Caso Muraro, nell'impianto bruciati materiali pericolosi

Caso Muraro, nell'impianto bruciati materiali pericolosi
di Michela Allegri e Valentina Errante
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Domenica 28 Agosto 2016, 10:17 - Ultimo aggiornamento: 16:39

Materiale non a norma, pericoloso, commercializzato come combustibile da destinare agli impianti di termovalorizzazione e smaltito a Colleferro, un piccolo comune in provincia di Roma. Un meccanismo illecito che assicurava risparmi enormi a chi fingeva di occuparsi del trattamento dei rifiuti e invece metteva a rischio la salute dei residenti, condannati a respirare i fumi derivanti dalla combustione di sostanze inquinati. È scritto negli atti di un'inchiesta della procura di Velletri, ora arrivata per competenza a Roma. Documenti che il pm Alberto Galanti, titolare del maxi fascicolo sull'emergenza capitolina, ha chiesto di acquisire con urgenza. Perché tra le due indagini c'è un nesso: le verifiche sull'impianto di Trattamento meccanico biologico della municipalizzata romana dei rifiuti, con sede in via Salaria. Lo stesso stabilimento in cui l'attuale assessore all'Ambiente della giunta Raggi, Paola Muraro, ha lavorato come consulente dal 2004 al 2016 e che, da qualche mese, è nel mirino degli inquirenti.

 

LE IRREGOLARITÀ
Il sospetto è che il Tmb, finito sotto la lente della Procura insieme all'impianto gemello di Rocca Cencia e a due stabilimenti situati a Malagrotta, abbia smaltito meno rispetto a quanto prescritto e, soprattutto, abbia prodotto scarti non a norma. La Procura indaga per associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, frode e truffa. E adesso dagli atti dell'inchiesta di Velletri emerge che le irregolarità nel Tmb in via Salaria sarebbero andate avanti almeno dal 2008, quando sarebbero avvenuti i fatti contestati. Ventisei persone sono accusate di aver falsificato documenti, alterato codici, e aver risparmiato illecitamente milioni di euro. Su richiesta dell'avvocato Salvatore Sciullo, difensore di uno degli imputati, il procedimento è stato trasferito per competenza a Roma. L'udienza preliminare è prevista in ottobre. A rischiare il processo sono l'ex direttore tecnico degli impianti di Colleferro, la responsabile della gestione dei rifiuti, e anche alcuni funzionari dell'Ama, in relazione al materiale non a norma prodotto in via Salaria. In sostanza, gli indagati avrebbero ceduto scarti usciti dai Tmb classificandoli come Cdr - combustibile da rifiuto - non tossico e riutilizzabile, mentre in realtà si sarebbe trattato di materiali «privi delle caratteristiche di legge e accompagnati con certificazioni false», come si legge nel capo d'imputazione. Tutto veniva poi bruciato nei due termovalorizzatori di Colleferro. Ora, la Procura ha deciso di ricontrollare gli atti per dimostrare che le recenti anomalie riscontrate negli impianti romani sono risalenti nel tempo.

ALTRI FILONI
Quello dei Tmb non è l'unico fronte battuto dagli inquirenti. I pm indagano anche sul tritovagliatore di Rocca Cencia, inutilizzato da marzo e di proprietà del re delle discariche laziali, Manlio Cerroni, che è già a processo ed è stato iscritto sul registro degli indagati pure nel nuovo fascicolo. Lo stabilimento è stato motivo di scontro tra la Muraro e l'ex presidente dell'Ama, Daniele Fortini. La prima avrebbe voluto riaccendere il tritovagliatore, il secondo, invece, ha votato per la chiusura dell'impianto, visto che era al centro di un'inchiesta. Inchiesta che, oltretutto, potrebbe coinvolgere la Muraro, visto che la Procura indaga anche sui rapporti che avrebbe avuto con Cerroni durante l'incarico di consulente per l'Ama, un ruolo rivestito per 12 anni e finito, anche questo, al vaglio degli inquirenti.