«Domande premature: prima dobbiamo analizzare, poi fare un piano industriale. Le fasi emergenziali purtroppo sono molte e non solo in Atac: un’eredità non degli ultimi mesi ma bensì degli ultimi anni».

Roma è una città sporca. Cosa farete per migliorare il servizio di Ama? Sono possibili esternalizzazioni del servizio di pulizia?
«In Ama purtroppo si sono persi dei mesi nella riorganizzazione, ma non mi risulta che il servizio sia peggiorato. Dobbiamo considerare per Ama, come per Atac, che Roma è 15 volte più estesa di Milano e le migliaia di chilometri di strade impongono tempi di percorrenza e mezzi adeguati. Mezzi che non ci sono poiché le precedenti amministrazioni, negli ultimi 5-10 anni, hanno speso in stipendi e salari. Eredità pesante alla quale intendiamo porre rimedio: purtroppo non ci vorranno mesi ma bensì anni per vedere cambiamenti tangibili».

Avevate promesso il piano impianti di Ama entro il 31 dicembre. Per quanti anni Roma dovrà continuare a portare rifiuti in altre regioni?
«Per risponderle dobbiamo terminare l’analisi, il monitoraggio ed il dialogo con le altre partecipate, inclusa Acea; emergeranno anche nello smaltimento dei rifiuti potenziali sinergie e condivisioni che porteranno efficienza e risparmi oltre che un miglioramento dei servizi ai cittadini. Lo stesso dicasi fra Atac ed Ama dove alcune sinergie sono già allo studio».

Tutti i 23 mila dipendenti del Comune di Roma lavorano quanto dovrebbero?
«Sono convinto, come in tutte le altre società private e pubbliche che ho ristrutturato senza licenziare, che tutti i lavoratori veri ed onesti lavoreranno meglio se sono organizzati e motivati, se gli vengono dati strumenti e obbiettivi, e se vengono premiati i più meritevoli secondo una sana meritocrazia. Spero di trovare sindacati e Movimento dalla nostra parte».

E la riorganizzazione della macchina comunale?
«Non intendiamo stravolgere nulla all’inizio, ma con la collaborazione dei dipendenti intendiamo aumentare l’efficienza».

Perché ha rinunciato all’incarico di vicesindaco? Temeva la conta nella votazione tra i consiglieri comunali?
«Non ho assolutamente timore dei consiglieri con i quali ho instaurato un buon rapporto di fiducia reciproca, ma non sono né un politico, né un romano e quindi quel ruolo spetta ad un rappresentante politico. Toccava alla sindaca e al consiglio decidere e hanno scelto bene».

Lei è l’uomo della Casaleggio in giunta?
«Mi ha cercato la sindaca e poi, a fronte delle mie perplessità ad accettare l’incarico, ho avuto anche telefonate dai vertici del Movimento. Oltretutto non vedo nulla di scandaloso se il Movimento aiuta la sindaca nelle scelte individuando le persone più qualificate nei vari ruoli».

Com’è il rapporto tra lei e la Raggi? Che idea si è fatto del caso Marra?
«Con la sindaca Raggi il rapporto è buono anche se la differenza di età e di esperienza ci porta qualche volta ad analizzare diversamente situazioni ed azioni. Il caso Marra mi rivela che non basta avere fiducia nelle persone, ma bisogna giornalmente misurarle sui fatti con la necessaria attenzione. Ho proposto già al mio arrivo un codice etico, di integrità morale, ferreo, che era stato rallentato nella sua applicazione proprio da quella burocrazia che trova sempre un motivo e un cavillo per non attuarlo».

In cosa consisterebbe?
«Leggi e regole anticorruzione, contro i conflitti di interesse e per l’integrità morale in tutti gli atti pubblici, sono una necessità imprescindibile per lo Stato, e quindi per tutti i Comuni, Province, Regioni ed Enti partecipate. Compresa naturalmente Roma Capitale. Chi si macchia di questi reati dovrebbe non solo restituire il maltolto ma essere interdetto a vita dalla cosa pubblica. Oggi c’è un tale “ginepraio” di leggi ed interpretazioni anche su questi aspetti che lasciano i colpevoli spesso impuniti».

Dopo la bocciatura del bilancio da parte dei revisori pensa che sia giusto fare autocritica?
«Non posso e non voglio giudicare, ho però l’impressione che anche queste note dell’Oref siano una delle tante battaglie, o cavilli, contro il Movimento ai danni del Comune e quindi dei cittadini romani».

Da imprenditore veneto paracadutato a Roma, quali sono i difetti di questa città?
«Tutti siamo pieni di difetti, anche le nostre città al Nord lo sono, e sarebbe troppo facile elencarne una sfilza. Non dimentichiamo però che Roma ha un territorio molto più esteso delle città del Nord che sono più concentrate e quindi più razionali da servire, soprattutto come trasporti e rifiuti. Hanno lasciato Atac ed Ama con mezzi obsoleti e inadeguati, il 30% almeno sarebbero da rottamare e li dobbiamo invece usare con costi di riparazione e di manutenzione elevati. I rifiuti per abitante in Roma sono del 30% superiori sia a Milano che a Torino. Compareremo ed esamineremo tutti questi fattori, predisporremo delle misure e correzioni per riportare anche a Roma uno standard di servizi che sia degno della Capitale; ma per fare questo ci serviranno risorse e del tempo che non si misurerà in mesi ma bensì, come detto, in anni».

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